Tavolini sulle strisce blu? A Trastevere si può - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Tavolini sulle strisce blu?
A Trastevere si può

Il Consiglio di Stato boccia il Campidoglio

Tavolini_PoliziaLocale_00002Tavolini sulle strisce blu’ A Trastevere, e più precisamente in via San Francesco a Ripa si può. Lo ha deciso il Consiglio di Stato rovesciando una sentenza del Tar che dava ragione al Campidoglio. La decisione è destinata a far discutere, il Primo Municipio e l’amministrazione capitolina masticano amaro (“Ma non finisce qui…”), ristoranti, bar e birrerie della zona interessate festeggiano, altri gestori si preparano a fare a loro volta ricorso sfruttando l’onda. I giudici hanno sospeso su quella strada il piano di massima occupabilità previsto dal Municipio che impediva in assoluto lo sfruttamento dello spazio riservato alla sosta tariffaria proprio per allargare i posti a sedere all’esterno di un locale. E d’ora in avanti, dopo l’ordinanza dei giudici amministrativi di secondo grado,quegli esercenti avranno la possibilità di sfruttare i parcheggi a pagamento per sistemarci tavoli e sedie, facendo domanda agli uffici municipali. I quali non potranno più negare il rilascio sulla base della semplice presenza delle strisce. E’ una svolta giurisprudenziale di eccezionale importanza che arriva come una bomba nel braccio di ferro tra esercenti e amministrazione. Parlare di tavolino selvaggio è fuoriviante, c’è dell’altro, c’è molto di più. e i piani di massima occupabilità assieme al famigerato catalogo degli arredi sono l’oggetto principale dello scontro. Il Consiglio di Stato era chiamato a decidere su ricorso proposto dalla pizzeria «la Fraschetta», è prevedibile che numerosi ricorsi in materia verranno proposti dai commercianti operativi nel campo della somministrazione di cibi e bevande in altre zone della Capitale dove sono in atto delibere dello stesso tipo. Mai prima d’ora gli esercenti avevano avuto una vittoria così clamorosa, sia detto senza entrare nel merito della questione. I giudici hanno sospeso un piano di massima occupabilità (ne sono operativi circa cento a Roma, ognuno in teoria con caratteristiche proprie) finalizzato a impedire ai ristoratori la collocazione dei tavolini della zona riservata alla sosta tariffaria. Con il provvedimento, il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza del Tar che in precedenza aveva dato torto al proprietario della pizzeria e dato invece ragione al Comune, costituitosi nella causa con l’intenzione di difendere la delibera. Un piano di massima occupabilità ha, tra gli obiettivi, proprio quello di garantire l’equilibrio tra lo sviluppo delle attività commerciale, la regolamentazione del traffico e la tutela della residenzialità dei cittadini. Ovviamente gli esercenti tendono ad “allargarsi” per aumentare l’offerta e i relativi ricavi, ma anche offrendo un servizio maggiore. Dove finisce la regola e comincia l’arbitrio, dove e quando si ledono gli interessi della collettività? Il caso della Fraschetta è paradigmatico, il proprietario aveva fatto domanda per ottenere il via libera all’occupazione del suolo pubblico dove ci sono le soste tariffarie. Lo scopo: migliorare il servizio al pubblico offrendo più posti a sedere in una via di intenso scorrimento pedonale. Presupposto della richiesta: la presenza di tavolini non crea ingorghi e inoltre, in alcuni casi singoli, l’amministrazione ha concesso il permesso. Ma gli uffici municipali avevano respinto subito la richiesta, evidenziando l’esistenza mdi un piano che prevedeva il divieto assoluto all’uso del tratto di strada per piazzare tavolini. In parole povere, i tavolini in più avrebbero creato problemi di viabilita? La strada appartiene alla viabilità locale, va sottolineato. E il comune ci tiene ai parcheggi a pagamento. I giudici di primo grado avevano dato ragione al Campidoglio, poichè il «piano generale del traffico urbano» vieta il rilascio del permesso dove c’è la sosta tariffaria nelle zone di viabilità locale. Un po’ di confusione c’è, sicuramente una eccessiva rigidità. Ora il Consiglio di Stato ha sospeso con ordinanza il piano in questione. E l’amministrazione dovrà ricominciare da capo e riscrivere un nuovo piano per quella via.

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