Metro C, tra degrado e promesse la sicurezza del Capolinea è optional | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Metro C, tra degrado e promesse la sicurezza del Capolinea è un optional

Parcheggio MultipianoAll’apertura manca poco meno di un mese, ma sul taglio del nastro per l’inaugurazione della Metro C incombe una minaccia: la chiusura della strada, all’altezza del capolinea Pantano/MonteCompatri, per mancanza degli standard minimi di sicurezza. Siamo sulla Casilina, all’ingresso di Roma ma su un territorio che ricade nella giurisdizione del Comune monticiano. Buche e asfalto dissestato sono la norma. Così come i morti che in un anno sono stati contati dai vigili urbani della cittadina dei Castelli Romani: 7 in pochi mesi, tutti investiti dalle auto che sfrecciano ben oltre i limiti di velocità. Senza dimenticare i 49 incidenti gravi registrati. Numeri che agli automobilisti e ai cittadini della zona hanno fatto ribattezzare quel tratto come “killer”.

Non solo: per raggiungere la fermata della metropolitana bisogna attraversare una carreggiata larga 21 metri, con i pedoni costretti a uno slalom da scattista tra i veicoli in corsa. E una volta raggiunto l’altro lato? L’impresa per arrivare ai tornelli continua passando attraverso le erbacce e scavalcando i muretti, in una zona dove i marciapiedi sono pressoché inesistenti e le curve diminuiscono la visibilità. Perché l’area, anche se il primo treno sarà messo in moto l’11 ottobre, ancora oggi si presenta come un cantiere a cielo aperto.

Abbastanza da far scattare l’allarme del sindaco di Monte Compatri, Marco De Carolis, che più di una volta ha denunciato il pericolo.

In un primo momento sembrava che Campidoglio, Roma Metropolitane e Cipe avessero compreso la gravità della situazione, tanto da inserire nel progetto del capolinea un sottopasso pedonale per garantire l’attraversamento. Troppo complicato scavare ancora, l’opera si trasforma in sovrappasso. Costo stimato: 1,4 milioni di euro. Peccato però che solo per lo studio, la spesa superi un milione. Lievitano le spese dell’infrastruttura, che raggiunge i 4 miliardi, e non si trovano soldi sufficienti per garantire la sicurezza dei cittadini.

Il ponte per i pedoni viene stralciato dal progetto e sembra destinato all’oblio. Non per De Carolis, che innesca la sua personalissima battaglia contro i vertici dell’amministrazione capitolina. Perché le auto continuano a sfrecciare a 100 km/h su una strada dove il limite è di 40 all’ora; mentre con l’apertura della terza linea subway della capitale i flussi di utenti, solo nei primi mesi, sarà di 10 mila persone. Gli appelli restano inascoltati, solo Roma metropolitane si mostra sensibile al problema ma ha le mani legate: l’ordine deve arrivare dall’assessorato capitolino alla Mobilità, guidato da Guido Improta. Che, però, tace.

Così, in una riunione nella sede della municipalizzata, viene fuori lo sfogo: “Non siamo più disposti a raccogliere sull’asfalto morti, corpi mutilati dall’impatto con i veicoli”. A parlare è il comandante dei vigili di Monte Compatri, Aniello Nunziata, che si rivolge ai responsabili del procedimento. Sulla riunione cala il gelo. E nei corridoi di palazzo Borghese, sede del Comune compatrese, inizia a prendere corpo un’idea: chiudere quel tratto della Casilina, per motivi di sicurezza, proprio nei giorni dell’inaugurazione. Perché il Campidoglio continua a sottovalutare i rischi, perché l’unico impianto semaforico è spento e perché uno studio del traffico non è mai stato effettuato. Il sindaco De Carolis è pronto al braccio di ferro. Perché “la vita dei cittadini vale più di un’inaugurazione spot”.

Tutto pronto quindi. Almeno a sentire gli annunci esultanti che la pravda capitolina dispensa sulla Metro C. Apertura prevista e garantita per l’11ottobre, ma non tutto sembra in forma inaugurazione a favore di telecamera. Perché l’area esterna del capolinea sulla Casilina è terra di nessuno, con il degrado a farla da padrone. Più volte, per lo spazio della fermata Pantano/MonteCompatri, il sindaco monticiano Marco De Carolis aveva chiesto la gestione.

Invece nulla. Roma metropolitane e l’assessorato capitolino alla Mobilità sono concentrati sulla zona dei tornelli. Per il resto si vedrà. Incompiuto il parcheggio antistante stazione, che spesso diventa luogo di sosta per i nomadi in camper. O usato dalle prostitute per appartarsi con i clienti. Il cantiere è a cielo aperto: l’accesso fin troppo agevole, visto che le barriere non sono invalicabili. La struttura multipiano per le automobili non sta messa meglio. Porte aperte, immondizia sui piani e neppure le strisce sul cemento. E c’è già chi, nel quartier generale di Metro C, sussurra che non sarà pronta neppure per il taglio del nastro.

Così come gli stalli per i bus della Cotral. Finito con le criticità? No. Perché a meno di un mese dall’apertura ufficiale c’è una criticità più seria: la linea si disalimenta. Tradotto: i cali di tensione non fanno arrivare l’elettricità necessaria a muovere i treni. E i tempi di percorrenza si allungano a dismisura. Problemi tecnici che saranno risolti a breve, assicurano i tecnici della terza subway della Capitale. E se così non fosse, nessun problema: “L’importante è aprire”, come aveva dichiarato l’assessore Guido Improta. Anche se non è tutto pronto. Più che la qualità del servizio, conta il cronogramma da rispettare.

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