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Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

FREGENE/Arriva l’ok del Consiglio di Stato sui chioschi

chiosco_fregeneMare di Roma, ora si fa sul serio. E senza quella serie di strani nastri rossi e bianchi che hanno dato una nota bizzarra ad alcune spiagge attrezzate di Focene, Fiumicino e Fregene. Con una sentenza inoppugnabile e persino leggibile ai non addentro al linguaggio giuridico, la Sesta sezione del Consiglio di Stato pone fine all’annosa questione delle concessioni demaniali che hanno portato la Procura di Civitavecchia a ordinare “in via cautelativa”, il sequestro di una serie di strutture delle spiagge attrezzate che hanno fatto innamorare i romani. Ora si attende solo che il procuratore capo di Civitavecchia, Gianfranco Amendola, già pretore di ferro per l’ambiente a Roma, di disposizione affinché la solerte Capitaneria di Porto di Fiumicino, tolga quella serie di nastri colorati che sole, vento e bagnanti hanno calpestato e deriso nelle ultime due settimane.
Ha vinto l’estate e ha vinto il mare. La storia di disordinata burocrazia con il Comune di Fiumicino che nel 2002 stipula un convenzione per le concessioni delle spiagge attrezzate, poi messa in dubbio da una sentenza del Tar del 2012 e quindi all’origine dei sequestri della Procura di Civitavecchia, si può dire conclusa. Il Consiglio di Stato non solo ha deciso che le spiagge attrezzate hanno pieno titolo, ma è anche entrato nel merito delle concessioni demaniali, ribadendo che la convenzione con il Comune di Fiumicino è di diritto e di fatto corretta e coerente con la frizione pubblica della spiaggia libera, in cui è possibile “il noleggio delle attrezzature balneari” e che i servizi come docce, camminamenti, bagni, assistenza a terra e salvataggio, costituiscono un onere per il Comune. Quindi, la concessione, fa risparmiare denaro all’amministrazione e garantisce in cambio dell’installazione dei chioschi, qualità dei servizi in spiaggia, accessibilità e libera fruizione.
Non solo gli appassionati del Fregene style hanno passato tre settimane in spiaggia calpestando involontariamente i nastri della Capitaneria di Porto posti sulla sabbia, ma un intero sistema economico stagionale ha rischiato di andare in tilt. Tra fornitori e dipendenti, l’economia “estiva” di Fregene, Passoscuro e Fiumicino ha rischiato di saltare. La sentenza del Consiglio di Stato discussa il 4 marzo scorso e pubblicata il 305 maggio, chiarisce ogni dubbio.
Per gli appassionati di diritto, la copia integrale della pronuncia dei massimi giudici amministrativi, costituisce anche un precedente significativo. All’origine del contenzioso, infatti, c’è una denuncia di una privata cittadina che ha avuto la fortuna di avere in concessione una delle meravigliose casette di Passoscuro. Ebbene, il caso giuridico nasce proprio da un contenzioso di questa persone che si è sentita danneggiare il suo bene da alcuni lavori di uno dei vincitori del bando del Comune che aveva modificato l’aspetto esteriore del chiosco, lo aveva spostato per non danneggiare la duna e installato pedane per l’accesso ai disabili, coprendo la vista del mare. Insomma, la spiaggia a attrezzata avrebbe tolto la vista del mare alla signora, non proprietaria dell’immobile, ma anche lei concessionaria di un bene dello Stato “in diretta contrapposizione alla fruibilità collettiva dell’arenile. In sintesi: già la signora gode di una concessione e fruisce di un bene demaniale, ma arrivare a protestare perché un Comune dia in concessione un pezzo di spiaggia e garantisca servizi a costo zero per migliaia di persone, è decisamente troppo. E non a caso scrivono i giudici: “Lo stato dei luoghi demaniali contestati va considerato nella sua funzionalità piuttosto che nella sua materialità, non risultando da alcuna parte che l’amministrazione abbia concesso alla ricorrente un uso eccezionale alla visuale libera al di fuori della normale destinazione del muretto dogato a delimitare il bene concesso”. Mancava solo che invitassero la signora a ringraziare il Signore la concessione che le consente l’uso di una casa in riva al mare, invece di presentare ricorsi degni della migliore tradizione borbonica. Anche perché se qualcuno dovesse mettere il naso in quelle concessioni ci sarebbe da sorridere.
Ora rimane un problema. Visto che la concessione è stata sempre accetata dagli organi di controllo (Capitaneria, Finanza) per 12 anni, chi pagherà i danni economici e morali degli imprenditori del mare?

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