Marino e Zingaretti, due pesi e due misure - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Marino e Zingaretti, due pesi e due misure

marino-zingarettiDue pesi e due misure. Marino e Zingaretti, i media, i poteri forti, la nomenclatura capitolina, il Pd. Un minestrone. Fateci caso, il sindaco è messo in croce per ogni iniziativa,per ogni mossa, per ogni problema, il governatore è quanto meno ignorato, può lavorare (si fa per dire) tranquillo, piazzare amici e collaboratori, assumere, e le critiche anche pesanti dell’opposizioni gli scivolano addosso. E’ una strana situazione che nessuno sembra aver interesse a mettere in evidenza, ma che alla fine danneggia gli utenti, i cittadini. E che fa sorgere una spontanea simpatia per il chirurgo-aspirante politico. Che se la cava malino, per la verità, ma ha veramente contro tutti e neanche un partito alle spalle. Anzi. Meno male che ora c’è un politico di quelli di una volta, Lionello Cosentino, a guardargli le spalle, a spiegargli le geometrie del gioco capitolino, a raddrizzare pericolose derive e tentativi di indipendenza. Il Pd si riprende il Campidoglio, in poche parole, lasciato troppi mesi agli apprendisti stregoni e agli uomini del Sel. Amici si, ma fino a un certo punto. Marino è sacrificabile? Probabilmente sì, anche se c’è una immagine nazionale – anzi, internazionale – da mantenere. Ma la bomba del bilancio può far crollare il palco, la mancanza di trattative con l’opposizione può far incagliare le cose con danni irreparabili. E il governo ha altre gatte da pelare. Bisogna trovare in fretta garanzie e chiudere altrettanto una serie di questioni pericolosissime come gli scandali (vedi Atac) che attraversano tutto il quadro politico. Sullo sfondo, ma proprio sullo sfondo, i problemi di una città allo sbando, dove non succede nulla e l’illegalità la fa da padrona. Povero Marino, che può fare? Si è messo contro i vigili, che fanno solo multe, buone per la cassa. Ma per il resto…
Ma il sindaco è eccentrico, non appartiene alla casta e non è organico alla nomenklatura. Non va difeso, i giornali, tutti schierati, sollevano questioni e lo fanno a pezzi. Zingaretti invece è pura espressione di quella classe dirigente e di potere che governa realmente Roma al di là delle casacche politiche. In Regione fa quello che vuole, i media lo ignorano o si limitano a riportare le sue enfatiche dichiarazioni virgolettate. Senza commento, senza critica. Eppure le cose non funzionano, trasporti, rifiuti, naturalmente sanità. Ma il controllo sulle cose e sulle persone è ferreo. Intreccio d’affari? Disinteresse? Eppure attorno alla Regione si muovono interessi notevoli. Solo sulle assunzioni, sui trasferimenti, sulle nomine c’è qualche sussulto di interesse. Si deve tagliare e Zinga fa il pieno di esterni. E giustifica il tutto sostenendo che attingendo a professionalità di rilievo dal mercato si fa l’interesse del cittadino che ha un servizio migliore. Ma tutti i dirigenti della Regione non sono all’altezza? Che li paghiamo a fare? E il concorso per i manager della sanità? Qualcuno si è indignato per gli imbarazzanti sviluppi della vicenda? Certo che no, i giornali hanno riportato solo le dichiarazioni del governatore. Che sia stato denunciato alla Procura per irregolarità legate al concorso non lo ha scritto nessuno.

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