IL CASO/1 – Guerra di nervi tra Regione e S.Lucia. Ci penserà la magistratura? - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

IL CASO/1 – Guerra di nervi tra Regione e S.Lucia. Ci penserà la magistratura?

propcuras-della-ropel“Spettabile struttura, con la presente si comunica la valorizzazione dell’importo della rata di acconto per la fattura da emettere nel mese di gennaio 2014: euro 2891659,49. Cordiali saluti.”. Gelido, imbarazzante stile burocratico. Due righe per comunicare alla Fondazione S.Lucia Irccs il “limite massimo fatturabile per il gennaio 2014.” Una mail arrivata alle 17.45 del 31, ultima frazione di giornata di un mese nel corso del quale l’Istituto di via Ardeatina aveva cercato invano di trovare un’intesa con la Regione. Che da un lato suggeriva l’apertura di un tavolo negoziale (di slittamento in slittamento siamo arrivati ad una convocazione il 7 febbraio) e dall’altro attraverso la Asl invitava la Fondazione a sottoscrivere anticipatamente un accordo capestro. E’ una guerra di nervi che qualcuno sta portando alle estreme conseguenze, evidentemente. E che va spiegata. La cifra perentoriamente indicata dall’Ufficio Regionale di supporto Area Risorse Finanziarie, Analisi di bilancio e contabilità analitica e crediti sanitari ( talvolta anche queste evidenziazioni servono, tutte queste parole per identificare un’ufficio) è di un terzo inferiore a quella faticosamente strappata nel 2010 (4.201.000) e riporta ad una valutazione tariffaria di almeno dieci anni fa. Tutto questo nonostante le sentenze di Tar, Consiglio di Stato che confermano la congruità delle posizioni tariffarie rivendicate dalla Fondazione. Qualcuno – magari la Procura della Repubblica – dovrà individuare i responsabili di questa persistente anomalia nel rapporto tra Regione e S.Lucia e riportare le cose ad un ragionevole corso. Ma per ora la situazione è drammatica. Se l’Istituto di via Ardeatina spende per l’eccellenza di ricovero-cura-ricerca che le universalmente riconosciuta (oltre che dalle sentenze da una graduatoria nazionale che vede la Fondazione seconda dopo il S.Raffaele di Milano) più di quanto la Regione corrisponde è ovvio che si trovi con le spalle al muro. Tutto ricade sulle migliaia di pazienti che frequentano quotidianamente la struttura. In questo momento non ci sono soldi in cassa, i dipendenti si preparano a reagire. La mossa successiva sembra quasi inevitabile. Se l’Istituto non può’ – e non vuole chiudere – la controparte deve fare necessariamente un passo indietro. Ci penserà la magistratura a dare una mano?

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