Una città di invisibili che sfugge al controllo - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Una città di invisibili che sfugge al controllo

Duemila piazzati dalla Comunità di S.Egidio in roulotte parcheggiate ovunque, almeno altri seimila infilati in ogni anfratto disponibile, in sistemazioni di fortuna in centro come in periferia. Illegalità di massa tollerata, consentita, addirittura suggerita e offerta come soluzione di vita

roulotte 1-2Esodati, immigrati, clochard, sfrattati, sbandati di ogni tipo. Una città intera di  “invisibili” che popola la città eterna, infilandosi in ogni anfratto, in ogni buco disponibile, in centro e in periferia.  Pare siano almeno in ottomila a vivere in sistemazioni di fortuna. Chiamarli senza tetto può apparire fuorviante, sono decisamente altro. La tragica vicenda di qualche giorno fa, al Gianicolo, dove un indiano disturbato nella “sua” roulotte ha ucciso con un cacciavite un giovane colpevole di avere lo stereo della macchina ad un volume insopportabile, ha posto improvvisamente sotto i riflettori un aspetto per certi versi inedito, sconosciuto all’opinione pubblica, quello del popolo delle roulotte. Roulette di disperati, piazzate in posti strategici fino a far diventare Roma una città dormitorio a sua insaputa. Certo, tutti hanno più o meno fatto caso, nel corso dei mesi, a questa o quella roulotte scalcinata, piazzata ai margini di una aiuola, in un piazzale, su uno spartitraffico abbastanza largo, ma pochi avevano messo a fuoco il fenomeno sociale che i giornali, in questi giorni, hanno a volte impietosamente illustrato. La presenza di quelle case-mobili trasformate in abitazioni stanziali con una  semplice operazione, quella di togliere le ruote non è casuale né episodica. Risponde ed è effetto di una precisa strategia assistenziale, sono circa duemila i senza tetto che vivono nei camper regalati dalle associazioni, c’è la regia della potente comunità di S.Egidio. Che ne ha regalato una ventina e altre le ha “veicolate” ai più bisognosi. Legittima e lodevole operazione spalmata su tutta la città. I rom e i rumeni sbandati vivono sotto i cavalcavia in case di cartone, o sugli argini del Tevere, gli inquilini dei camper hanno una visione diversa della vita e c’è chi in qualche modo cerca di pensare alla loro sopravvivenza. Anche se potenti, introdotti e autorevoli comunque privati. S.Egidio e soggetti satelliti hanno la forza anche contrattuale di porre e imporre soluzioni di fronte alla incapacità della Amministrazione di provvedere in qualche modo, organicamente. Un autorevole quotidiano pubblica una mappa delle strade3 che ospitano le roulotte dormitorio, ne indica addirittura tredici, evidentemente ben identificate,  da Piazzale del Verano a via Ramazzini , a Via Garibaldi, a viale dell’agricoltura, a via Quasimodo.Il fenomeno è inquietante e cresce di giorno in giorno. Sono storie difficili, pesanti, stringe il cuore leggerle. Dormire in strada, perché questo alla fine significa implica una presunta, auspicata “temporaneità”, non può essere considerata una situazione permanente. E’ gente che cerca di sopravvivere, di mantenere decoro e dignità, di continuare a lavorare. Ma la precarietà, la provvisorietà implica anche altre considerazioni che tolgono all’argomento quella equivoca patina di romanticismo deamicisiano. Prendiamo la impressionante sequenza di roulotte – alcune in buone condizioni, altre cadono a pezzi – disciplinatamente collocate in fila sull’aiuola spartitraffico di via Ramazzini, tra la Croce Rossa e il lungo muro del Forlanini. Sono otto, accanto a loro c’è una vecchia automobile bianca adibita allo stesso utilizzo. E’ un agglomerato, un condominio in orizzontale.  Va detto, non potrebbero stare lì stabilmente, violano una serie  di norme precise, sono prive di determinati permessi. In sostanza, non sono agibili, è una questione di igiene, di degrado, di ordine pubblico di sicurezza. Usiamo un altro termine. Tutto questo è illegale. Ma comodo. L’assessore alle politiche sociali del Campidoglio, Rita Cutini, è legata a filo doppio a S.Egidio. Basta per giustificare tutto questo? O non si dovrebbero mettere in atto delle linee d’azioni chiare, trasparenti, legali per contenere il fenomeno. C’è modo di regolarizzare queste situazioni? Dire che quel ragazzo l’altra sera al Gianicolo non sarebbe morto se nei pressi non ci fossero stati quella roulotte e quell’indiano con il suo carico di disperazione, di tensione, di frustrazione porta dalla parte sbagliata. Molto meglio cercare di uscire dal tunnel con delle ipotesi  di soluzioni percorribili. Giulio Terzi

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