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Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Famiglie e pazienti contro la chiusura dell’Oncologia Geriatrica del Regina Elena

reg1-300x187«Sbigottiti e disorientati dopo la notizia dell’imminente soppressione del reparto di Oncologia Geriatrica presso l’Istituto Regina Elena di Roma». I pazienti oncologici e le loro famiglie si mobilitano in massa per opporsi a «una determinazione organizzativa tanto improvvida quanto priva di alcuna obiettiva e sostenibile motivazione di efficienza e razionalità gestionale». Nei giorni scorsi una delegazione di pazienti oncologici e loro familiari ha depositato presso la direzione sanitaria del nosocomio «centinaia di firme già raccolte in sole poche ore a sostegno dell’iniziativa spontanea di protesta contro la chiusura del reparto» che grazie a tre medici «coadiuvati da un volontario esterno, da circa quattordici anni provvede ad assicurare visite e terapie a migliaia di malati di cancro», si legge in una nota. La decisione dell’azienda ospedaliera «comporterà la destinazione dei medici e la redistribuzione dei malati ad altri reparti del medesimo ospedale – spiega la nota – con l’inevitabile conseguenza di troncare fatalmente quell’esclusivo e irripetibile rapporto di fiducia e di stima tra medico e paziente che, soprattutto nel caso della malattia oncologica, rappresenta un fattore imprescindibile per il successo di qualsiasi terapia. Appare arduo, se non impossibile, comprendere le autentiche finalità di questa parziale riorganizzazione interna dalla cui attuazione non deriverà alcun obiettivo e concreto vantaggio nè in termini di risparmio ed economicità di gestione nè in termini di efficienza funzionale poichè essa non determinerà alcuna riduzione di personale, non modificherà responsabilità mai riconosciute, non determinerà riduzione di posti letto (di cui la struttura, peraltro, non dispone) e, fortunatamente, non ridurrà l’attività ambulatoriale». «In conclusione, non resta che chiedersi se all’origine di questa scelta risieda non tanto un sia pur vago e indefinito intento strategico di ottimizzazione gestionale quanto piuttosto un goffo tentativo di incongrua interpretazione di presunte normative vincolanti poste artificiosamente a paravento di una ben più grave e occulta volontà di comprimere definitivamente la funzionalità di una struttura sanitaria di rara ed esemplare efficienza a discapito dei diritti dei malati e della dignità di coloro che, con dedizione, continuano a sacrificare la propria vita per curarli», conclude la nota.

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