LA SCOPERTA DELL’AMERICA RACCONTATA IN CHIAVE ROMANESCA - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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LA SCOPERTA DELL’AMERICA RACCONTATA IN CHIAVE ROMANESCA

Locandina“…ma l’America è lontana, dall’altra parte della Luna”, sono queste le parole di una celebre canzone del grande cantautore bolognese Lucio Dalla che vogliamo prendere in prestito per raccontare la scoperta della terra d’oltreoceano.

Luogo della narrazione, il Parco Avventura Fregene, posto a pochi km dal mare, da quel tappeto blu che vede il Sole scomparire e migrare nel nuovo continente. Alla fine di una cena di ottimo livello ecco entrare, senza preavviso, i quattro protagonisti rispondenti ai nomi di Toni Fornari (con tanto di chitarra), Claudia Campagnola, Emanuela Fresi ed Ezio Passacantilli che, passando tra i tavoli posti in mezzo ai pini, “stornellano” alcuni celebri brani della tradizione romanesca, alternandoli a versi del Belli, Trilussa ed altri poeti trasteverini.

Un dialetto “puro”, privo cioè di quella volgarità che oggi passa per una forma gergale ma che in realtà non ha nulla a che vedere con il discorso linguistico capitolino. Attraverso quella filosofia tipica dell’Urbe, viene ripercorso l’avventuroso viaggio di Cristoforo Colombo, il celebre navigatore che oggi più nazioni si contendono (a suon di monumenti e ricostruzioni storiche) ma che, nel corso della vita, ha visto il proprio nome osannato e poi gettato nel fango.

Toni Fornari, nei doppi panni di narratore ed esploratore, risponde alle domande poste dai tre amici d’osteria che, tra curiosità ed incredulità, vogliono sapere cosa avvenne esattamente in quei difficili mesi di navigazione del 1492.

La Storia, accompagnata da un bicchiere di vino e una chitarra, viene narrata in termini trasteverini senza concessioni di sorta; perché è giusto restituire a Colombo ciò che è di Colombo. Un uomo che, dopo aver affrontato mille tempeste (naturali e morali) si trovò ad affrontare le accuse di tirannia che lo portarono all’arresto e alla perdita di qualsiasi potere fino ad allora concessogli.

Va sottolineata la grande professionalità degli artisti che, tra piccoli inconvenienti tecnici ed alcuni atteggiamenti poco rispettosi da parte di un certo pubblico, sono riusciti comunque a portare a termine lo spettacolo con applausi del tutto meritati. Due ore circa di risate, ricordi di una Roma che oggi non esiste più (in termini linguistici e musicali), fluidità e la voglia di stringere la mano, al termine dello spettacolo, ai quattro attori per la piacevole serata svoltasi sotto i pini e qualche aereo che fanno da cornice a queste serate estive assai particolari.

Stefano Boeris

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