LA NOSTRA VITA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

LA NOSTRA VITA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

flashmbob-coronavirusOrmai è l’argomento principale, forse l’unico in questo periodo: il COVID-19. Il nemico, invisibile ai nostri occhi, è un virus che ha cambiato le regole di vita di noi esseri umani da un capo all’altro dell’emisfero.

Mai ci saremmo potuti immaginare di vivere da reclusi al fine di debellare questo nefasto organismo che ha già mietuto vittime a sufficienza. Medici e scienziati sono alla ricerca di un vaccino al fine di ripristinare la “normalità” nella vita quotidiana.

Oggi, siamo costretti a rivedere (e in certi casi a riscoprire) regole comportamentali che avevamo totalmente stravolto o dimenticato. Siamo sinceri: essere obbligati a rimanere chiusi nel proprio appartamento, praticamente murati vivi come la Monaca di Monza, non fa piacere a nessuno. Nonostante gli inviti di volti televisivi che vorrebbero farci credere quanto sia bello passare 24 ore su 24 chiusi nella realtà domestica (proprio loro che spendono molto più tempo nei locali ed alberghi che dentro le proprie dimore), la gente “comune” sta vivendo quest’imposizione con molta sofferenza.

Tutto ciò che è obbligo, anche se a fin di bene, risulta una violenza perché va contro la natura umana. Noi Italiani poi, siamo fondamentalmente degli anarchici e quindi questo Decreto ci risulta assai ostico da digerire. Non a caso ancora oggi ci sono persone che, in barba ai divieti di ormai pubblica conoscenza, passeggiano in zone della città nella speranza di non essere “scoperte” dalle pattuglie della Polizia Municipale, Polizia di Stato, Carabinieri e Militari dell’Esercito.

Non è facile ma, davanti ad un pericolo che forse un po’ tutti abbiamo sottovalutato, rimanere in casa appare come la migliore soluzione per debellare questo microrganismo.

Molti parlano di una riscoperta di piccole realtà che ormai da tempo avevamo dimenticato o mai conosciuto: il “flashmob” ad esempio appare come un tentativo di creare sinergia con i propri vicini di casa; persone con le quali normalmente ci si scambia un timido “buongiorno” vengono oggi viste come “amiche” che condividono lo stesso momento di paura e al tempo stesso di “svago”. Svago? Sì, proprio così amiche ed amici lettori. Il “flashmob”, consiste nel cantare tutti insieme, ognuno dalle proprie finestre o dai propri balconi, una canzone che ci faccia sentire uniti. In Rete c’è un vero e proprio calendario che prevede giorno per giorno un titolo di un pezzo celebre da cantare tutti insieme. Una bella iniziativa che serve ad alleviare la noia e ad ammazzare il tempo. L’Inno di Mameli ha dato il via a questa iniziativa.

Un altro percorso di distrazione è rappresentato dalla lettura: tuffarsi nelle pagine di un buon libro può essere un palliativo per “accettare” questa clausura forzata; i social sono un ulteriore svago che ci permette di rimanere uniti a livello virtuale.

Poi ci sono persone che possono/devono lavorare da casa e che riescono forse più di altri a fronteggiare meglio il trascorrere delle ore. Un plauso va a tutti coloro che invece sono obbligati ad uscire di casa per garantire un servizio pubblico e che vengono esposti in prima linea in questa guerra che stiamo affrontando.

E domani? Quando finalmente questa trincea non esisterà più cosa faremo? Quei valori che oggi stiamo più o meno riscoprendo, torneranno nel dimenticatoio o continueranno ad accompagnarci nella quotidianità della nostra vita? Se è vero che da un male può nascere un bene, i rapporti di buon vicinato che si stanno sviluppando in queste ore, continueranno anche in futuro o torneremo a sprofondare nell’anonimato? Daremo nuovamente per scontate certe situazioni o avremo una maggiore considerazione per ciò che ci circonda?

Sono domande che sarebbe opportuno porsi per vivere un’esistenza più “umana” e meno arida, consapevoli del fatto che soldi, potere, prestigio ci portano comunque a non essere niente!

Stefano Boeris

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