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Pedaggio sul Gra per i tir stranieri:
l’asse salva-Anas rispolvera l’idea del ticket pensato da Berlusconi

Sono i 68 chilometri di superstrada più trafficati d'Italia. Ipotesi anche per la Roma-Fiumicino. Il no del Pd: "Roma non è un bancomat"

graIl piano del governo per l’Anas rivelato ieri da Repubblica, che prevede l’istituzione di un pedaggio per i tir stranieri sulle autostrade italiane attualmente gratuite, potrebbe avere il suo centro di gravità intorno alla capitale d’Italia.

È il Grande Raccordo Anulare, la A90, 68 chilometri di autostrada che circonda la metropoli e fa da anello di congiunzione tra la città e quel vasto territorio, ampio quanto l’Irlanda, dove abitano 5 milioni di persone e che costituisce la Città Metropolitana. Lo scorporo dell’Anas (che gestisce in Italia 26mila chilometri di strade, autostrade e raccordi autostradali) dalle Ferrovie dello Stato, fa tornare la società sotto il controllo del ministero dell’Economia e le impone un rigore finanziario che, secondo il piano del ministero delle Infrastrutture, potrebbe essere garantito con l’istituzione del pedaggio per le autostrade che la società controlla.

 Un’esigenza che proprio il Grande Raccordo Anulare sarebbe in grado di soddisfare meglio di altri. E infatti la A90 è l’autostrada più trafficata d’Italia. Le statistiche più recenti elaborate dall’Osservatorio Anas sul Traffico rivelano che nel mese di giugno sul Gra è stato registrato un picco di 168.394 transiti in un solo giorno. Di questi, quasi 10.000 erano camion e autobus, in generale traffico pesante, la categoria che – secondo il piano del governo – dovrebbe essere sottoposta al pagamento del pedaggio. Impossibile fare calcoli sugli incassi che questa enorme quantità di veicoli potrebbe generare, ma sicuramente il colpo sarebbe durissimo per il commercio e più in generale per le imprese.

“Se si tornasse all’idea dei pedaggi sul Gra e sull’autostrada tra la capitale e Fiumicino – commenta il presidente del Consiglio regionale del Lazio, Daniele Leodori –  sarebbe una sciagura per l’economia dell’area metropolitana”.

E un caso unico in Europa se è vero che dal Berliner Ring intorno a Berlino al Boulevard Périphérique di Parigi fino a Londra e Parigi, il transito lungo i raccordi autostradali che circondano le grandi capitali europee è gratis.

Preoccupazione per il progetto di istituire un nuovo pedaggio a Roma viene sollevata anche dall’opposizione in Parlamento. “Il Governo smentisca l’ipotesi della tassa sul Gra e sulla Roma-Fiumicino – dichiara in una nota il senatore del Pd Bruno Astorre. – Non è pensabile trasformare l’area metropolitana della Capitale in un bancomat per Anas e i disegni del governo Salvini che vuole tornare al passato e al diabolico progetto Tremonti. Presenteremo un’interrogazione al Governo, ai ministri Toninelli e Tria, perché sarebbe un gravissimo colpo”.

Del resto, l’idea di far pagare un pedaggio per utilizzare il raccordo di Roma non è nuova.
Nel 2011 sono i ministri dell’Economia, Giulio Tremonti, e dei Trasporti, Altero Matteoli, a stilare con Anas la lista delle autostrade che dal maggio dello stesso anno avrebbero dovuto diventare a pagamento. Tra queste anche il Grande Raccordo Anulare. Il progetto arriva allo stadio finale, ma si blocca con la caduta del governo Berlusconi.

Cinque anni dopo, nel 2016, l’ipotesi viene riproposta nel corso della campagna elettorale per l’elezione del sindaco di Roma, quella che sancisce la vittoria di Virginia Raggi.

Intervistato al programma radiofonico la Zanzara, Matteo Salvini ipotizza la possibilità di un ticket unico per viaggiare sulle autostrade italiane. “Quaranta euro – spiega l’attuale ministro degli Interni – e come in Svizzera si può viaggiare su tutte le autostrade italiane. Raccordo compreso”.

Un’uscita che aveva fatto infuriare la candidata sindaca del centrodestra, Giorgia Meloni, costringendo il leader della Lega a fare marcia indietro. “A scanso di equivoci o strumentalizzazioni – rettifica Salvini – lo scrivo nero su bianco: non è pensabile far pagare il pedaggio sul Gra ai romani. Noi le tasse le vogliamo abbassare”. Una promessa, come tante altre, che oggi sembra destinata a non essere mantenuta.

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