Chi vuol votare per Calenda sindaco della capitale?
Il problema è Virginia Raggi o il ministro Calenda? Non è chiaro chi sia il buono e chi sia il cattivo nella rissa che si consuma attorno al tavolo per Roma. Raramente si era assistito ad una zuffa (indiretta, per carità, attraverso i media, ma per sempre zuffa) così verbalmente violenta tra due figure apicali della pubblica amministrazione. E viene naturalmente da chiedersi perché. Il responsabile dello sviluppo economico ha un interesse politico personale nella faccenda? Perché è così duro, così carico? Lo fa per sé o perché glielo ha chiesto Gentiloni ( o peggio Renzi)? Deve impedire che i grillini vengano fuori con onore dalla avventura in Campidoglio o il suo mandato è quello di salvare la città con tutti i suoi abitanti? Calenda si è risentito parlando alla Radio per le allusioni nei suoi confronti: gli hanno addirittura chiesto se il suo segreto obiettivo è quello di fare un giorno il sindaco della capitale; ha negato inorridito e continua a sostenere che la posizione equivoca è quella della Raggi, che chiede aiuto e poi non si presenta. Nel corso di un question time alla Camera sulle misure adottate per Roma è andato giù pesante. La capitale era la locomotiva d’Italia e in poco meno di un decennio si è trasformata nella sua zavorra: una metropoli invivibile, stritolata da traffico, bus e metro che funzionano poco e male, burocrazia nemica di imprese e cittadini. Per risollevare la quale sono stati stanziati 1,3 miliardi – prevalentemente fondi statali, regionali ed europei – per realizzare “trenta interventi, di cui 19 più importanti o di particolare interesse strategico”, azionati da una task force anti-declino con l’obbiettivo di fermare la fuga di capitali e investimenti. Dovremmo essere a cavallo, e invece la sensazione che sia tutta accademia è forte. “Abbiamo realizzato un’indagine sulle prime 100 aziende romane per fatturato e dipendenti”, ha esordito Calenda a Montecitorio. “Tutte testimoniano difficoltà a causa dei trasporti urbani, dei rapporti con gli uffici comunali, della sicurezza e del mancato decoro, ma molte hanno piani di crescita economica e occupazionale che meritano attenzione. Per validare le soluzioni individuate, il 23 novembre le abbiamo incontrate e costituito una task force tra Comune, Regione e ministero per semplificare l’interazione imprese-pubblica amministrazione ed evitare ulteriori fughe”. Dal 2008 al 2016 il Pil pro-capite della capitale è calato del 15%, il valore aggiunto è precipitato, l’occupazione giovanile è scesa del 9%”, ha spiegato il responsabile dello Sviluppo alla Camera. “Per avviare l’inversione di questa tendenza su richiesta dei sindacati il 17 ottobre il Mise ha dato il via a un Tavolo interistituzionale con il governatore Zingaretti, la sindaca Raggi e i rappresentanti delle parti sociali. In tale sede sono state formulate proposte a supporto del rilancio della città. Dopo questo primo incontro abbiamo dato il via a gruppi tecnici di lavoro, coinvolgendo anche i ministeri della Salute, dei Trasporti e dell’Interno, il Coni, Cdp e la società civile. Il 23 novembre si è svolta un’altra riunione in cui sono stati delineati 30 interventi, di cui 19 preminenti”. E tutti strategici. “Oltre al rinnovo della flotta di Atac, alla riqualificazione energetica delle scuole e alle pattuglie contro l’abusivismo, abbiamo previsto strumenti a supporto delle imprese, per agevolare concessioni di credito aggiuntivo fino a 100 milioni; l’avvio di hub internazionale per la ricerca biomedica, lo sport, l’industria creativa e l’aerospazio; il rilancio del turismo congressuale; progetti per sbloccare i grandi cantieri dell’ex caserma Guido Reni e l’ex Dogana a San Lorenzo. E progetti per 138 milioni di euro per il social housing”, ha concluso il ministro. Che abbia ragione lui? Che a sbagliare sia veramente il sindaco Raggi? Aspettiamo ancora un po’ prima di dare la risposta.
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