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Dermatiti, aumento esponenziale a causa di inquinanti ambientali, cosmetici e bijoux

Antonio Cristaudo

Antonio Cristaudo

Dermatiti atopiche ed eczemi rappresentano il 19% delle patologie dermatologiche in medicina generale e il 30% delle patologie che giungono all’osservazione del dermatologo territoriale. Sono i dati diffusi al 56mo Congresso ADOI da poco concluso a Roma: “il contatto con allergeni ed irritanti ha aumentato l’incidenza di dermatiti ed eczemi” spiega il Professor Antonio Cristaudo, uno dei Presidenti del Congresso “si tratta di patologie fortemente invalidanti che incidono anche sulla sfera emozionale e relazionale dei pazienti. Ritardi nella diagnosi e la mancata afferenza a centri specialistici qualificati inoltre sono fattori che rischiano di cronicizzare la malattia, aumentare il rischio di effetti collaterali e accrescere i costi di gestione.

Le dermatiti da contatto ad esempio vedono nell’ambiente circostante una minaccia costante. Con una prevalenza stimata tra l’1 e il 6% destinata ad aumentare a causa della continua immissione nell’ambiente e sul mercato di nuove molecole non sempre testate a livello cutaneo. Come il nichel che è responsabile di dermatiti allergiche da contatto in circa 1-3% degli uomini e sino al 15%, nelle donne, provocate principalmente dal contatto con oggetti di bigiotteria.

Fra le dermatiti da contatto un ruolo importante spetta alle forme “professionali” che in Italia rappresenta il 29% delle patologie professionali denunciate nel settore dell’industria e dei servizi. Recenti analisi condotte dall’UE attestano che l’eczema professionale ha un costo stimato di circa 600 milioni di euro l’anno a causa dei circa 3 milioni di giorni di lavoro persi.

Le dermatiti atopiche, prevalente in età infantile. Una malattia dal profilo socio-economico spiccato in quanto si presenta maggiormente nei paesi industrializzati e nelle città, nei soggetti ‘emigrati’ verso zone e paesi a concentrazione industriale e nelle classi sociali più agiate. Ha un impatto notevole sulla qualità della vita, in particolare quando è presente in età adulta e nella forma moderata/grave: il prurito persistente, l’insonnia, e il decorso cronico-recidivante vengono riferiti come un lungo calvario. Interrogati in più ricerche (iv) i pazienti hanno riferito prurito nell’86% dei casi vissuto ogni giorno, il 77% insieme a dolore mentre nel 61% dei soggetti è stato riferito come insopportabile. L’alterazione della vita quotidiana è testimoniata dal 90% dei pazienti che riferisce di rinunciare ad attività quotidiane, il 43% che manifesta disagio e preoccupazione all’idea di mostrarsi in pubblico e il 56% che si dichiara in estremo imbarazzo in presenza di sconosciuti. Dati che rendono necessari l’utilizzo, in queste forme moderato-gravi, l’utilizzo di farmaci più efficaci, già presenti in altri paesi.

Come sottolinea la Professoressa Ornella De Pità, Co-Presidente del 56mo Congresso ADOI: “alle dermatiti possiamo aggiungere l’orticaria, logorante e troppo spesso sottovalutata. Ne è un esempiol’orticaria cronica spontanea (Csu) , un forma insidiosa le cui cause sono sconosciute  nel 45-50 % dei casi e che colpisce l’1% delle persone nel mondo. Una forma di orticaria imprevedibile e debilitante, caratterizzata da prurito cronico e pomfi. Presenta una insorgenza spontanea ed una durata di oltre sei settimane. Può essere associata a gonfiore degli strati più profondi della pelle: in questo caso si parla di angioedema.

Una forma più grave è quella autoimmune che presenta autoanticorpi contro il recettore ad alta affinità per le IgE e si manifesta in modo più aggressivo e necessita di terapie più complesse. Si manifesta con sintomi imprevedibili, anche a causa del coinvolgimento del sistema immunitario con fattori aggravanti quali stress, stanchezza e presenza di infezioni.

NUOVE SPERANZE DALLA TERAPIA BIOLOGICA –  Sul fronte della terapia un farmaco biotecnologico, apre buone prospettive per tutte quelle persone con Orticaria cronica, che non hanno risposto alle dosi autorizzate di antistaminici H1 di ultima generazione che rappresentano la terapia iniziale e che si possono somministrare, secondo le linee guida internazionali fino a 4 volte il dosaggio ordinario.  Il nuovo trattamento a disposizione dei pazienti si chiama omalizumab, una terapia mirata, che legandosi alle immunoglobuline E (IgE) è in grado di ridurre le reazioni cutanee indotte da istamina e di migliorare in modo significativo prurito, pomfi e qualità della vita dei pazienti.

PSORIASI – Con il 2,8% di prevalenza nella popolazione italiana, la malattia delle macchie squamose e le sue altre forme interessano circa 1 milione e mezzo di italiani. L’interessante evidenza sottolineata al Congresso ADOI è l’esistenza di due fasce di età in cui si verificano i principali picchi di insorgenza: tra i 15 e i 20 e tra i 55 e i 60 anni. Ma l’andamento tende sempre alla cronicità con una assistenza a lungo termine e ad una spesa sanitaria prolungata nel tempo “l’avvento dei farmaci biologici ha in parte invertito questa tendenza permettendo ratei di remissione prolungati nel tempo e una efficacia sino al 90 e 100% di pulizia della pelle” spiega il Professor Francesco Cusano, presidente incoming ADOI,  “si tratta ancora però di una malattia sottovalutata: molti pazienti non sanno a chi rivolgersi, fanno tentativi di autocura e arrivano tardi all’osservazione del dermatologo.   Eppure se non trattata la patologia si associa a numerose comorbidità (problemi cardiovascolari, metabolici, articolari) e ad un forte disagio psicologico e sociale che rende necessaria una presa in carico globale e multi specialistica.

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