Opera, dopo l'addio del maestro la richiesta di Franceschini: "Stop autolesionismi" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Opera, dopo l’addio del maestro la richiesta di Franceschini: “Stop autolesionismi”

Riunioni, telefonate, incontri. Dopo l’addio di Muti, lo choc, il clamore, le polemiche, al teatro dell’Opera di Roma si cerca ora di arginare il disastro. Il primo step da superare è quello di un nuovo direttore per la prima dell’Aida, il 27 novembre, apertura di stagione. E si punta a trovare la quadra entro il 2 ottobre, quando è convocato il Cda della fondazione. Ma il punto fondamentale resta il caos di un teatro stritolato dalle ristrettezze economiche e spaccato in due dalle divisioni sindacali, di fatto sempre più difficile da governare. Mentre, a sorpresa, un nuovo ‘casò si apre al San Carlo di Napoli, dove il direttore musicale Nicola Luisotti annuncia anche lui le dimissioni, seppure senza l’ombra di polemiche e assicurando la sua presenza per l’apertura di stagione, il 12 dicembre con il Trovatore. Da Torino, dove è impegnato nel summit con i ministri europei della cultura, il ministro Franceschini ribadisce di comprendere le ragioni del maestro in fuga e invita il teatro ad abbandonare conflittualità e autolesionismo.«Spero che questo serva a capire che bisogna gestire in modo moderno, che la tutela dei diritti sindacali sacrosanta non può diventare un ostacolo alla modernizzazione per la crescita, per la competizione globale, perchè la competizione c’è anche in questi campi», ribadisce il ministro, che dalle prime ore si è speso per ricomporre la situazione. La pacificazione però, sembra ancora lontana. E Cgil e Fials, i due sindacati messi sul banco degli imputati, preparano la loro difesa convocando la stampa, giovedì 25 a Roma nella sede nazionale del sindacato, per spiegare la loro verità. Intanto ricordano che l’orchestra, dove i due sindacati ‘incriminatì sono maggioritari, è sempre stata la più legata al maestro Muti. «Quello che manca ed è evidente è la volontà politica di salvare il sistema della musica lirica italiana» , ribatte Lorella Pieralli di Fials Libersind. «Muti è l’eccellenza della nostra tradizione», sottolinea Pasquale Faillaci, rsa Cgil. «Da parte nostra c’è sempre stato un rispetto profondo e mai nessuno sciopero ha bloccato una sua rappresentazione. La verità è che l’hanno voluto estromettere». La sua ricostruzione, che in teatro è condivisa da molti, ribalta di fatto lo scenario: secondo il sindacalista ci sarebbe stata tra l’attuale governance del teatro e il maestro, una divergenza sulle scelte artistiche: «una questione culturale prima ancora che economica», precisa Faillaci, «la grande tradizione lirica italiana al confronto con un sistema ragioneristico in cui si bada solo al fatto economico». «Noi artisti – sottolinea- abbiamo sentito a pelle che fra i due (il sovrintendente Fuortes e Muti ndr) c’era una estraneità malgrado le belle parole. Il maestro negli ultimi tempi ha trovato un teatro cambiato, si sentiva un pesce fuor d’acqua». L’esempio che Faillaci, 57 anni, da 18 voce tenore del coro, porta per spiegare queste ‘divergenzè riguarda proprio l’organizzazione dell’Aida che aprirà la stagione 2015 per la quale Muti avrebbe chiesto un coro rinforzato con 40 elementi in più rispetto alle 96-98 delle ultime rappresentazioni dell’opera. La governance del teatro, sostiene, gliene avrebbe concessi solo 20. Mentre altri tagli sarebbero stati ipotizzati dalla governance nel budget per la prestigiosa trasferta del teatro al Festival di Salisburgo in programma per l’estate 2015. Ma a contribuire all’amarezza del maestro, secondo il sindacalista, sarebbero state anche aspettative deluse nei confronti del recente decreto cultura, che offre all’Opera di Roma il titolo di ‘Teatro di Roma Capitalè senza però conferire al Costanzi un ruolo, un finanziamento, una tutela particolare. Tant’è. La priorità ora è trovare chi prende il posto di Muti ereditando un’opera già impostata da lui. Le voci di questi giorni ritornano sempre sul nome di Antonio Pappano, direttore musicale dell’Accademia di Santa Cecilia. Ma c’è chi cita anche Daniele Gatti, chi sogna Zubin Metha. E se fosse proprio la prima dell’Aida all’Opera di Roma l’impegno di troppo per cui il maestro Luisotti ha annunciato le sue dimissioni dal San Carlo? Tant’è, proprio questa mattina il senatore di Forza Italia Riccardo Villari, ex consigliere di cda del san Carlo lanciava il suo appello a Muti: «Maestro, torni al teatro San Carlo, a Napoli nella città del Maestro Vitale, nella sua città: ecco le chiavi».

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