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Comune, rischio default sulla testa di Ignazio Marino

Roma - Aula Giulio Cesare, i consiglieri comunali saranno 48 e non più 60

Roma – Aula Giulio Cesare, i consiglieri comunali saranno 48 e non più 60

Aula Giulio Cesare. Il documento da approvare entro il 30 novembre rivela tutte le tensioni politiche tra sindaco, maggioranza e opposizione. L’opposizione fa il grugno duro e minaccia emendamenti a decine di migliaia sulla bozza di bilancio del 2013 faticosamente elaborata dalla giunta Marino. Tecnica antica di “filibustering” ampiamente adottata anche dalla sinistra nei confronti di Alemanno. L’obiettivo è quello di far sforare alla sua approvazione la fatidica data di fine mese dopo di che il commissariamento si renderebbe necessario. Ipotesi in realtà poco credibile, in primo luogo perché la nuova maggioranza di sinistra cadrebbe su un bilancio che non è nemmeno il suo, ma quello del precedente sindaco. Inoltre, ad esser pratici, per il motivo che nessuno se ne vuole andare a casa dopo una campagna elettorale scarsina di consensi e con i debiti arretrati per farsi eleggere ancora da pagare. Certo, indebolire Ignazio Marino è il vero obiettivo della opposizione ma anche per cavarne, “aummo aummo”, qualche vantaggio.

 

Poi ci sono i partiti della maggioranza che il sindaco ha trattato con ben poco riguardo e ancora in attesa di passare ad un più sostanzioso incasso. Se poi è vero che vespai come quello della Metro C e sprofondi finanziari da miliardari quali quelli di Atac ed AMA Ignazio Marino se li è trovati, è anche vero che questo sindaco par viaggiare ancora con la testa in campagna elettorale, non lesinando proclami su questioni del tutto marginali per la vita dei romani quali il riconoscimento delle coppie di fatto anche gay o l’accoglienza ai rifugiati politici. Non è un caso se l’assessore al Bilancio Daniela Morgante, che sui numeri e suoi soldi non molla proprio, “spiattelli” al sindaco quotidianamente che i guai sono appena cominciati e che esploderanno con il bilancio 2014. Nonostante Marino (un pò come il Berlusconi dei bei tempi) giuri che lui non metterà mai mano alle tasche dei romani aumentando l’Irpef. Nobile intento se intanto di milioni ne scarica altri 300 sul mostruoso debito commissariato della Capitale che in qualche modo romani ed italiani dovranno pur pagare.

Se dunque l’opposizione rumoreggia e si appresta al casino di facciata, è anche vero che Alemanno a Marino gli vuole bene, al punto di tendergli la mano per un leale confronto, ma nelle ultime settimane i suoi hanno messo su una “cagnara d’inferno” bloccando i “responsabili” della destra non ultima la deliziosa Sveva Belvisso che preferisce colpire Marino di fioretto anzichè di ruvido bastone. Eppure timori anche a sinistra ce ne sono per il prossimo anno, perchè un ragionamento insidioso l’ha fatto giorni fa sul Corriere proprio il redivivo Alfio Marchini che la metteva grosso modo così: «E se il Comune di Roma dichiarasse il default che male ci sarebbe? In fondo è successo anche negli States senza tanta cagnara». Anzi, il sempre redivivo Alfio dà per scontato che il buco di bilancio del prossimo anno supererà ampiamente il miliardo contro gli 816 milioni del 2013. Non è proprio uno scenario da scartare questo del default quando il Governo sta mettendo in vendita un pò di gioielli di famiglia, cosa che il Campidoglio nemmeno ha cominciato a pensare. A meno che Marino che tanto ama gli States, non pensi di vendere i Fori completamente pedonalizzati agli Americani.

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