PD: In tribunale contro il regolamento Raggi su accesso atti, è bavaglio - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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PD: In tribunale contro il regolamento Raggi su accesso atti, è bavaglio

Sabrina Alfonsi

Sabrina Alfonsi

La proposta di nuovo regolamento per l’accesso agli atti di Roma Capitale predisposta dal Campidoglio guidato dal M5S ‘pregiudica a stampa e amministratori le possibilita’ di informare i cittadini e di controllare e verificare l’operato del governo cittadino’, contrastando con il principio di semplificazione ‘perche’ si passa da 22 a 42 articoli’, con quello della trasparenza ‘perche’ ci sono pericolosi accenni al ‘potenziale uso strumentale’ degli atti’, e limitando la possibilita’ di accesso ai dati ‘aprendo la strada alla interpretazione discrezionale dei responsabili del procedimento autorizzatorio e quindi al rifiuto delle richieste’. Il gruppo del Partito democratico in Assemblea capitolina passa all’attacco contro la ‘delibera bavaglio’ della Giunta Raggi e minaccia di ricorrere a Tribunale e Prefettura, con una conferenza stampa ad hoc nella sede dei gruppi consiliari di via del Tritone insieme ai propri consiglieri municipali, alla presidente del I Municipio, Sabrina Alfonsi e al segretario romano del Pd, Andrea Casu. Come ha spiegato il capogruppo dem in Campidoglio, Michela Di Biase, ‘abbiamo convocato questa conferenza stampa per denunciare delle forti anomalie all’interno del Regolamento per il diritto all’accesso a documento, dati e informazioni presentato dalla Giunta Raggi nel mese di agosto. Qualche ora fa c’e’ stato un incontro tra l’assessore Marzano e la Fnsi in cui si e’ parlato di spirito costruttivo, noi siamo qui si’ per evidenziare le contraddizioni per quello che riguarda la stampa, ma siamo anche molto preoccupati per il ruolo e i diritti stessi del consigliere che nella piena attuazione del suo mandato ha il diritto e direi anche il dovere di poter accedere a tutti gli atti dell’amministrazione in pieno spirito di trasparenza e collaborazione’

Il primo punto, ha sottolineato Di Biase, ‘e’ che il Comune di Roma non aveva alcuna necessita’ di dotarsi di questo regolamento, perche’ rischia solo di sovrapporsi alle scelte del legislatore visto che e’ stato da poco approvato il Foia e sulla questione e’ intervenuto anche il ministro Madia: se abbiamo da un lato una semplificazione a livello nazionale, dall’altra a livello locale vediamo una restrizione. Invece di una piu’ semplice applicazione delle norme qui e’ tutto l’opposto, si presenta un regolamento di 30 pagine e si passa dai precedenti 22 articoli agli attuali 42 alla faccia della semplificazione, complicando la vita agli amministratori locali’. Per la capogruppo ‘ci sono alcune cose particolarmente serie e rischiose, a partire dall’articolo 33 sui ‘casi generali di inammissibilita’ agli atti’, dove avviene una cosa molto grave: al comma 5 vengono ampliate le tipologie di richieste che possono essere derubricate, inventando categorie non contenute nella legge ne’ nelle disposizioni dell’Anac. All’articolo 40 comma 2 poi, si dice che le richieste di accesso agli atti degli amministratori non possono essere generiche e di ingiustificato aggravio per gli uffici, quindi si rimette tutto a una valutazione di carattere politico da parte del dirigente. Il regolamento di prima diceva che ‘gli uffici devono agevolare l’accesso agli atti’, ora si dice che l’accesso non puo’ interferire con il buon andamento dell’amministrazione. In merito all’articolo 39, giustamente chiamato bavaglio alla stampa, il primo comma riproduce la disposizione della circolare Madia, ma il comma 2 fa un preciso richiamo alla responsabilita’ del dirigente per il danno d’immagine, una specifica totalmente inutile che e’ chiaramente un freno per i dirigenti e quindi anche per gli amministratori locali, che utilizzano l’accesso agli atti proprio per garantire la chiarezza e la trasparenza

Per Di Biase, insomma, ‘siamo riusciti nel capolavoro, un documento che parla di semplificazione ma che e’ molto piu’ corposo del precedente complicando la situazione, inserisce categorie non specificate dalla legge ne’ da Anac e quindi non si capisce se il mandato di Marzano e degli uffici sia stato quello di complicare la gia’ difficilissima situazione del Comune di Roma. Su questo regolamento daremo battaglia, ieri e’ stata sconvocata la commissione dove si doveva discutere del testo perche’ c’e’ paura del confromto politico con l’opposizione, ora aspettiamo che l’atto arrivi in commissione e poi siamo pronti alla battaglia in Assemblea capitolina. Il M5S, Grillo e Casaleggio magari sono abituati a mettere il bavaglio ai propri consiglieri comunali, ma di certo non lo metteranno al Partito democratico’. Secondo Casu ‘su questo tema c’e’ stata una reazione immediata da parte di tutte le forze democratiche della citta’, perche’ limitare l’accesso agli atti della citta’ significa limitare le funzioni di indirizzo e controllo propri degli amministratori locali. Sulla partita della trasparenza si gioca non soltanto una partita democratica ma anche economica, perche’ legata al miglior impiego delle risorse e allo sviluppo della citta’. Il M5S, dopo aver promesso di rendere Roma Capitale una casa di vetro, mentre la normativa nazionale va verso la maggiore trasparenza e accessibilita’ degli atti pubblici porta il Comune in una direzione diversa. Se Roma fosse stata parte di questo percorso avviato dalla normativa nazionale col Foia e le direttive Anac, noi saremmo stati al fianco della sindaca Raggi e dell’assessora Marzano. Roma Capitale, invece, rischia di diventare una montagna di carte’. Ad esempio, ha sottolineato il segretario dem, ‘abbiamo denunciato ad agosto che chi vuole occuparsi volontariamente di un’area verde della citta’ ora deve riempire carte e moduli. Questo problema, pero’, lo abbiamo rilevato sin dall’inizio con la Giunta a Cinque Stelle. Un anno fa in IV Municipio si era verificato un problema analogo. Nel momento in cui la parte politica infine carica la dirigenza comunale, come fa questo regolamento, della responsabilita’ di salvaguardare l’immagine della Capitale, abbiamo un’ingerenza impropria da parte dell’amministrazione sulla funzione amministrativa, il che e’ grave e va segnalato e impedito. Il Pd non lo permettera”

Anche per la minisindaca Alfonsi ‘quest’atto non era e non e’ una priorita’ della citta’. A livello nazionale si stanno gia’ facendo passi avanti, bastava rispettare le norme di livello superiore e purtroppo invece questa e’ la priorita’ del M5S, e lo dimostra che hanno fatto questo regolamento prima di quello della Polizia locale. Allo stesso modo stanno trattando la revisione del sito di Roma Capitale, dove i Municipi non potranno piu’ comunicare se non attraverso l’ufficio stampa della sindaca: stanno modificando la trasparenza del Campidoglio come quella del M5S. Qui noi abbiamo due elementi: la stampa da una parte e gli amministratori dall’altra, ma abbiamo soprattutto la limitazione dell’informazione ai cittadini. Loro usano la cosa pubblica come usano il loro Movimento, questa e’ la cosa politicamente piu’ grave’. Per il consigliere capitolino del Pd, Marco Palumbo, ‘un’amministrazione che avrebbe dovuto fare della trasparenza un fiore all’occhiello e’ tornata indietro di diverse decine di anni. Questa vicenda scarica un peso ulteriore sui dirigenti dell’amministrazione comunale, perche’ oltre a tutte le difficolta’ burocratiche che portano gia’ i dirigenti a un rallentamento della loro attivita’, questo diventa un ulteriore elemento di rallentamento se non di fermo totale. Anche dal sindacato dei dirigenti credo che dovremo aspettarci un intervento’. Secondo Palumbo ‘e’ una vicenda che fa il paio con la nomina del nuovo garante dell’Autorita’ dei servizi pubblici, dove hanno ridotto il Cda da tre membri a un solo membro con la giustificazione della riduzione dei costi, nominando amministratore unico della societa’ che dovrebbe verificare il funzionamento delle partecipate un militante del M5S. Se l’amministrazione proseguira’ con l’intenzione di approvare quest’anno atto lavoreremo anche con altri strumenti, perche’ ci sono non solo i tribunali ma anche il prefetto. L’assessore Marzano dice che la sua storia parla da se’, io dico che anche il presente parla- ha concluso il consigliere dem- e credo anche che parli da solo il fatto che l’assessore ci abbia messo un mese per pubblicare sul sito dell’amministrazione un atto approvato il 4 agosto’

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