Perché la ristorazione romana va a fondo senza reagire - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Perché la ristorazione romana va a fondo senza reagire

ristorazioneCredo che ogni Sindaco abbia un debito con la ristorazione romana, che con la difesa e la divulgazione dell’enogastronomia tradizionale, ha costituito e costituisce ancora la parte buona dell’immagine della città, nonché un forte richiamo del turismo.Una dissennata gestione ha ucciso il fascino di via Veneto e ora con altrettanta dissennata voglia di cambiamento si uccidono il richiamo turistico e la romantica pausa di un pranzo o di una cena tra le più belle e interessanti architetture del mondo.
La città senza una ristorazione da godere è una cartolina appannata che i turisti non possono inviare nei loro paesi per raccontare il bello, il sublime e il fascino di gustare la tradizione culinaria dei nostri ristoratori, pasticcieri, gelatieri e delle seducenti enoteche.
Anche i tavoli sulle strade e sulle piazze, sono un’icona di ospitalità e di pubblicità alla migliore gastronomia del territorio, ma credo che il Sindaco/a non abbia ben valutato che la scelta corretta dei tavoli all’aperto sia la risposta all’esigenza di pedonalizzare le strade più frequentate sia al centro che in periferia, per stimolare la socializzazione e l’abbattimento degli inquinanti. E’ chiaro che serve un programma serio di pedonalizzazione per restituire la città ai cittadini, ma poiché il discorso è difficile da gestire è più agevole tagliare piuttosto che curare.
Credo che il Sindaco tenga in poco conto, altresì, dell’attuale dissestata situazione finanziaria degli operatori di settore, sull’andamento negativo del comparto alimentare e che il rilancio può trovare, invece, una sponda nella gastronomia locale che si esalta nella visione dei locali d’intrattenimento, delle strade e delle piazze che fanno da sfondo al sogno romantico di chi ha percorso tanta strada per ammirare non solo l’arte, ma anche lo svolgersi della vita quotidiana.
La decisione di non coinvolgere appieno i pubblici esercizi nella fruizione delle bellezze della città è il rifiuto al progresso che impedisce al visitatore di continuare il suo percorso culturale riposandosi per lenire sete e fame nella visione delle strade e nelle piazze che costituiscono l’essenziale motivo di richiamo turistico di Roma. La ristorazione romana, nella sofferenza della lotta per la sopravvivenza, sta subendo quasi passivamente una trasformazione non già verso l’eccellenza, ma verso una scelta che toglie ai turisti e ai cittadini il richiamo e il gusto di sentirsi protagonisti nel vasto repertorio della enogastronomia tradizionale.

Pier Giorgio Tupini
Presidente dell’Accademia della Cultura Enogastronomica

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