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Emergenza rom, la grande abbuffata. Bruciati 90 milioni

romaaDSE’ un fiume di denaro bruciato per sanare un’emergenza che non è mai stata sanata, scrive l’autorevole Affari Italiani e ha perfettamente ragione. La soluzione ai nomadi è costata ai romani qualcosa come 82 milioni di euro e spiccioli senza che si riuscisse a dare un senso al problema.  Ma come scrive Francesco Sellari autore della ricerca “Segregare costa”, pubblicata sul portale dei Radicali fainotizia.it, “I soldi vengono in gran parte spesi per l’allestimento e la manutenzione ordinaria e straordinaria, mentre poco o nulla rimane per i percorsi di integrazione sociale”.
Dunque l’emergenza rom è stato un business negli ultimi anni paragonabile ad un’opera pubblica, una piccola metropolitana sulla quale non è salito mai nessuno e nessuno mai ci salirà. Ad ingoiare la cifra spaventosa impegnata dal Comune di Roma e dal ministero dell’Interno per l’emergenza nomadi sono stati i costi di struttura. Un affare che ha pesato per 19 milioni di euro sulla gestione dei campi della vergogna, per 12,6 milioni di euro per gli interventi strutturali per vie d’accesso a casette prefabbricate e container attrezzati; 9,4 milioni che ha preso l’Ama per, pulire e poi ripulire e 8,1 milioni per le bonifiche dei campi.
Ai rom sono rimaste le briciole: 2,4 milioni spesi per supportare le famiglie e 500 mila per l’inserimento, cioè quei progetti di recupero per far sì che possano abiurare al loro stile di vita e diventare cittadini. E sei pensa che la popolazione tra “nomadi stanziali” (un ossimoro imbarazzante) e i nomadi “in transito” nella Capitale supera le 7 mila unità censite nei campi attrezzati e non si sa quanti nei cambi abusivi, l’investimento sociale assume i toni del ridicolo.
La ricerca, nella crudezza dei numeri”, evidenzia come a Roma, l’emergenza rom sia stato un grande affare per i fornitori di servizi e un pessimo intervento sociale, sia per l’impegno nell’inserimento che per ciò che è rimasto dopo cinque anni di amministrazione di centrodestra: una città nella città che vive fuori dalle regole sociali e che genera allarme e preoccupazione nel resto della popolazione. E ora che la città ha svoltato a sinistra, anche gli sgomberi per “togliere la terra sotto i piedi dei rom e sinti”, si sono ammorbiditi e non c’è angolo della città in cui non spunti un campo dove il giorno prima c’era l’erba.
Il paragone con le altre città che gli autori del dossier-studio hanno voluto inserire, evidenzia un ultimo dato: qualsiasi altra politica non basata sulla “segregazione” avrebbe dato frutti migliori e sarebbe costata di meno. Un drammatico fallimento, insomma, costato un patrimonio. Chi ci ha guadagnato?

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