Cartelloni, addio a pubblicità che usano il corpo delle donne. Marino: “Non tollerabile in società inclusiva”
Stop. Basta a doppi sensi, corpi di donna sensuali, vincite facili. Sui muri di Roma non ci sarà più spazio per cartelloni così: manifesti banditi da un emendamento inserito nel nuovo Prip, il Piano regolatore degli impianti pubblicitari, approvato qualche settimana fa dall’assemblea capitolina e sul quale Ignazio Marino gioca anche una partita simbolica. “Nessuna pubblicità potrà usare il corpo della donna come messaggio commerciale a solo scopo di propaganda – aveva spiegato nei giorni scorsi il sindaco Ignazio Marino – . Non si tratta di essere bacchettoni ma è una scelta di civiltà”. Idea che è stata riportata fedelmente nell’articolo 12 del regolamento:: “È vietata l’esposizione pubblicitaria il cui contenuto contenga stereotipi e disparità di genere, veicoli messaggi sessisti, violenti o rappresenti la mercificazione del corpo femminile. È altresì vietata l’esposizione pubblicitaria il cui contenuto sia lesivo del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso, dell’appartenenza etnica, dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, delle abilità fisiche e psichiche”. Così oltre alle regole del codice della strada e al pagamento delle tariffe comunali, le ditte di affissioni dovranno stare attente anche ai contenuti dei cartelloni che decideranno di attaccare in giro per la Capitale.I n caso di gravi violazioni, il contratti potrà anche essere stracciato. Il controllo, infatti, non sarà “ex ante” ma “ex post”. Il Campidoglio spera che già il nuovo regolamento valga da “dissuasore” per quegli slogan e quei claim più equivoci. Sarà il “Gran giurì della pubblicità”, un organo arbitrale istituito dal Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale, a decidere se multare o rimuovere i manifesti. “Le associazioni di settore incontrate hanno accolto favorevolmente la nuova disciplina – ricorda l’assessore a Roma produttiva, Marta Leonori – La nostra città rifiuta qualsiasi tipo di discriminazione sia di genere, sia per le libertà civili e religiose e con questa regola testimonia questo suo carattere”. Per Marino scelta inevitabile, perché “questo atteggiamento non è più tollerabile in una società moderna e inclusiva”.
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