Il business dei roghi tossici smaltiti nei campi rom: «C'è un patto con i demolitori» - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Il business dei roghi tossici smaltiti nei campi rom: «C’è un patto con i demolitori»

roghitossiciUna filiera criminale per il traffico e lo smaltimento di rifiuti. Così come aveva descritto la Commissione parlamentare di inchiesta sulle periferie nell’estate del 2017. L’organizzazione è stata scoperta e sgominata nei campi nomadi di via Salviati, a Tor Sapienza, e di La Barbuta, tra Appia e Ciampino, ed è finita ieri con l’arresto di 15 persone e 57 indagati. Le denunce erano arrivate dai deputati che fecero un tour dantesco nei due campi e dai comitati di quartiere costretti a respirare fumi avvelenati. I roghi partono anche da altri accampamenti, regolari (ossia riconosciuti dal Comune) oppure da semplici favelas sorte in mezzo al degrado (sono circa 300). Nel dossier della Procura si parla di 3 milioni di chili di rifiuti per un profitto di quasi mezzo milione di euro. La Barbuta è il campo dove da circa un anno è iniziato il percorso voluto dal Comune per il superamento del villaggio della solidarietà: prevede, tra l’altro, bonus per trovare ai nomadi case e aiuti per l’inserimento lavorativo. Nei due campi si svolgevano operazioni «di cernita, separazione e di assemblaggio», per estrarre ad esempio rame che veniva poi rivenduto a società di recupero. Gli inquirenti hanno anche accertato che «l’attività di selezione dei rifiuti veniva compiuta da persone – talvolta di minore età». Ma la mappa dei roghi è amplia. Un esempio: secondo i dati del VI Municipio, sono almeno 15 i luoghi trasformati in discariche di rifiuti anche pericolosi, dati poi alle fiamme.

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