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GELATERIA PICA, A CINQUANT’ANNI SI RIFA’ IL LOOK

foto-interni-gelateria-pica-IMG_2699RID“Alberto Pica dal 1971”. Ora si chiama così la storica gelateria di via della Seggiola che ha riaperto i battenti lunedì  scorso, il 19 luglio, dopo un restyling  che è durato alcuni mesi. La signora Maria, i figli, i nipoti, la famiglia intera ha voluto che il nuovo corso partisse con la dedica al mai dimenticato leader dei gelatieri romani con un riferimento preciso, quello dei 50 anni di vita di un locale che ha marcato un’epoca, che è stato e torna ad essere un preciso riferimento culturale, non  solo una meta obbligata per chi cerca il gelato di qualità. E in via della Seggiola, tutti d’accordo, c’è uno dei migliori gelati di Roma in assoluto. Si riparte con una simpatica inaugurazione che ha raccolto attorno ai Pica un centinaio di amici e qualche politico.  Si riparte con un richiamo alla tradizione ma nel segno di una grande innovazione che parte dagli ambienti, luminosi,  splendenti, dall’arredamento, dallo spirito del nuovo corso.  Perché anche di questo si parla. Il locale che è ancora nella testa di tutti è legato a ricordi incancellabili, come ricordava a tutti l’altra sera la sora Maria circondata dall’affetto dei suoi familiari. Ma aveva fatto il suo tempo. E anche il mondo intorno è cambiato. Claudio Pica, leader degli esercenti e dei gelatieri dopo aver raccolto il testimone del padre ha a che fare con un altro tipo di politica e di amministrazioni, con interlocutori diversi. Non è cambiato lo spirito di famiglia, quello della competizione, della determinazione  condite con gli elementi essenziali del dialogo e del buon senso. Sono momenti difficilissimi per gli esercizi pubblici ma i Pica hanno voluto come in passato dare un segnale. Quella ripartenza  – concetto preso a prestito dal linguaggio dei telecronisti – che dà forza, speranza, che tiene in vita il sistema.  E cinquant’anni dopo la gelateria di via della Seggiola  caratterizza  e interpreta con il suo nuovo aspetto  brillante ma sobrio, luminoso senza essere aggressivo, architettonicamente “aperto”, l’atteggiamento giusto. Lunedì sera, con un sax di sottofondo e un arcobaleno che ha posto fine alla pioggia nel momento giusto, si respirava l’aria di festa, della rimpatriata con il clan Pica al completo e in alta uniforme. I mesi di chiusura sono stati pesanti, ora via della Seggiola ricomincia a brillare.

 

Tratto dal libro  “Sono Alberto Pica”

(L’Esercente Editore – 2018)

« … La corsa non si sarebbe fermata più. Nel 1971 il passaggio  da S. Lorenzo al centro storico, a due passi da Largo Argentina, dalla cittadella del potere politico romano e nazionale, a pochi passi dal Campidoglio.  C’era l’azienda dei fratelli Zitelli – racconta la Sora Maria – un bancone di marmo, dei tavolini di ferro battuto e delle sedie impagliate.  Una latteria d’altri tempi. Sarebbe diventata il centro del mondo. E con Alberto perso ad inseguire le battaglie sindacali la signora ne ha fatto un suo regno. Pochi sanno che anche lei ha imparato a fare il gelato, prove su prove fino ad inventare alcune ricette fondamentali,  per alcuni gusti destinati a passare alla storia del gelato,  come quello di giuggiole e quelli legati al riso ( “All’inizio io giravo, giravo, ma il riso si attaccava e bruciava – racconta – ma io insistevo, se c’è il dolce di riso ci può essere anche il gelato”)  finiti sulle guide di tutto il mondo. E richiesti dai mille personaggi della politica, della cultura, dello spettacolo che sui tavolini della Seggiola sono passati per un momento di relax,  per incontri delicati, per riunioni riservate nelle salette al piano superiore. Basta dare il “la” alla signora per farle ricordare i fedelissimi da “copertina”, come Vittorio Gasmann e i figli, come Verdone, che alla Seggiola è di casa, che quando è morto Alberto ha telefonato da Berlino. (“Noi con i Verdone siamo pure vicini di casa, ci vediamo dal terrazzo – dice la signora Maria – certe volte viene qui e non vuole essere riconosciuto, entra con il casco, si nasconde in saletta”); o, ancora, i clienti fissi della politica come i ministri Vassalli e Flick (crema e cioccolata), come il ministro Orlando.  Per non parlare di Andreotti (che adorava il gelato al riso);  come quell’attore inglese  che faceva James Bond e di cui fatica a ricordare il nome (Pierce Brosnann. E ancora, Mel Gibson e Ben Stiller…».

 

 

 

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