"Il libraio è l'amico dei lettori" - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

“Il libraio è l’amico dei lettori”

Parla la direttrice della Libreria Arion di Prati

arion_pratiMarcello Ciccaglioni, il “patron” delle librerie Arion, lo ripete in ogni occasione. “Vendere libri non è come vendere qualsiasi altra cosa. E’ un lavoro speciale. Altrove ci sono i commessi. In libreria ci sono librai”. Verità che uno di questi librai – “che sono indispensabili,  perché ve lo immaginate cosa sarebbe Roma, o qualsiasi altra città, senza librerie, teatri e cinema, cioè CULTURA? Un vuoto assoluto!” – conferma al Corriere di Roma: “Proprio così: vendere libri è una passione, un modo di comunicare con gli altri, di mantenere viva la cultura” dice , o  muovendosi tra le pile di libri – qui la saggistica, là i libri di politica, laggiù in fondo l’ampio spazio dei libri per bambini e ragazzi – che “animano” la libreria” spiega Carla Scarozza, direttrice della libreria Arion Prati, da sedici anni “nel mestiere”.

Lo scorso anno, oltre ai libri “di carta”, nelle librerie Arion c’erano anche quelli elettronici, gli e-book, che si leggono sugli e-reader, dei tablet. Un esperimento durato poco più di un anno e poi accantonato  perché chi ama leggere alla fine “sente il bisogno” della carta, di rileggere qualche riga della pagina precedente, di soffermarsi su una pagina in precedenza sottovalutata. “Gli e-book – prosegue – non hanno bisogno dei consigli dei librai. Sono adatti a chi deve consultare testi tecnici, non a chi legge per provare sensazioni e un po’ sperduto davanti al grande numero di titoli presenti in una libreria, del libraio ha bisogno. Per un suggerimento, un consiglio”.

Molti frequentatori abituali di librerie, spesso, non cercano nemmeno più di scoprire da soli loro il libro da leggere. “Entrano, si mettono a parlare con noi, come tra vecchi amici, e dicono: oggi sono di buon umore, oppure il contrario. Poi aggiungono: oggi vorrei qualcosa di così e così, che cosa potrei leggere?” dice Carla, per la quale questi clienti “sono per i librai la più grande delle soddisfazioni”. Perché entrare in sintonia con i lettori di libri “richiede un lavoro che si sopporta solamente se c’è la molla della passione. Il lavoro di libraio, a tutti i livelli, assorbe infatti completamente”. C’è il lavoro di routine, registrare i libri in arrivo, quelli in uscita da rispedire agli editori, organizzarne la presentazione nella libreria.

Ma soprattutto c’è la necessità di essere informati sui libri in uscita, di tentare di capire quelli che interesseranno ai clienti, che sono diversi secondo i quartieri della città. “Qui a Prati ci sono molti professionisti, magistrati, avvocati, che hanno interessi diversi da quelli che si notano in altre zone della città. Il mio compito è fare in modo che trovino negli scaffali il maggior numero di libri di loro interesse”. Per questo le giornata lavorative dei librai non hanno nulla a che vedere con quelle, per esempio, dei ministeriali. “Lavoriamo 10-12 ore al giorno, molti giorni anche di sera, e per aggiornarci leggiamo, leggiamo”. Quanto? “Io almeno quattro o cinque nuovi libri la settimana”. Quando? “A casa, nei momenti liberi”.

E in vacanza. “Anche mio marito – dice con un sorriso – è libraio. E così, quando andiamo da qualche parte, le compagnie aeree fanno un bel guadagno: in media portiamo con noi una quindicina di chili di libri”. Del resto, alla passione non si comanda. Carla Scarozza fa questo mestiere come detto da quattordici anni (all’inizio la sua passione erano i libri per ragazzi…) e come il fondatore della Arion, che cominciò a vendere libri sulle bancarelle di piazza Esedra all’età di quindici anni, è cresciuta “con l’esperienza, leggendo i libri e parlando con i clienti”. Con Ciccaglioni, una forza della natura piena di entusiasmo e sempre alla ricerca di novità che aiutino a diffondere la lettura e la cultura, lavora da sei anni. “Esaltante”, dice.

La crisi, in ogni caso, si fa sentire con forza anche sulle librerie: “subiamo la crisi generale, come tutti, ma anche la crisi derivante dall’espandersi dell’uso di Internet”, precisa. E così il libraio è costretto a iniziative nuove. La Arion, per esempio, cerca il più possibile di organizzare nelle proprie sedi incontri tra lettori e scrittori, i primi fanno domande i secondi spiegano le loro opere e firmano autografi. E lavora insieme con le associazioni cinematografiche e teatrali, perché libri, cinema, teatro, fotografia “sono una cosa sola. Cultura”.

Quando siamo andati a conoscere Carla Scarozza a Piazza Cavour, nel vicino cinema Adriano proiettavano i film “Il lupo di Wall Street” e “The butler”. Titoli esposti in bella vista appena dentro la libreria. “Molti di coloro che vanno al cinema sono magari in anticipo e, nell’attesa, entrano da noi. Capita anche che siano curiosi di vedere la differenza tra il film e il libro, che magari comprano”. Ma si va anche oltre. Grazie ad un accordo con l’associazione delle sale cinematografiche, “le coppie che si presentano al botteghino con lo scontrino dell’acquisto del libro che vogliono vedere pagano un solo biglietto, invece di due”.

C’è poi, da parte dei librai, un’altra grande soddisfazione: la scoperta del libro che piace. In Italia  ci sono molti piccoli editori, alcuni di grande qualità, che senza il “fiuto” di qualche libraio non riuscirebbero mai ad emergere. “Noi – dice la direttrice della Arion Prati – abbiamo ‘scoperto’  e sostenuto piccole case editrici che altrimenti, forse, non sarebbero riuscite ad emergere. Penso a Iperborea, fondata da una signora milanese che a Parigi si era appassionata agli scrittori nordeuropei  di cui, di ritorno in Italia, non riusciva più a trovarne i libri.  Così si è messa a stamparli lei, che ora ha appena presentato un libro bellissimo, “La casa della moschea”, scritto da un iraniano trapiantato nel Nord Europa. Ma penso anche a un editore romano, molto raffinato, quale “L’Orma”. Perché saremo pure davanti al successo di Internet, “ma non c’è libreria che non si veda consegnare da qualche cliente un manoscritto”.   Carlo Rebecchi

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