Don Matteo Zuppi: "Un report annuale sugli abusi sessuali della Chiesa" - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Don Matteo Zuppi: “Un report annuale sugli abusi sessuali della Chiesa”

matteozuppiSi scusa per il ritardo di 14 minuti, qui ho fatto l’asilo – dice riferendosi all’Istituto Maria Santissima Bambina accanto al colonnato vaticano, “questo è luogo familiare per me”. “Mio padre e mia mamma ci hanno voluto in tanti e li ringrazio”. Comincia così la sua prima conferenza stampa da presidente della Cei, il Cardinale Matteo Maria Zuppi. Poi tocca diversi punti dell’azione programmatica all’interno della Conferenza Episcopale Italiana.

Primo fra tutti il cammino sinodale della Chiesa italiana guidata da Papa Francesco, “importante in questa discussione” insieme alla collegialità.

Perché, spiega Zuppi, è essenziale che “i vescovi camminino insieme e uniti, che non ragionino da soli ma insieme. Molte anche le donne, che – dice – hanno partecipato ai gruppi sinodali dunque collegialità e sinodalità insieme”. ”Una presenza sinodale all’interno della Cei in un cammino che vuol dire “prima di tutto ascolto, come scelta di un anno fa, una scelta importantissima.” Un “cammino già deciso da Francesco, ma rallentato a causa del Covid”.

E da il senso di questo cammino “La Chiesa è come una madre che vuole ripartire dal camminare insieme, ci sono tanti compagni di viaggio, siamo tutti fratelli e la Chiesa può rispondere a tante domande di senso e di futuro”.

Futuro che “Don Matteo” così lo chiamano ancora i suoi parrocchiani a Bologna e a Roma ha cercato con ogni mezzo, ripudiando la guerra sin dalla pace in Mozambico del 1992 di cui è stato mediatore. E , dice, oltre a quella in Ucraina “non c’è da dimenticare la sofferenza e gli altri pezzi di guerre nel mondo: Afghanistan, Libia richiedono risposte, anche loro richiedono risposte”.

Considerato “il cardinale comunicatore” della “Chiesa che parla a tutti e con tutti” titolava Avvenire il giorno della sua nomina a Presidente della Cei quattro giorni fa, sul conflitto alle porte dell’Europa dice: “Tutto quello che si fa per la pace è auspicabile, che sia più possibile europeo e non solo nella logica delle armi”. “La legittima difesa è un diritto ma un diritto è la pace stessa”. In fondo ”Questa è una guerra tra paesi cristiani” dice ed è per questo che a Bologna domenica ha organizzato un cammino di pace con il parroco ucraino e quello russo, “saremo guidati nello spirito della Madonna di San Luca ”cammineremo insieme. E’ sfida per tutti”.

In Assemblea, sottolinea, si è discusso anche di armi nucleari. La Cei prevede di partecipare a una soluzione a guida Onu per bandirle, “credo che l’adesione al trattato sia importante per scongiurare l’ipotesi di perdita di valore dell’Europa, quest’adesione per noi è importante. Non possiamo tornare indietro, a chi eravamo prima altrimenti si è peggiori e noi vogliamo essere migliori.”

Ma il tema centrale della conferenza è stato quello sugli abusi sessuali nella Chiesa piaga annosa dentro il cattolicesimo e per la quale associazioni, opinione pubblica laica e cattolica chiedono risposte urgenti.

“Per far nostra la richiesta che è anche quella delle vittime, daremo un primo report nazionale il 18 novembre sulle segnalazioni di abusi sessuali avvenuti nella Chiesa degli ultimi 20 anni, dal 2000 al 2021″, ha dichiarato Zuppi. “La prima grande consapevolezza viene da Benedetto XVI e dall’Irlanda”. Un report con cadenza annuale “affidato a due istituti universitari certificati uno di criminologia e uno di vittimologia, dove ci sono professionisti che valuteranno il materiale che costituirà il rapporto. “Tutto questo” dice Zuppi ”non serve come calmante, ma è per serietà che lo facciamo, lo facciamo per dare una risposta alla sofferenza”.

I ricercatori che metteranno le mani nei dati raccolti dalle Diocesi saranno individuati direttamente dagli istituti di cui per il momento non fa i nomi.

“C’è stata una discussione reale in assemblea (dei vescovi ndr), in questi mesi non si è voluto né rimandare, né fare melina, la scelta è fare una cosa seria, vera, dovuta alle vittime e a Santa Madre Chiesa che disonoriamo perché la Chiesa sta dalla parte delle vittime anche se queste sono state provocate da noi”. Zuppi si fa così, portavoce dell’angoscia delle vittime di abusi, alcune presenti anche in sala come Rete Abuso e ItalyChurchToo.

Il Cardinale “degli ultimi” ha deciso di intraprendere “Una strada nuova, una strada italiana, è un passaggio ulteriore” dice. La collaborazione con la Congregazione per la Dottrina della Fede, le denunce dal 2000 al 2021, non andremo indietro al 1945, perché il periodo 2000-2021 è quello che ci riguarda”. “C’è un problema qualitativo oltre che quantitativo. La volontà è quella di chiarire” ha detto a un giornalista – “non possiamo fare un report su 80 anni, ma si andrà a valutare con esattezza questi 20 anni che coinvolgono tutti noi, anche perché i tempi di allora non sono quelli di oggi.

In seguito, assicura, ci sarà spazio per l’accompagnamento e gli aiuti alle vittime, ma intanto osserva è il momento di “dare giustizia”, “la prima preoccupazione sono le vittime e il loro dolore”. La strada italiana diversa da quella francese o tedesca sarà incentrata sul “metodo sarà qualitativo e non quantitativo”, perché “Ci possono essere due rischi, quello di minimizzare per non rendersi conto oppure, all’opposto, di amplificare: in questo caso è quando lo ius diventa iniuria. Sarà una cosa seria” ribadisce.

E, annuncia Zuppi, la CEI partecipa ora in qualità di invitato permanente all’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, istituito con legge 269/1998. Partecipa con il ministero della famiglia a una ricerca rigorosa e scientifica sul fenomeno da debellare.

Per rafforzare l’impegno contro abusi e sofferenze, il capo della Cei elenca gli altri punti prioritari: il rafforzamento dei centri di ascolto all’interno delle diocesi “per l’ascolto dei minori e delle persone vulnerabili, a capo di queste equipe vi sono anche laici, la maggioranza sono donne”. Centri di ascolto che per il 70% sono proprio all’interno delle diocesi. “Lì c’è l’incontro con le vittime e l’ascolto dei loro problemi”, per accogliere e ascoltare quanti vogliono segnalare abusi recenti o passati, e indirizzare a chi di competenza secondo l’esigenza espressa dalle persone: un medico, uno psicologo, un avvocato, la magistratura, le forze dell’ordine, un accompagnatore spirituale, un consulente di coppia, ecc. Già costituita a partire dal 2019 in tutte le 226 diocesi italiane, questa realtà verrà ora sostenuta con percorsi formativi rivolti agli operatori pastorali (sacerdoti, religiosi e religiose, catechisti, educatori, insegnanti di religione…).

“La Chiesa si mette ad ascoltare tutti”, dice “la scelta è di continuare questo cammino come se fossero Stati generali di ascolto, per non parlarsi addosso e ascoltare, anche nel silenzio. Materiale che servirà per gli anni prossimi. Invece di “parlare sopra, o parlare immediatamente. L’Ascolto è atteggiamento spirituale”.

Perché ricorda il Cardinale delle “periferie esistenziali”: “C’è sempre qualcuno che non ha l’idea di essere ascoltato: ricordo quella volta che un’anziana di Trastevere mi apostrofò io avevo la testa da un’altra parte. Aveva ragione. Qualche volta dobbiamo farci ferire dall’ascolto.”

Infine, Zuppi fa un accenno anche al problema migranti citando gli ultimi 70 dispersi del Mar Meditteraneo “non dobbiamo dimenticarli” dice. “Se non si salva, si uccide” aveva detto lapidario qualche tempo fa.

Tra le priorità sempre l’attenzione ai più fragili. “La cura degli anziani con l’assistenza domiciliare, supporto medico, medicine e disagio abitativo tra le priorità, a difesa e protezione degli anziani, ma anche dei giovani, delle malattie di relazione, doposcuola, centro estivi”. Ma anche “le morti sul lavoro e la violenza sulle donne nel cammino sinodale, cose che la povertà amplifica ulteriormente”, ricorda.

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