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CIAO DON BASTIA’!

donbastianoCiao Don Bastià!”, ci piace intitolare così questo articolo volto a ricordare un attore che, come spesso accade nel mondo dello spettacolo, non ha forse avuto quel successo che meritava. Stiamo parlando di Flavio Bucci, noto ai più per aver interpretato il ruolo di Don Bastiano nella celebre pellicola di Monicelli “Il Marchese del Grillo”, accanto ad uno straordinario Alberto Sordi nel doppio ruolo di Marchese e Carbonaro.

Di origine molisana-pugliese, Bucci si era formato presso la Scuola del Teatro Stabile di Torino (città dove era nato nel 1947), per poi approdare nel cinema grazie alla chiamata di Elio Petri, che lo volle come protagonista del suo film “La proprietà non è più un furto” del 1973.

Alcuni anni più tardi, nel 1977, si fece conoscere dal grande pubblico interpretando in modo superlativo il ruolo del pittore Antonio Ligabue per lo sceneggiato omonimo RAI, diretto da Salvatore Nocita, con il quale tornerà a lavorare nei “Promessi sposi” nel 1989.

Sempre per la televisione recitò nella “Piovra” del 1984 di Damiano Damiani e in “L’avvocato Guerrieri – Ad occhi chiusi” del 2008 di Alberto Sironi.

Furono diversi i personaggi che Bucci impersonò come caratterista in pellicole come “Tex e il signore degli abissi” (1985), “Secondo Ponzio Pilato” (1987), “Teste rasate” (1993), “Il silenzio dell’allodola” (2005) e “Il divo” (2008).

Fu anche attore di Teatro in Opinioni di un clown”, “Le memorie di un pazzo”, “Uno, nessuno e centomila”, “Il fu Mattia Pascal”, “Chi ha paura di Virginia Woolf?” e tante altre rappresentazioni.

Ma il suo volto ed il timbro vocale sono legati, nella memoria collettiva, ad un personaggio che abbiamo citato ad inizio articolo: Don Bastiano.

Il “prete matto” che si era sporcato le mani di sangue e che era entrato nel mondo dei “briganti” viene considerato uno dei punti cardine della pellicola. Un uomo generoso ma anche un capobanda, un irriverente nei confronti dei potenti e del popolo “invigliacchito”. Un insieme di simpatia e timore che hanno indubbiamente lasciato il segno.

Flavio Bucci ha avuto un successo che, molto probabilmente, lo ha portato a perdere di vista la realtà e a vivere, come accaduto ad altri suoi colleghi, in una dimensione priva di regole e di lungimiranza.

Come l’attore stesso disse in una delle ultime interviste, il benessere era entrato a far parte della sua vita; cifre miliardarie legate ad incassi che, a quei tempi, erano una realtà e non un lontano ricordo come accade oggi. Ma il denaro si sa, può dare alla testa e così ecco che droga e alcool entrarono nella vita di Bucci, annientandolo sia fisicamente che professionalmente.

Dimenticato dai suoi colleghi, l’attore ormai nel tunnel della povertà, visse gli ultimi anni presso una casa di riposo nella frazione di Passoscuro (Fiumicino) a pochi km da Roma.

Non aveva rimpianti o forse fingeva di non averli; la sua vita privata lo vide sposato con Micaela Pignatelli dalla quale ebbe due figli, Alessandro e Lorenzo. Il terzo figlio, Ruben, invece fu il frutto di una relazione con la produttrice olandese Loes Kamsteeg.

Il 18 febbraio scorso, colpito da un infarto a 72 anni, Bucci ci ha lasciato ma vogliamo ricordarlo con un monologo del celebre Don Bastiano che rimane una lezione di vita per tutti noi:

“…e voi, massa di pecoroni invigliacchiti, sempre pronti a inginocchiarvi, a chinare la testa davanti ai potenti, adesso inginocchiatevi e chinate la testa davanti a uno che la testa non l’ha chinata mai, se non davanti a questo strummolo qua [la ghigliottina]!

Inginocchiatevi, forza! E fatevi il segno della croce! E ricordatevi che pure Nostro Signore Gesù Cristo è morto da infame, sul patibolo, che è diventato poi il simbolo della redenzione! Inginocchiatevi, tutti quanti! E segnatevi, avanti! E adesso pure io posso perdonare a chi mi ha fatto male.

In primis, al Papa, che si crede il padrone del Cielo, in secundis, a Napulione, che si crede il padrone della Terra. E per ultimo al boia, qua, che si crede il padrone della Morte.

Ma soprattutto, posso perdonare a voi, figli miei, che non siete padroni di un cazzo!

E adesso, boia, mandami pure all’altro mondo, da quel Dio Onnipotente, Lui sì padrone del Cielo e della Terra, al quale – al posto dell’altra guancia – io porgo… tutta la capoccia!”

Stefano Boeris

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