Sanità, Zingaretti salva l'ospedale di Monterotondo non Amatrice | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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L’ospedale di Monterotondo si salva, quello di Amatrice no. Zingaretti sotto accusa

ospedale monterotondoC’è chi può e chi non può, direbbe Totò. Se per Monterotondo il destino ha riservato la sorpresa, con la salvezza dell’ospedale, lo stesso non può dirsi per Amatrice che rischia di perdere il suo presidio sanitario. “Siamo lieti di apprendere dal capogruppo Pd, Marco Vincenzi, che il Gonfalone di Monterotondo non verrà declassato in quanto riconosciuto come presidio di area disagiata”, spiega il consigliere regionale di Forza Italia, Antonello Aurigemma. A lasciare perplessi la scelta di far annunciare la buona nuova a un esponente del Pd e non dal responsabile della sanità, né dal commissario. Ma i dubbi sono altri: “Come fa una struttura di un comune limitrofo a Roma, distante 15 minuti dall’Ospedale Sant’Andrea ad essere considerato presidio di area disagiata e non considerare allo stesso modo il Grifoni di Amatrice, che dista 160 chilometri dalla Capitale e si trova a 45 minuti di auto dall’ospedale più vicino?”, domanda ancora l’eletto di Fi alla Pisana. “Non vorremmo – aggiunge Aurigemma – che la scelta venga fatta per chissà quali ragioni politiche di appartenenze, visto che Monterotondo è governata dal centrosinistra, a differenza di Amatrice governato da una civica di centrodestra”. Che prosegue sulla strada del braccio di ferro con il governatore Zingaretti, pressando per un referendum che sancisca l’uscita dalla Regione Lazio.

Stessa posizione per il suo collega di partito Luca Gramazio: «Le rassicurazioni sul futuro del Grifoni di Amatrice non convincono. Soprattutto quando si apprende che l’ospedale di Monterotondo non verrà declassato in quanto presidio di area disagiata. Una posizione che genera giustamente allarmismi tra i cittadini e che ha addirittura aperto le porte alla richiesta di secessione dal Lazio. Basta giocare, sulla sanità serve concretezza e lungimiranza».

Per i sindacati invece “non è tempo di polemiche perché il momento della sanità è delicato e l’unità di intenti tra tutti i soggetti a vario titolo coinvolti è indispensabile per superare le attuali difficoltà. Ma una constatazione è doveroso farla: la declamata unità di intentinon c’è stata”. Inascoltati gli appelli a salvare il nosocomio in provincia di Rieti. “Chi critica il sindaco di Amatrice Pirozzi – continua la nota delle organizzazioni sindacali – dovrebbe avere idee, avanzare proposte e azioni alternative. Ma, ad oggi, di tutto questo non vediamo neanche l’ombra. Amatrice rappresenta solo una parte dei problemi sanitari del nostro territorio, eppure è riuscita ad attrarre l’attenzione non solo dei media locali, ma anche di quelli nazionali”.

Ma i sindacalisti puntano il dito anche contro il parlamentare e segretario del Pd Lazio, Fabio Melilli. “Il piano di rientro dal deficit sanitario è doveroso – continuano – , ma Rieti è stanca di subire discriminazioni che Lei, per il ruolo che ricopre, dovrebbe essere il primo a contestare. I decreti del Commissario ad acta Zingaretti riducono l’offerta sanitaria nel nostro territorio privilegiando altre realtà regionali, su queste scelte ci piacerebbe conoscere con trasparenza i criteri ispiratori. I cittadini l’hanno compreso e si stanno mobilitando”.

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