I Commercianti manifestano al Circo Massimo - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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I Commercianti manifestano al Circo Massimo

Un gruppo di ristoratori blocca l'Autostrada A1 all'altezza d Orte

Manifestazione-Circo-Massimo«Vogliamo una data, vogliamo riaprire in sicurezza». Da 21 piazze italiane collegate con piazza San Silvestro, a Roma, cuore dell’assemblea straordinaria della Fipe-Confcommercio, gli esercenti lanciano un messaggio chiaro al governo: serve un piano preciso di riaperture. Per la prima volta in piazza c’è anche il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, che ascolta e dal palco manda un messaggio al governo: dice di non aver ancora visto dall’esecutivo il promesso cambio di passo, parla di vaccini e sostegni. Una presa di posizione decisa, che strappa al ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti la notizia che la prossima settimana il Cdm parlerà di riaperture. Si riparte, forse, a maggio. La protesta che attraversa le piazze italiane è pacifica, ma in giornata non mancano momenti di tensione in altre parti del Paese. Nel tardo pomeriggio un gruppo di ristoratori, sotto la sigla ‘Tutela Nazionale Impresè, blocca il traffico invadendo la carreggiata all’altezza dell’austostrada Orte (direzione nord), sulla A1. I manifestanti chiedono la «riapertura delle attività» contro le limitazioni previste dalle misure anti-Covid lamentando le «difficoltà che il settore sta vivendo». In piazza San Silvestro, a Roma, ci sono ristoratori, baristi, operatori dei catering, gestori di discoteche, sale del gioco, stabilimenti balneari, ma soprattutto ci sono le loro storie, fatte di sacrifici e resistenza. Parallelamente alla manifestazione di Fipe, al Circo Massimo, c’è anche il sit-in dei commercianti «Una volta, per tutti». Qualche momento di tensione si registra quando alcuni dei presenti cercano di andare in corteo a Palazzo Chigi, ma vengono fermati dalla polizia e fatti desistere da altri dimostranti, che ribadiscono di «non volere atti di violenza». Non ci sono gli scontri dei giorni passati. Sul palco di Piazza San Silvestro scorrono invece le storie degli operatori, che arrivano con i collegamenti da tutta Italia. Storie come quella di Ilaria, giovane imprenditrice, che a Genova aveva puntato su uno dei settori che si sarebbe poi rivelato tra i più colpiti dalla crisi: «Ho investito tutti i miei risparmi in una piccola società di catering», ha raccontato dal capoluogo ligure, «ma l’ho fatto poco prima che esplodesse la pandemia. Ci avevo investito tutte le forze e le risorse. E siamo completamente chiusi da 13 mesi». «Non riusciremo a riaprire in giugno», dice piano, «siamo in ginocchio e i debiti aumentano». «Ô il tira-e-molla che distrugge», prosegue Ilaria, «non capiamo perché non si riesca a trovare un modo che ci possa davvero aiutare. O ci danno soldi per davvero, oppure non ce la possiamo fare». Da Firenze invece parla Marco Valenza, titolare di due caffè storici in centro: «I nostri due locali danno lavoro a 90 dipendenti, che sono un prolungamento della nostra famiglia», racconta, attorniato da lavoratori del settore che, oltre alla mascherina, indossano simbolicamente la propria divisa bianca da lavoro. «I centri storici delle città d’arte», spiega Marco, «hanno pagato il prezzo più caro di questa pandemia. Le nostre attività hanno perso fino all’80% del fatturato. Dai ristori abbiamo recuperato solo un 4%». «Se il governo non può darci i ristori», chiede, «almeno ci tolga le spese, non possiamo sostenere questi costi da soli». A Roma, in una piazza San Silvestro transennata, con le sedie disposte a rigorosa distanza l’una dall’altra, prende la parola Valentina Picca Bianchi, titolare di una società di catering, presidente del gruppo donne imprenditrici: «Ci hanno tanto definito ‘resilientì, io credo che siamo ‘anti-fragilì. L’antifragilità è un passo oltre la resilienza, perché porta al miglioramento e al guardare al futuro. Noi donne durante l’emergenza non ci siamo fermate un attimo, e ora siamo cariche per riaprire», afferma. Dopo di lei, a dare voce alle imprese giovanili, che costituiscono il 40% del pubblico esercizio in italia, è Matteo Musacci, presidente giovani imprenditori della Fipe e titolare di un ristorante e cocktail-bar a Ferrara: «Lavoravo dalle 18 a notte fonda, da quando ci hanno chiuso la sera ho fatturato il 20%, i miei dipendenti sono in cassa integrazione, prendono una miseria e la prendono anche tardi, ho provato a sostenerli il più possibile, ma ora è diventato difficile anche per me». Ad ascoltare gli interventi c’è anche il numero uno di Confcommercio, Carlo Sangalli, che prende la parola in apertura dei lavori, dopo il minuto di silenzio dedicato alle vittime del Covid, chiedendo «risorse adeguate alle perdite e tempestive». Condizione essenziale questa, affonda, per «credere a quel cambio di passo che serve al Paese e che finora non abbiamo ancora visto». Prime risposte dal governo arrivano nel pomeriggio: «La decisione sulle riaperture sarà presa probabilmente la prossima settimana dal Consiglio dei ministri», dice il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ai rappresentati di Fipe, ricevuti al Mise dopo l’assemblea. Nelle stesse ore, al sit-in del Circo Massimo, una delegazione di cinque persone viene ricevuta dalla sottosegretaria Deborah Bergamini. Nel tardo pomeriggio il presidio si scioglie, dandosi però appuntamento lunedì prossimo a Roma

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