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Antitrust: la Regione Lazio sta sbagliando strada sui rifiuti

Raccolta-differenziataLa Regione Lazio ha imboccato la strada sbagliata per gestire i rifiuti urbani. La bocciatura arriva direttamente dall’Antitrust, che nei giorni scorsi ha inviato una segnalazione non solo alle autorità regionali, ma anche al ministero dell’Ambiente, al sindaco di Roma Ignazio Marino e al commissario delegato per superare l’emergenza ambientale nel territorio romano, Goffredo Sottile. I motivi? Utilizzo eccessivo delle discariche (per il 71% della spazzatura urbana secondo i dati Ispra), raccolta differenziata che stenta a decollare, scarsa concorrenza tra gli operatori del settore, costi elevati per i cittadini. Il risultato è un ciclo dei rifiuti poco efficiente, che rimane un costo economico e ambientale per la popolazione del Lazio, invece di tramutarsi in una risorsa grazie appunto ai capisaldi della politica europea in materia: prevenzione, recupero, riciclo, incenerimento. Così, secondo l’Autorità garante della concorrenza, le regole regionali in tema di spazzatura sono da rivedere; quelle attuali hanno piuttosto favorito lo smaltimento in discarica, che “rappresenta il modello di gestione dei rifiuti meno auspicabile”, perché “non consente alcun tipo di valorizzazione economica” degli scarti. Il Lazio pare quindi agli antipodi rispetto alle migliori pratiche con cui ridurre l’accumulo di sacchi neri nei depositi a cielo aperto. Occorre attivare diverse filiere, sostiene l’Antitrust, aprendosi alla concorrenza. La raccolta differenziata dovrebbe essere la via maestra, perché permette di diminuire la quantità di rifiuti generici e riciclare diversi materiali (carta, plastica, vetro, alluminio) che a loro volta riacquistano un valore di mercato, diventando “materie prime seconde” riutilizzabili nei procedimenti industriali. Da non sottovalutare anche il ruolo degli inceneritori, che consentono di produrre energia elettrica e termica bruciando la spazzatura.

All’opposto, come si legge nella segnalazione dell’Autorità, “la raccolta differenziata non è stata adeguatamente promossa”, mentre la Regione Lazio ha puntato sugli impianti di trattamento meccanico-biologico, penalizzando i termovalorizzatori con un sistema di autorizzazioni “che non consente di bruciare direttamente i rifiuti indifferenziati”. C’è dell’altro. Perché i comuni che conferiscono i loro rifiuti pagano una tariffa definita dalla Regione, basata sui costi dichiarati dalle società che gestiscono discariche e impianti. Pure qui possono esserci “restrizioni concorrenziali”, è il commento dell’Antitrust, perché mancano «determinazioni tariffarie regionali per le centrali di trattamento meccanico-biologico di Ama (l’azienda romana di servizi ambientali, ndr), con possibili conseguenze negative, quantomeno in termini di carenza di controlli, sui costi di trattamento e successivo smaltimento, che Ama ribalta sui cittadini». L’Autorità, quindi, ha sollecitato la Regione Lazio a favorire una gestione più integrata dei rifiuti urbani, attivando tutte le attività previste dalle norme comunitarie. Pronta la risposta della stessa Regione, che ha dichiarato in una nota che i rilievi dell’Antitrust fanno riferimento a regole degli anni passati e al “piano approvato dalla precedente giunta”. L’attuale giunta presieduta da Nicola Zingaretti, prosegue la nota, «è al lavoro per l’aggiornamento e la revisione del piano, così come stabilito dalle normative, per puntare sulla prevenzione e riduzione dei rifiuti, sul loro riuso e riciclo secondo le priorità stabilite dall’Unione europea, dove il ricorso alle discariche tradizionali è da considerare marginale e solamente per i rifiuti inerti provenienti dalla lavorazione degli impianti».

a cura della Redazione

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