IL CENTENARIO DELLA FINE DELLA GRANDE GUERRA - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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IL CENTENARIO DELLA FINE DELLA GRANDE GUERRA

Locandina-29-5Cento anni fa:1918-2018.La grande Guerra, come ancora oggi viene ricordata quella che fu la Prima guerra mondiale, terminava con la Vittoria dell’Italia e degli Alleati e con la disfatta degli imperi di Germania e Austria e dei loro alleati orientali.

Il 4 novembre 1918 veniva emesso dal Comando Supremo l’ultimo bollettino di guerra:” la guerra contro l’Austria-Ungheria ……. Che l’esercito italiano con fede incredibile e tenace valore condusse, ininterrotta e asprissima, per 41 mesi, è vinta………i resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza”.

Firmato: Diaz

Questo l’annuncio della Vittoria.

Ugo Ojetti racconterà in una lettera alla moglie, dal Quartier Generale, che mentre i compilatori dell’ultimo bollettino di guerra procedevano alla scrittura, il generalissimo Diaz studiava le carte topografiche mormorando, in dialetto napoletano: “Neh Bado’, (Badoglio) ma in do’ sta sto cazz’e Vittorio Veneto?”

Questo aneddoto venne poi confermato da Ferruccio Parri che ne fu testimone quale ufficiale addetto-stampa del Comando Supremo (fu lui a redigere il Bollettino della Vittoria).

A raffreddare gli entusiasmi degli italiani venne il conteggio dei “costi”. Da 200 milioni il disavanzo era salito a oltre 23 miliardi, il costo della vita era quadruplicato e la crisi attanagliava le industrie ingrossate dai consumi della guerra. Ai problemi economici si aggiungevano quelli umani: 600mila morti e mezzo milione di mutilati. Ma non finiva qui. Grosse delusioni vennero dalla diplomazia tanto che d’Annunzio parlava di “vittoria mutilata”.

Purtroppo, il Patto di Londra non contemplava l’attribuzione all’Italia della città di Fiume, prevalentemente italiana, come pure la Dalmazia.

La contesa fra i delegati iugoslavi e quelli italiani venne sottoposta all’arbitrato del presidente americano Wilson che, com’è noto deluse le speranze italiane su Fiume e la Dalmazia.

D’Annunzio sollevò la folla contro tale decisione non rassegnandosi a “quella” pace e organizzò un esercito da mille i legionari divennero ottomila e occupò Fiume. A seguito di ripetuti e inutili tentativi di “chiudere” pacificamente la questione di Fiume, il Governo italiano alla fine ordinò l’attacco che d’Annunzio chiamò” il Natale di sangue”. Ma fortunatamente di sangue ne corse poco perché il Comandante accettò la resa.

La delusione per la “Vittoria mutilata” e le pesantissime conseguenze economiche alimentarono e diffusero nel paese un forte malcontento con conseguenti disordini di cui approfitta-rono i partiti politici di destra e di sinistra con scontri sempre più violenti che sfociarono nel 1922 con la presa del potere del partito fascista.

Questo centenario della Vittoria è, nonostante tutto, un avvenimento importante per l’Italia, un’occasione per meditare sui danni provocati dalle guerre, purtroppo ancora numerose sul nostro pianeta e per affermare che la vera guerra oggi ancora da vincere è quella alla fame e alla povertà.

Ammoniva il Presidente Pertini “Chiudere gli arsenali e aprire i granai”.

Stefano Boeris

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