Tumore colon, a Roma summit degli esperti della metodologia ‘Tatme’
Confronto tra specialisti internazionali ma anche tappa di un processo di formazione e divulgazione, per ottimizzare i risultati oncologici degli interventi per il tumore al retto, guardando sempre anche alla qualità di vita del paziente: è la traccia di ‘Tatme in Rome‘, primo congresso italiano sulla metodologia Transanal Total Mesorectal Excision, l’escissione totale del mesoretto per via transanale.
A ospitare l’appuntamento l’Università Campus Bio-medico di Roma, policlinico e ateneo all’avanguardia nello studio e nell’applicazione della nuova tecnica, sperimentata per la prima volta a Barcellona nel 2009 da Antonio Lacy e Patricia Sylla, entrambi animatori del congresso romano. “Uno degli obiettivi è ottimizzare il risultato oncologico, operando più pazienti possibile e facendolo in una maniera corretta” spiega in apertura di lavori Marco Caricato, professore di Chirurgia generale presso il Campus: “Tatme è una tecnica rispettosa dell’anatomia e della funzione del paziente, che consente di non demolire la funzione sfinteriale in maniera definitiva ma di preservarla”.
Al centro dell’incontro di Roma anche criticità e sfide. “C’è la difficoltà- spiega Caricato- di una tecnica che ha raccolto immediatamente grande interesse da parte della comunità scientifica perché si dimostra capace di risolvere problemi reali molto sentiti rispetto ai tumori bassi e ai casi più complicati”. L’assunto, secondo il professore, è che “imparare questa tecnica non è così scontato“. “C’è un gran lavoro di insegnamento, di diffusione e di disseminazione di cui questo congresso rappresenta una parte” sottolinea Caricato. Convinto della necessità di puntare sulla formazione: “Servono corsi ‘hands on’ pratici e dedicati, con la possibilità di conoscere e frequentare centri che si occupano di questo in maniera diretta; noi, come Campus, siamo un posto dove si può venire a imparare”.
Il respiro dell’incontro è internazionale. Secondo Sylla, con la metodologia Tatme a oggi nel mondo sono già stati effettuati circa 10mila interventi ed è dunque possibile trarre prime conclusioni. “C’è- spiega la dottoressa- un rischio minore di perforare il retto e spesso è possibile intervenire senza asportare lo sfintere anale, una cosa molto importante per i pazienti, che non vogliono un sacchetto esterno o una stomia permanente”.
Sulla stessa linea il collega Lacy, che insiste sulla potenzialità dell’incontro romano in termini di formazione e divulgazione. “E’ stata ottima l’idea di organizzare questo congresso con la diretta video dalla sala operatoria con il nostro team” sottolinea il professore. Convinto in particolare dell’utilità della ‘live surgery’, trasmessa attraverso il canale web Ais Channel. “Per le dirette video dalla sala operatoria sono connesse più di 20mila persone” sottolinea Lacy: “E’ il modo giusto per diffondere le informazioni di questo congresso nel mondo”.
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