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Emergenza-bilancio, Marino rassegnato alle larghe intese in Campidoglio per sopravvivere

marisonseiroUn coordinamento bipartisan per evitare che la Capitale vada in default: un rappresentante nazionale per ogni partito farà da tramite tra il governo nazionale e il Comune di Roma. In programma tagli e interventi lacrime e sangue. Pd e Pdl votano insieme la stessa mozione e piangono miseria: si cercano disperatamente 800 milioni di euro da mettere in bilancio entro il 30 novembre. Si rischia davvero di restare a piedi, per il vicesindaco Luigi Nieri è già un miracolo che ancora circolino i mezzi pubblici
Da sola Roma insomma non c’è la può fare. Se il Governo e la Regione non interverranno prontamente la Capitale resterà a piedi. Il buco è stratosferico, senza quegli 800 milioni sarà il default, in pratica il fallimento.
Per recuperare quei soldi si prevedono manovre lacrime e sangue, ma per una volta sono tutti d’accordo: centrodestra e centrosinistra si trovano a votare per la prima volta la stessa mozione: con 35 voti favorevoli, 3 contrari e 1 astenuto, l’assemblea capitolina ha approvato la richiesta d’aiuto al governo nazionale. Sindaco e giunta saranno promotori, leggasi questuanti, con i ministri e la Regione, per trovare i fondi necessari ad evitare il fallimento. In particolare la richiesta di quei fondi previsti per Roma Capitale, ma che non sono mai arrivati.
I costi dei servizi e delle prestazioni derivanti dal ruolo di Capitale gravano oggi sul bilancio ordinario del Comune. Lo Stato si era impegnato a trasferire a Roma 500 milioni che però non sono mai arrivati. Quei fondi basterebbero a coprire il costo del servizio di trasporto pubblico, fondi che dovrebbero essere trasferiti dal Governo attraverso la Regione, ma che la giunta Polverini non ha messo in bilancio. “Ora il Presidente Zingaretti – ha spiegato il vicesindaco Luigi Nieri- ci ha promesso di trasferire 170 milioni di euro. E’ già un miracolo che i mezzi continuino a circolare”.
Il Sindaco Ignazio Marino ha iniziato la sua opera cercando di convincere i parlamentari a far presto: la settimana prossima si discuterà in Senato un emendamento che permette di rivedere i contratti di servizio delle società municipalizzate e partecipate del Comune di Roma. Il primo cittadino è già pronto a sforbiciare dove è possibile, accorpando e liquidando le società inutili. “Io sono contrarissimo a vendere i cosiddetti ‘gioielli di famiglia’, cioè i palazzi e le strutture pregiate, però – ha aggiunto Ignazio Marino – cercheremo di vendere tutto ciò che è vendibile per trovare fondi che serviranno per rigenerare il nostro patrimonio, per fare manutenzione, per costruire anche nuove case popolari. Porteremo nelle prossime giunte una delibera per oltre 200 milioni di vendita”.
Tagli anche al personale, con 4mila persone che potrebbero essere mandate in pensione grazie ad un emendamento, proposto dall’Anci, che prevede una possibilità di pensionamento per i dipendenti degli enti locali con norme che somigliano alla condizione precedente alla legge Fornero. Questo porterebbe ad un risparmio annuo di 200 milioni di euro.
Larghe intese dunque dettate da una situazione che appare giorno dopo giorno più disperata. Gli unici ad apporsi i consiglieri 5 Stelle e della Lista Marchini: “Questa mozione, targata Pdl e Pd, esplicita e formalizza l’inadeguatezza della maggioranza, che durante la campagna elettorale ​preferiva ingannare gli elettori con promess irrealizzabili – spiega Alessandro Onorato, capogruppo della Lista Marchini in Campidoglio – Abbiamo votato contro questa mozione perché è l’ennesima presa in giro per i cittadini romani che ora dovranno pagare i conti di Alemanno e le promesse irrealizzabili di Marino”.

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