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GIUNTA ‘ZINGARETTI 2’ VERSO RICONFERME, REBUS PISANA

nicola-zingaretti-e1509745909885zingaConcluse le operazioni di spoglio delle schede, chiariti i numeri in Consiglio regionale e in attesa della prima seduta – ma bisognerà attendere qualche settimana – rimane in piedi per la Regione Lazio dello Zingaretti-bis il tema della giunta, un ‘filè che probabilmente sarà affrontato più compiutamente nel corso della prossima settimana. I punti fermi restano quelli: il governatore rieletto non intende portare in giunta consiglieri regionali: questo chiama fuori certamente il reatino Fabio Refrigeri e il ciociaro Mauro Buschini, entrambi dem; Michele Civita, invece, non ce l’ha fatta a entrare alla Pisana. Lidia Ravera concluderà la sua esperienza politica, e viene dato come meno probabile anche Guido Fabiani. Gli indizi e i boatos puntano dunque su una conferma di Alessandra Sartore (uscente al Bilancio), ma anche di Carlo Hausmann (Agricoltura); si fa il nome di Lucia Valente. Per quanto riguarda la vicepresidenza, invece, c’è chi crede che Massimiliano Smeriglio – coordinatore della Civica Zingaretti, seconda lista di maggioranza per voto – possa fare il bis, ma anche LeU fa sentire la sua voce. Chiaro però che il Pd, in giunta, dovrà esserci. Zingaretti, in ogni caso, userà tutta la discrezionalità che il suo ruolo gli attribuisce. In attesa della proclamazione, che dovrebbe arrivare, si dice alla Pisana, non prima di metà mese; a seguire, dopo le verifiche del caso, quelle degli eletti. A quel punto, detta lo Statuto regionale, dovrebbe riunirsi il primo Consiglio «il primo giorno non festivo della seconda settimana successiva alla data della proclamazione degli eletti». A convocarlo sarà il cosiddetto ‘consigliere anzianò, cioè quello che ha raccolto più preferenze. Si tratta di Daniele Leodori (Pd) che è anche presidente uscente, e che potrebbe, proprio in virtù delle preferenze raccolte, essere riconfermato nel suo ruolo. Il primo Consiglio dovrà eleggere l’Ufficio di presidenza: oltre al presidente, i due vice (di cui uno «in rappresentanza della minoranza» detta lo statuto) e tre segretari, anche in questo caso «uno dei quali in rappresentanza della minoranza». E già qui potrebbero esserci le prime scintille della legislatura, poichè in Aula, oltre a non esserci una maggioranza assoluta (Zingaretti, compreso il suo, può contare su 25 voti su 51), ci sono anche due ‘minoranzè rilevanti, centrodestra e M5s, quest’ultimo che non vorrà perdere l’occasione di un posto in UdP. Tecnicamente è possibile – ma politicamente difficile da immaginare – che l’Aula possa eleggere un presidente di ‘opposizionè: al terzo scrutinio basta la maggioranza «dei componenti», dice lo Statuto, quindi 26 voti: alla coalizione di centrosinistra servirebbe dunque un voto da parte degli avversari. Il problema della mancata maggioranza potrebbe più facilmente riverberarsi nelle commissioni consiliari, che per prassi rispecchiano i pesi dei gruppi dell’emiciclo maggiore. I tecnici del Consiglio sono dunque all’opera per essere pronti a dirimere eventuali obiezioni e polemiche

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