GLI EQUIVOCI DELLA QUESTIONE ROM Con le Ferrari ma in attesa del buono-casa - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

GLI EQUIVOCI DELLA QUESTIONE ROM
Con le Ferrari ma in attesa del buono-casa

L’ultima mini-proroga, varata all’inizio di luglio, ha fissato per il 30 settembre la chiusura definitiva del campo. E la scadenza va rispettata, anche perché l’insediamento è già finito sotto la lente dell’Autorità Anticorruzione

 Possiamo fare finta di crederci, ma la questione Rom sembra essere tutta un grosso equivoco. Per di più gestito da dilettanti senza neppure quel forte connotato ideologico che orientava le giunte capitoline di sinistra. Da un lato si registrano gesta eclatanti di malavita della parte “attiva” dei campi rom, senza una replica adeguata delle forze dell’ordine, dello Stato, dall’altra la missione nei campi romani da parte della commissione parlamentare ha evidenziato disastri, illegalità, incongruenze. Ma la Giunta Raggi procede (spedita?) nella sua operazione “famiglie rom come nel mulino bianco della pubblicità. In pieno agosto è scattata la caccia ai finti poveri che abitano nelle baraccopoli istituzionali che il Campidoglio vuole chiudere liquidando un buono affitto ai residenti a basso reddito. Quelli che sbeffeggiano le pattuglie di vigili poste a guardia degli insediamenti. Una lista di 250 nomi è stata spedita pochi giorni fa alla Guardia di Finanza dalla Polizia locale di Roma. Sono i primi residenti dei campi rom su cui si concentreranno le indagini patrimoniali delle Fiamme Gialle. Si cercherà così di capire chi ha diritto all’assistenza comunale e chi invece non ha titoli per incassare l’assegno mensile da 800 euro ipotizzato dai Cinquestelle. Ma fino ad ora nessuno ha pensato sul serio di verificare se quelle macchine lussuose parcheggiate in mezzo alle immondizie corrispondono a un reddito o sono rubate? Come mai la polizia non passa le giornate a ripristinare l’ordine in quei luoghi di follia? Asetticamente le vispe terese della Giunta si rendono conto che i tempi sono stretti per gli obiettivi previsti: entro il 30 settembre va smantellato il Camping River, l’insediamento sulla Tiberina, periferia Nord della Capitale, che ospita 430 nomadi, come ha accertato il censimento realizzato a marzo dalla Municipale. Per questo il Campidoglio ha chiesto agli uomini della Gdf di avviare gli accertamenti sugli ospiti adulti del campo.
Si ipotizza una partenza a razzo degli uffici preposti, quegli stessi uffici che impiegano mesi per liquidare le pratiche dei cittadini normali. I benefit previsti dal piano Rom targato M5S non possono essere destinati a chi è proprietario di immobili in Italia e all’estero per questo saranno necessarie anche verifiche catastali così come chi risulta intestatario di «beni mobili di lusso», a partire dalle super-car che non di rado sfrecciano accanto a container e roulotte. Tagliato fuori anche chi è titolare di conti correnti con depositi superiori ai 10mila euro e anche chi ha già ricevuto un alloggio popolare. I limiti di reddito, fissati dal capitolato di gara del piano, sono di 10mila euro l’anno per ogni nucleo familiare. Le verifiche patrimoniali dovrebbero chiudersi entro fine mese, poi il 28 agosto è in programma un vertice in Campidoglio tra i rappresentanti della Polizia locale e i dirigenti del dipartimento Politiche sociali per definire i tempi di chiusura della baraccopoli di via della Tenuta Piccirilli, incastonata tra Settebagni e il cimitero Flaminio, nata dopo lo smembramento del campo abusivo più grande d’Europa, il Casilino 900.
L’ultima mini-proroga, varata all’inizio di luglio, ha fissato per il 30 settembre la chiusura definitiva del campo. E la scadenza va rispettata, anche perché l’insediamento è già finito sotto la lente dell’Autorità Anticorruzione. Il paradosso dei paradossi è che il Comune ha pensato anche di incentivare i residenti dei campi a traslocare senza troppe proteste: c’è il «contributo economico per il sostegno dell’inclusione abitativa». Il cosiddetto buono affitto destinato ai rom che vivono in «nuclei familiari in condizioni di fragilità». Il bando collegato al piano nomadi prevede l’erogazione, per un massimo di due anni, «di una somma mensile massima di 800 euro» per famiglia. Il bonus servirà al «pagamento di una parte del canone di locazione», che dovrà comunque essere «regolarmente stipulato e prodotto dallo stesso beneficiario» del contributo; aiuterà i rom anche a pagare le rate di condominio e bollette varie, come i cedolini «per le utenze elettriche, idriche, gas» e per saldare la tassa sui rifiuti. Per convincere i proprietari degli immobili a cedere in locazione gli appartamenti, il Comune è disponibile anche a sborsare una somma una tantum per il deposito cauzionale. Per finanziare il piano rom il Campidoglio ha messo sul piatto 3,8 milioni di euro, quasi tutti fondi dell’Unione Europea. Lo smantellamento del Camping River servirà come banco di prova per gli altri due insediamenti inseriti nell’operazione: i campi della Monachina e della Barbuta, che dovrebbero chiudere entro dicembre del 2018. Inutile sottolinearlo, ci sono decine e decine di migliaia di romani che vivono in condizioni disperate da tempo e che non hanno alcuna delle attenzioni destinate agli ospiti rom. Qualcuno dovrà spiegarlo agli elettori.

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Una risposta a GLI EQUIVOCI DELLA QUESTIONE ROM
Con le Ferrari ma in attesa del buono-casa

  1. Jagermeister 24 agosto 2017 a 19:43

    Ci vuole un folle per affittare casa a dei rom che vengono da un campo solo perché hanno il bonus di 800 euro, e quanto quei soldi (unatantum?) saranno finiti, come pagheranno?

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