I librai bussano da Marino: un'alleanza per non morire - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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I librai bussano da Marino: un’alleanza per non morire

Marcello Ciccaglione (Gruppo Arion) guida il gruppo, aAl sindaco una serie di proposte per rilanciare il settore. Balzelli e affitti altissimi soffocano le aziende. Eppure gli esempi francesi e svizzeri potrebbero essere utili

arionProviamo ad immaginare: nel 2030, a Roma non ci sono più librerie. I romani comperano i best-seller nei grandi centri commerciali, e gli altri libri in versione economica tramite internet, li stampano su carta o li leggono direttamente sui tablet. I libri scolastici e scientifici, i vocabolari, non esistono più; anche qui, soltanto e-book e testi scaricati sui tablet. Nella Capitale vengono ancora stampati libri, ma pochi e sovvenzionati, quasi soltanto sulle bellezze artistiche dell’ Antica Roma e del Vaticano. Le poche librerie sembrano botteghe di eruditi antiquari rassegnati a scomparire.

Impossibile prevedere se uno scenario del genere sia pura fantascienza oppure un futuro possibile se non probabile. E’ in ogni caso, ne siamo certi, l’incubo di molti piccoli librai e cartolibrai. A meno di seguire le tracce di alcuni colleghi che hanno saputo innovare, per esempio – a Roma – di uno come Marcello Ciccaglioni, che ha creato le librerie Arion, venti punti di vendita che danno lavoro a 120 persone – “librai” anche se dipendenti, precisa lui – e propongono circa 150mila titoli. Un uomo, lo dice chiaramente, deciso a inventarsi di tutto pur di impedire che le librerie muoiano.

“Le idee, a me ma anche a qualche altro collega, non mancano – dice al Corriere di Roma -. Ho chiesto al sindaco Ignazio Marino un incontro, per illustrargli la situazione dei librai, che nella Capitale è particolarmente critica per vari motivi, dai balzelli che gravano sui commercianti, non solo i librai, agli affitti ormai altissimi nel centro di Roma, dove le librerie purtroppo chiudono mentre sarebbero invece elementi preziosi di aggregazione. Purtroppo il nostro primo cittadino si trova a gestire una fase molto difficile e non ha ancora potuto ricevermi. Spero però che possa avvenire presto”.

Ciccaglioni non entra nei particolari di ciò che dirà a Marino, ma vista la sua attenzione per quanto accade nel campo delle librerie e della cultura in altri Paesi potrebbe forse segnalargli ciò che accade a Ginevra. Qui, il Comune e il Cantone hanno appena pubblicato un bando per assegnare alle librerie indipendenti delle “borse di studio”
(dell’ammontare da duemila a diecimila franchi) per utilizzare per la modernizzazione dei punti vendita e l’organizzazione di iniziative (presentazione di libri, incontri-dibattito con scrittori e così via) che permettano ai librai di mantenere viva la loro “mission” che è quella di animare il mondo culturale anche con iniziative che abbiano ricadute commerciali. I “progetti culturali” presentati dai librai saranno valutati anche sotto il profilo economico e il finanziamento sarà rinnovabile anche in base al bilancio presentato, e verificabile, ogni anno.

Ancora più interessante – e in questo caso il sindaco di Roma potrebbe e dovrebbe porre il problema alle istanze nazionali – quel che avviene in Francia, dove per la modernizzazione delle librerie indipendenti il ministero della cultura ha avviato un piano del costo di 19 milioni di euro e iniziative analoghe sono state prese anche in alcune regioni. La Francia dispone del resto fin dal 1981 di una legge, la Loi Lang, che garantisce i rivenditori di libri mettendoli al riparo in particolare dagli sconti “selvaggi” (che sono limitati al 5%) che possono essere praticati dai centri commerciali e dai supermercati.

Attualmente, in Francia, la vendita di libri avviene per il 25% attraverso grandi imprese culturali (come la Fnac), il 20% attraverso i supermercati , un altro 20% attraverso le librerie indipendenti. Internet, soprattutto attraverso Amazon, ha il 25% del mercato. Finanziamenti sono stati concessi alla librerie indipendenti per organizzarsi in modo da vendere via internet, ma la concorrenza con Amazon rimane impari: Amazon prende infatti a proprio carico le spese di spedizione mentre alle librerie indipendenti è vietato farlo, per cui il prezzo di vendita dei suoi libri è sempre più basso di tre-quattro euro. Di qui la richiesta degli indipendenti al governo di abolire le “frais de port”. Carlo Rebecchi

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