Il decesso nel carcere di Civitavecchia e la riforma sanitaria non è ancora applicata - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Il decesso nel carcere di Civitavecchia e la riforma sanitaria non è ancora applicata

carcere“Il quattordicesimo dall’inizio dell’anno. Tossicodipendente, in attesa di giudizio, è morto in circostanze non ancora chiarite e lo stillicidio non si ferma”. Lo dichiara il presidente di AssoTutela di Michel Emi Maritato. “La riforma della sanità penitenziaria è un fallimento – continua – la legge 230 del 1999, recepita dalla Regione Lazio nel 2007, non ha prodotto nulla, se non organismi inutili, incarichi e carrozzoni. Sono state trasferite le competenze in materia di salute dall’amministrazione penitenziara alle Asl ma i risultati sono devastanti. Nel 2008 un decreto presidenziale ha dato vita a tavoli e comitati di coordinamento, nel 2009 nel Lazio si è costituito un Osservatorio regionale permanente allo scopo di sanare le disfunzioni. Ma non basta: nella nostra Regione dal 2003, grazie alla legge 31, è stata istituita la figura del ‘garante dei detenuti’ che, nel caso della salute non si capisce bene cosa garantisca”. Il presidente poi si sofferma sulla composizione dell’ufficio del garante: “18 figure professionali stipendiate, 3 volontari e 2 addetti alla sicurezza, per garantire un diritto alla salute che nei penitenziari regionali è l’ultimo ad essere garantito. Risultato tangibile di tale pletora di figure professionali, la Carta dei servizi, pubblicizzata la scorsa estate con grande dispiegamento di mezzi. Quanto è costato tutto ciò? E con quali riscontri? Chiediamo al presidente Zingaretti di chiarirci anche questo mistero tutto laziale”.

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