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Federlazio-sanità contro Zingaretti, cresce la protesta: servizio garantito solo agli esenti da ticket

federlazioDopo aver proclamato lo sciopero il 22 luglio e dopo che il Tar Lazio ha rinviato al 3 dicembre la decisione sulle nuove tariffe di analisi e risonanza, le Pmi in Sanita’ intendono vederci chiaro sull’utilizzo delle risorse del Ssn.
Lo comunica in una nota Federlazio annunciando ricorso alla corte dei Conti e sottolineando che, nel frattempo, e’ in atto dallo scorso 1 settembre uno sciopero delle strutture sanitarie private accreditate, aderenti ad Ursap-Federlazio, che per protesta hanno deciso di garantire il servizio solo ai pazienti esenti da ticket.
Sciopero che nei prossimi giorni potrebbe allargarsi anche alle altre fasce ed assumere quindi una dimensione totale con conseguenze ben immaginabili per cittadini, pazienti e lavoratori stessi delle strutture.
Numerosi gli interrogativi sorti nell’assemblea svolta tra gli associati Ursap-Federlazio. Se le nuove tariffe non coprono neanche i costi delle strutture private, come possono coprire quelli delle strutture pubbliche? Se il privato accreditato e’ continuamente compresso da tagli in tutta Italia, perche’ il deficit sanitario del Lazio e’ ancora pari a 700 mln di Euro e la spesa sanitaria nazionale continua ad aumentare? La risposta – sostiene Federlazio – e’ semplice: il problema non riguarda gli accreditati ma i capitoli di spesa relativi al funzionamento delle strutture pubbliche, che hanno contribuito nell’ultimo decennio per oltre l’80% all’incremento dei costi del Ssn.
Per questo motivo, le Pmi si chiedono come sia possibile creare nel Lazio ulteriori strutture pubbliche, quali le Case della salute, in aggiunta ai quasi 400 ambulatori pubblici gia’ esistenti, con nuove spese per l’edilizia, per apparecchiature sanitarie, per personale, alimentando il disavanzo regionale, quando gia’ ci sono le strutture private accreditate a disposizione per svolgere tale funzione.
E tutto cio’ in presenza di una norma che fissa la spesa massima per il personale a livello del 2004, che nel solo Lazio eccede di oltre 600 milioni di euro, come rilevato dal Mef nell’ultima verifica sui conti regionali. I limiti valgono solo per la sanita’ privata ma non per quella pubblica? ”Si rende pertanto necessario – dichiara Claudia Tulimiero Melis, presidente Ursap Federlazio – avviare quella ”operazione trasparenza’ che i presidenti regionali hanno sempre annunciato ma mai attuato, dando conto dei costi del funzionamento e di produzione delle prestazioni delle strutture pubbliche. Non possiamo piu’ attendere la spending review, sempre annunciata ma mai attuata”.
”Altrimenti – prosegue la Melis – distruggendo da un lato le strutture accreditate e creando dall’altro nuove ”cattedrali nel deserto’ quali le Case della salute, non si fara’ che ridurre ulteriormente l’assistenza per i cittadini, che saranno privati del diritto alla libera scelta del luogo di cura e costretti a rivolgersi all’intramoenia con costi esorbitanti, oltre ad annientare definitivamente quel tessuto di Pmi in Sanita’ che rappresenta un patrimonio straordinario di professionalita’ e i dipendenti e i collaboratori che vi lavorano ed alimentare ulteriormente i costi della cassa integrazione e cosi’ il deficit pubblico. Per questo motivo, le strutture Ursap hanno deliberato di procedere dinanzi alla Corte dei conti e all’Unione europea”.

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