Pentagono spinge per azione in Mali: non lasciamo che diventi un nuovo Afghanistan - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Pentagono spinge per azione in Mali: non lasciamo che diventi un nuovo Afghanistan

Il presidente Barack Obama afferma che la responsabilita’ ”della tragedia” e’ dei terroristi che hanno compiuto l’attacco, e che rimarra’ in ”stretto contatto con il governo algerino per comprendere pienamente quanto e’ successo e lavorare assieme per impedire che cose del genere si ripetano”. Ma l’onda d’urto della crisi degli ostaggi e’ rapidamente arrivata fino a Washington. E ha investito la strategia Usa anti al Qaida in Mali, tra voci di dissensi tra Casa Bianca (più attendista) e Pentagono (che invece vorrebbe un coinvolgimento maggiore degli Stati Uniti al fianco della Francia). Il tutto, mentre il segretario alla Difesa Leon Panetta, già capo della Cia, si prepara a lasciare la sua poltrona al successore designato, Chuck Hagel. Obama ha offerto all’Algeria ”qualsiasi assistenza di cui possa aver bisogno a causa di questo attacco” ha affermato che gli Usa continueranno a lavorare con i loro ”partner per combattere il flagello del terrorismo nella regione”. L’amministrazione Obama ha più volte affermato che per stabilizzare il Mali è necessario un intervento militare multinazionale, che peròdeve essere guidato da Paesi africani. Uno sforzo che però sembra avere scarsa possibilità… di successo senza l’Algeria, nota oggi il Washington Post, sottolineando che le forze armate algerine sono le più preparate della regione, cos come i servizi di intelligence di Algeri sono i più informati sulla galassia jihadista in Maghreb e Nord Africa. Tuttavia, anche per motivi storici, Algeri è più che riluttante a schierarsi militarmente accanto alla Francia, così come da sempre crea problemi a Washington anche solo per consentire agli aerei militari o ai droni Usa di sorvolare il suo territorio. E ora, il sanguinoso raid compiuto senza alcun preavviso alle capitali direttamente interessate dalle teste di cuoio algerine nell’impianto di gas in In Amenas ha affossato le già… scarse speranze di un diretto coinvolgimento militare dell’Algeria, hanno affermato funzionari americani, protetti dall’anonimato. La pressione sulla Casa Bianca aumenta però anche sul fronte interno. I militanti islamici in Mali, “se lasciati fare”, ha ammonito in un’intervista il generale Carter Ham, comandante dell’Africa Command Usa, “raggiungeranno la capacità di perseguire i loro obiettivi, che sono espandere il loro raggio di azione e controllo e attaccare gli interessi americani”. Un funzionario dell’amministrazione, citato in forma anonima dal Los Angeles Times, ha però affermato: “Nessuno mette in dubbio che al Qaida nel Maghreb Islamico (Aqmi) sia una minaccia per la regione”. Ma, “la domanda che tutti dobbiamo porci è: che tipo di minaccia Aqmi rappresenta invece per il territorio degli Stati Uniti? La risposta è: finora nessuna”. Al Pentagono diversi funzionari e militari di alto rango ammoniscono invece che senza un’iniziativa americana più incisiva il Mali rischia di diventare un santuario per il terrorismo jihadista, come lo era l’Afghanistan prima dell’attacco dell’11 settembre 2001 nel cuore dell’America. E sulla scena sembra anche emergere una figura carismatica sul modello di Osama bin Laden: Moctar Belmoctar, chiamato dai suoi seguaci “il principe”, o anche “l’inafferrabile” da chi gli dà la caccia. E’ lui la ‘mente’ del sequestro in Algeria, e anche di diverse altre azioni terroristiche. Gli Stati Uniti “prenderanno ogni misura necessaria” per proteggere i loro cittadini contro le minacce di al Qaida, ha assicurato da Londra con forza Leon Panetta. “I terroristi – ha ammonito – sappiano che non troveranno rifugi o santuari n‚ in Algeria, n‚ in Nord Africa, n‚ da nessuna altra parte”. Ma in realtà, mettere in pratica gli ammonimenti non è più il lavoro di Panetta. Se il 31 gennaio la nomina di Chuck Hagel sarà confermata dal Senato, secondo quanto scrive il New York Times, Panetta, che ha 74 anni, da metà… febbraio si ritirerà a vita privata. E lascerà la ‘patata bollente’ nelle mani del suo successore.

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