L'utopia della differenziata - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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L’utopia della differenziata

In una situazione completamente fuori controllo, sommersi dai rifiuti Marino favoleggia di un obiettivo 65% . Realisticamente i minisindaci alzano la voce, non nascondiamoci dietro i Cerroni e i macro-problemi di gestione. I romani spesso sono maleducati e incivili, gli operatori non rispettano orari e giorni stabiliti. E di multe - da 50 a 500 euro - nemmeno l'ombra

Raccolta-differenziata“Superare l’emergenza”. Il leit-motiv della politica sul tema rifiuti è lo stesso da tempo, eppure nelle strade di Roma i cassonetti stracolmi e i sacchetti sparsi rischiano di diventare parte del panorama urbano. E mostrano un sistema che va in tilt non appena si ferma un impianto di trattamento, con i mezzi dell’Ama costretti a stoppare la raccolta e lo spazzamento. Otto mesi dopo la chiusura della discarica di Malagrotta, e a un anno dall’elezione di Ignazio Marino, il Campidoglio ci riprova con il ‘porta a porta’ esteso ad altri 5 Municipi. Si comincia nei prossimi giorni. L’obiettivo è una differenziata che si schiodi dal 30%, per raggiungere le medie nazionali ed evitare procedure d’infrazione firmate dall’Unione Europea. Perché nella Capitale delle emergenze i parametri comunitari, dal 2003 ad oggi, non sono mai stati rispettati.
In realtà, a guardare le cifre, la Città eterna non ci si è mai neppure avvicinata. Dovremmo viaggiare sui 60 punti percentuali di materiale da riciclare, invece la punta massima toccata nel 2013 è stata del 38%. Dieci anni fa si partiva dall’11%: solo 19 punti in più in 120 mesi. Una situazione che rasenta l’illegalità, come denunciato dai Radicali che hanno presentato un esposto alla Corte dei Conti. L’associazione parla di un presunto danno erariale di oltre 100 milioni di euro, causato da 3 fattori: gli extra costi per il conferimento in discarica; le maggiori spese sostenute per la tariffa di smaltimento, meglio conosciuta come ecotassa; le ulteriori uscite di circa 40 milioni di euro, necessarie al trasferimento fuori regione della ‘monnezza’, dopo la chiusura di Malagrotta e l’arresto del ras Manlio Cerroni.
Lo stop era stato salutato come una vittoria. Da allora però nessun nuovo impianto programmato e una raccolta differenziata che non decolla in alcuni quartieri, mentre in altre zone si parte solo in questi giorni. Senza dimenticare una dipendenza dalle strutture fuori regione, che mette in crisi l’intero sistema. Per questo, ogni volta che un tmb fuori provincia si ferma per un problema tecnico, Roma rischia il collasso: i sacchetti invadono le strade, dalla city alla periferia. È successo anche a metà maggio, con l’Ama impotente che riesce solo a dire: “Se i cassonetti sono pieni, non lasciate la vostra immondizia”. Gli impianti si fermano, i cumuli crescono. E avanza lo spettro della Napoli 2008. “È davvero questa la Città eterna?”, si domanda una famiglia cinese, abituata a usare le bottiglie di plastica per salire sulla metropolitana di Pechino.
La soluzione temporanea dell’amministrazione è di requisire, con un’ordinanza, gli impianti di Cerroni per altri 4 mesi. Intanto a palazzo Senatorio si studia il progetto per costruire 2 impianti di biodigestori e si tratta con il Vaticano l’acquisto di alcuni terreni per smaltire i rifiuti. Non basta però. In primis, dicono i minisindaci, bisogna superare i limiti della differenziata. Sabrina Alfonsi, presidente dem del I Municipio, non le ha mandate a dire e ha alzato la voce contro gli operatori e i concittadini maleducati. Troppi, infatti, non rispettano gli orari o i giorni stabiliti. Tutto favorito da controlli assenti: di multe, da 50 a 500 euro, nemmeno l’ombra.
Con questi presupposti parte la raccolta in altre 5 circoscrizioni: XII e IV saranno le prime; poi, dopo l’estate, toccherà al XIV, VIII e X. Mentre nei territori in cui lo stesso sistema è entrato in funzione lo scorso anno, dal Torrino a Casalotti, si va a corrente alternata. In altre zone, invece, i residenti non hanno ancora ricevuto il kit necessario a differenziare. E ancora: i mezzi Ama che si vedono di rado. Per questo, almeno all’inizio, la società comunale lascerà per strada i cassonetti. La promessa è di arrivare a regime entro settembre.
Intanto non si ferma il caro bolletta. Perché a dispetto di una città sporca e turni di spazzamento invisibili, i romani saranno costretti a pagare di più per raccolta e trattamento rifiuti. Lo stabilisce la delibera 48, propedeutica al bilancio 2014, approvata ad aprile dalla giunta Marino. Un piano finanziario da 700 milioni di euro, che aumenta di 38 milioni rispetto l’anno scorso. Incrementi necessari a far partire i camion verso il nord. Circa 12 milioni saranno recuperati dall’evasione, 13 saranno a carico dei cittadini e altrettanti per i commercianti. Cinque le scadenze fissate per il pagamento: 23 e 30 giugno; 7, 14 e 21 luglio. Una famiglia di 3 persone in una casa di 80 metri quadri dovrà sborsare circa 300 euro; un nucleo di 4 unità, in un appartamento di 100 metri quadrati dovrà sganciare circa 70 euro in più.
E se non bastavano le parentopoli, le foto dei maiali tra l’immondizia e gli spazzamenti inesistenti, sulla municipalizzata dell’ambiente cade un’accusa che ha del paradossale: la società comunale sporca. Lo scrive a chiare lettere, in un’interrogazione, il deputato Pd Michele Anzaldi. Il parlamentare dem parla delle 20 mila copie di AmaRoma, un “mensile ignorato dai romani e che rappresenta un aggravio per gli addetti alla raccolta”. Senza dimenticare che le pagine sulle squadre di calcio della città “nulla c’entrano con la mission aziendale”. Un’altra tegola, come se non ce ne fossero già a sufficienza.
Marino non si scompone di fronte agli scatti pubblicati quotidianamente dai giornali. Dalle pagine del Corriere della sera, il sindaco promette ancora: “Nel 2016 arriveremo al 65% di differenziata. Voglio un ecodistretto per trasformare in ricchezza i rifiuti”. Mentre il premier Renzi ricorda che “tutti devono fare il salto di qualità oppure l’infrazione la fanno prima verso i cittadini, poi nei confronti dell’Europa”. Poi la pesante accusa: “Resta la mancanza di strategia”. Lo dimostrano le strade sporche, in almeno una decina di quartieri. L’immagine di un sistema fragilissimo che rischia in qualsiasi momento il cortocircuito. La fotografia di un’emergenza.

Santo Iannò

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