La sanità “religiosa” è alla canna del gas - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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La sanità “religiosa” è alla canna del gas

fatebenefratelliLa sanità “religiosa” è alla canna del gas, si sente dire, e non è una battuta. A Roma e nel Lazio la situazione è particolarmente delicata. I lettori ricorderanno lo scandalo dell’Idi, con l’Istituto  sull’orlo della bancarotta fraudolenta con l’arresto del “fratone” che, quando aveva bisogno di contanti, prendeva una busta della “monnezza” , prelevava da tutti gli uffici senza rilasciare nessuna ricevuta, infilava nel sacco e se ne andava. Proprio sull’Idi sono dovuti intervenire il Presidente della Repubblica  Napolitano, l’allora Presidente della Commissione Sanità del Senato Marino, il suo vice Gramazio, l’allora Sindaco di Roma Alemanno e i segretari generali di tutte le organizzazioni  sindacali. Si arrivò al punto che, da Oltre Tevere,  venne deciso lo scioglimento e il commissariamento dell’Ordine dei Frati dell’Immacolata (gestori dell’Istituto) che, ad ogni livello, furono esautorati anche dal controllo e gestione del gruppo Idi  con l’arrivo di un commissario nella persona di un Cardinale di Santa Romana Chiesa e un vice nella persona del Presidente del Bambino Gesù, Prof. Giuseppe Profiti (la gestione dell’ospedale pediatrico, che gode dell’extraterritorialità, tra le strutture religiose è l’unica a non essere, per  nostra fortuna, alla “canna del gas”).
E che dire invece dell’Ospedale Cristo Re, indebitato con i fornitori e con  lo Stato a tal punto da doversi affidare al gruppo privato Giomi s.p.a  che ad oggi sta ancora studiando (e scoprendo) i debiti delle “suorine” titolari della convenzione. Nella passata settimana poi, prepotentemente, si presenta all’opinione pubblica l’emergenza dell’Ospedale Fatebenefratelli all’Isola Tiberina. L’Ospedale, conosciuto ed apprezzato da tutti i cittadini del centro storico della Capitale, “vanta” un debito annuale di oltre 270 milioni di euro ed al personale medico e dirigente i  religiosi hanno prelevato il 15% dello stipendio, ma ciò ovviamente non basta per riportare in pareggio ed a “tenere a galla” l’ospedale che naviga  al centro del Tevere. Ma non è finita. Alla gravissima crisi non sfugge il Policlinico Gemelli (quello che a Roma viene chiamato l’Ospedale dei Papi), che vanta un credito nei riguardi della Regione Lazio di 590 milioni di euro, credito mai riconosciuto dall’allora Presidente Polverini e che ha portato alla creazione di un contenzioso senza fine.Un’altra struttura religiosa è quella che ci piace chiamare “l’Ospedale di Alberto Sordi”, il Campus Biomedico.  Nata a Trigoria e di proprietà dell’Opus Dei, vanta ancora, nei riguardi della Regione Lazio, l’assegnazione di un Pronto Soccorso da inserire nel sistema dell’emergenza e chiede anche l’assegnazione di altri 250 posti letto (mai concessi, fino ad oggi, da nessun Presidente della Regione Lazio).
Tutte queste strutture – ricche di professionalità e di attrezzature di prim’ordine – sono di proprietà di ordini religiosi che non riescono evidentemente a gestirle con capacità manageriali adeguate. Sono alla canna del gas, appunto. Ma non possono non essere salvate. Il Corvo

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