Sogno e geometrie: tornano a Roma i capolavori di Escher | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Sogno e geometrie: tornano a Roma i capolavori di Escher

EscherSVisioni geometriche, prospettive impossibili, invenzioni spiazzanti, l’opera di Maurits Cornelis Escher sarà al centro di una grande mostra allestita dal 20 settembre al 22 febbraio a Roma, negli spazi del Chiostro del Bramante. Esposti circa 150 tra i lavori più importanti del maestro olandese, che proprio dal paesaggio (anche da quello italiano) fu ispirato e che, al contrario di quanto molti credono, fu influenzato dall’arte a lui contemporanea e del passato. Intitolata semplicemente ‘Escher’, l’importante rassegna è stata prodotta dal Dart Chiostro del Bramante e Arthemisia Group in collaborazione con la Fondazione Escher e, curata da Marco Bussagli, ha potuto contare sui preziosi prestiti della Collezione di Federico Giudiceandrea. L’obiettivo principale è appunto illustrare al vasto pubblico l’attitudine di Escher a osservare la natura in un altro modo, con un punto di vista diverso, tale da far emergere una bellezza di regolarità geometriche, a prima vista sfuggente, ma (per chi la coglie) capace di trasformarsi in gioco e magia. «Sono andato nei boschi di Baarn, ho attraversato un ponticello e davanti a me avevo questa scena. Dovevo assolutamente ricavarne un quadro!», raccontava il maestro per spiegare una sua celebre litografia, i ‘Tre mondì. Lì, superficie, profondità e riflesso sono poste su un unico piano, quello dell’acqua, che accavalla mondi reali e mondi riflessi fra invenzione e percezione visiva, fantasia e rigore. Lo stesso approccio visionario e geometrico è alla base degli altri capolavori (fra i più noti) esposti in mostra come ‘Mano con sfera riflettentè (Escher Foundation), ‘Giorno e nottè (Collezione Giudiceandrea), ‘Altro mondo IÌ (Collezione Giudiceandrea), ‘Casa di scale (relatività)’ (Collezione Giudiceandrea). Opere grazie alle quali sarà possibile contestualizzare il linguaggio artistico di Escher e scoprire l’annodarsi di universi culturali apparentemente inconciliabili i quali, in forza della sua spinta creativa, arrivano invece ad armonizzarsi in una dimensione visiva decisamente unica. La spinta verso il meraviglioso e l’inconsueto, del resto, pare sia nata nella mente e nel cuore di questo artista, amato tanto dagli scienziati quanto dagli hippy, quale conseguenza dello stupore che provava per le bellezze del paesaggio italiano, dalla campagna senese al mare di Tropea, dai declivi scoscesi di Castrovalva ai monti antropomorfi di Pentadattilo. Il suo sguardo vi scorgeva la regolarità dei volumi, la dimensione inaspettata degli spazi, la profondità storica delle città e dei borghi. Fu la dimestichezza con questi luoghi, così diversi dalle pianure olandesi, a costituire dunque il fondamento di un percorso artistico nutrito dagli spiazzi sconfinati della geometria e della cristallografia, per trasformarsi in giochi intellettuali dominati sempre dalla fantasia. Immagini interiori, che si arricchiscono ulteriormente quando, lasciata definitivamente l’Italia, giunge in Spagna e nel 1936 scopre all’Alhambra la decorazione moresca che con quel gioco di tassellature gli fa compiere un ulteriore passo in avanti nel proprio processo creativo, anche in relazione a un riappropriarsi della cultura dell’art nouveau cui si era formato. La mostra del Chiostro del Bramante renderà conto di questo percorso, a volte sottovalutato nella produzione di Escher, artista sui generis, forse più un intellettuale in senso lato, a lungo non compreso dai suoi contemporanei, e prediletto fin da subito dai matematici. L’osservazione delle meraviglie naturali ammirate in Italia prende dunque corpo negli scorci arditi del paesaggio o delle città, e persino nelle piccole cose, dai soffioni agli scarabei, dalle foglie alle cavallette, ai ramarri e ai cristalli, che osservava quali straordinarie architetture naturali. Ma la sua cifra resta fondata sull’iper-suggestione del disegno, con la quale da mirabilmente vita a compenetrazioni di mondi simultanei, passaggi da oggetti tridimensionali ad altri bidimensionali, suggerendo implicazioni matematiche e geometriche, nonchè quelle delle leggi della percezione visiva.

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login