Città metropolitana, verso il voto tra beghe di partito e ultimatum | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Città metropolitana, verso il voto del 5 ottobre tra beghe di partito e ultimatum

sede provinciaSta per prendere il via l’iter per la costituzione della città metropolitana di Roma e nelle stanze della politica la discussione, a pochi giorni dalla scadenza della consegna delle liste per il consiglio metropolitano, è nel pieno. I partiti politici dovranno presentare i nomi dei candidati entro lunedì e già all’orizzonte si intravedono le prime contrapposizioni. Una su tutte, quella sulla futura carica di vicesindaco per cui, per ora, si fronteggiano i nomi di Gianni Paris, presidente della commissione Riforme Istituzionali, e Mauro Alessandri, sindaco di Monterotondo. Il primo sarebbe voluto dallo stesso sindaco di Roma Ignazio Marino, che in quanto sindaco anche della città metropolitana dovrà poi nominare il suo vice, il secondo dal Pd provinciale. Ma alcune voci parlano anche di Mirko Coratti come possibile vicesindaco. Ma prima di questa partita è da portare a termine quella della composizione delle liste composte da candidati sindaci e consiglieri comunali e per la cui validità servono 85 firme: nel Pd una risposta si attende da una riunione al Nazzareno convocata per domani pomeriggio con il segretario regionale Fabio Melilli. Il 5 di ottobre, data del voto a Roma (unica città metropolitana a votare in questa data), in ballo ci sono 24 seggi per i 121 comuni dell’hinterland. Gli elettori, anch’essi sindaci e consiglieri comunali (in tutto oltre 1600 persone). E dalla Provincia di Roma avvertono: i consiglieri che sono candidati non possono sottoscrivere nè la propria nè altre liste. Tornando alla politica, i grattacapi non ci sono solo nel Pd. Il M5S, ad esempio, rischia proprio di restare fuori dal consiglio metropolitano. Il motivo lo spiega il capogruppo capitolino Marcello De Vito: «La legge Delrio impone che per presentare le liste che si abbia il 5% dei consiglieri di tutti i comuni della Provincia di Roma. Noi in molti di questi non siamo mai andati al voto, quindi non abbiamo 85 firme ma circa 70 e stiamo cercando le altre tra i consiglieri delle liste civiche a cui rinnovo l’appello a firmare per permetterci di partecipare. Surreale è tener fuori un movimento che a Roma e nel Lazio ha il 25%». Sel, intanto, ha scelto la consigliera capitolina Gemma Azuni come capolista. Mentre a destra, Ncd sta lavorando alla chiusura della lista: ieri il capogruppo regionale Pietro Di Paolo aveva lanciato un appello per la costituzione di una lista unitaria del centro destra, ma per ora pare sia caduto nel vuoto.

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Una risposta a Città metropolitana, verso il voto del 5 ottobre tra beghe di partito e ultimatum

  1. Gaetano Savoca 12 settembre 2014 a 12:25

    Le solite leggi ad hoc fatte anche questa volta però ad hoc contro. Berlusconi docet. Sono certo che se il M5S avesse avuto più 85 consiglieri ma meno di 90 la legge proposta da Del Rio avrebbe imposto non 85 ma 90 firme. La vigliaccheria di questa gente non ha confini.

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