Opera, orchestra e coro insieme per il sit-in contro i licenziamenti. Franceschini: "Sono qui per cambiare le cose" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Opera, orchestra e coro insieme per il sit-in contro i licenziamenti. Franceschini: “Sono qui per cambiare le cose”

I quattro sindacati maggiori, chiedono un incontro urgente sugli Enti lirici al ministro dei Beni culturali e ai capigruppo di Camera e Senato

– I sindacati cercano di riprendersi dallo choc del licenziamento in blocco di orchestra e coro all’Opera di Roma e si vedono le prime iniziative di protesta e di lotta. Un sit-in oggi davanti al Teatro, lunedì un coordinamento dei lavoratori degli Enti lirici di tutta Italia a Roma, la richiesta di un incontro urgente da parte delle quattro sigle principali ai capigruppo di Camera e Senato e al ministro della Cultura. Il quale torna a difendere la mossa clamorosa del Cda dell’Opera e riafferma le sue intenzioni. «Sono qui per cambiare le cose – dice Dario Franceschini -. Chiariamoci bene, il caso è Roma. Si va verso l’autonomia delle fondazioni liriche come è accaduto per La Scala e Santa Cecilia, che hanno dimostrato che si può diventare un’eccellenza». «All’Opera di Roma – sottolinea il ministro – la legge prevede 75 giorni di consultazioni con i sindacati. Rispetto alle norme c’è bisogno di cambiamento. Da anni lo Stato investe una quantità enorme di finanziamenti sulla lirica e domani renderò noti i numeri. Non si può continuare un impegno così importante senza che ci sia dall’altra parte uno sforzo per modernizzare il settore e avvicinarlo agli standard europei». «Non c’è alcun rischio di contagio per le altre fondazioni – dice ancora Franceschini -, la questione dell’esternalizzazione riguarda l’Opera di Roma. L’articolo 18 non ha nulla a che fare con le fondazioni lirico sinfoniche. Parliamo di artisti e di fondazioni». Il sindaco di Roma Ignazio Marino, presidente del Cda della Fondazione Teatro dell’Opera, in un’intervista afferma che «l’unica azione veramente di sinistra era proprio questa: rifondare l’Opera». «Una scelta di responsabilità – aggiunge -, poichè il tentativo di risanamento del Teatro non è bastato, il buco di bilancio restava grave e ci siamo anche trovati anche nell’imbarazzo internazionale di spettacoli cancellati o eseguiti senza orchestra». Quindi ‘esternalizzazionè, «che non è una brutta parola», e «una scelta fatta sul merito». Slc Cgil, Uilcom Uil, Fistel Cisl e Fials Cisal, i 4 sindacati maggiori, chiedono un incontro urgente sugli Enti lirici a Franceschini e ai capigruppo di Camera e Senato. Intanto davanti all’Opera di Roma va in scena un sit-in contro i licenziamenti. Rabbia e commozione tra orchestrali e coristi, ma anche tra i tecnici, che temono presto possa toccare a loro. «Il Teatro è unito», dicono in molti. Cercano di esorcizzare le divisioni dei sindacati emerse negli ultimi mesi sul piano di rilancio del sovrintendente Carlo Fuortes e sul referendum tra i lavoratori che lo aveva approvato. «È in discussione un principio etico», sottolineano. Ricordano che la sera del Cda choc hanno suonato regolarmente. I duri della Fials rifiutano un tavolo sui licenziamenti. E qualcuno propone di occupare la Sovrintendenza. Altri raccontano che ieri sera il direttore d’orchestra Nir Kabaretti all’inizio del secondo atto della ‘Cenerentolà all’Opera ha ringraziato i musicisti, provocando la loro commozione e un lungo applauso del pubblico.

Dicono che è il lavoro di tutta una vita. Che i calli che gli archi hanno provocato sulle mani hanno anche 32 anni. Dicono che si può essere licenziati se si è lavorato male, non se si ricevono ottime recensioni in tutto il mondo. Dicono che hanno pianto quando ieri sera, in una sala gremita, il direttore d’orchestra a loro insaputa, all’inizio del secondo atto di ‘Cenerentolà li ha ringraziati «per la grande professionalità dimostrata in un momento così difficile e per il grande amore verso la musica e il pubblico». Quello che doveva essere un sit-in sindacale di solidarietà da parte dei tecnici del Teatro dell’Opera ai loro colleghi musicisti e coristi, si è trasformato in un ritrovo in piazza che ha visto tutti insieme, «al di là delle sigle sindacali», hanno voluto ribadire gli stessi lavoratori. Uniti, per cercare una soluzione che non sia il licenziamento. «Dopo aver dimostrato al mondo la nostra professionalità, oggi dimostriamo la nostra coesione umana». Al microfono davanti al Teatro dell’Opera si susseguono diversi interventi. Qualcuno sussurra la propria disperazione, altri la gridano: «La sera che abbiamo ricevuto la notizia del licenziamento abbiamo suonato! I colleghi piangevano e suonavano insieme», ha urlato il quarto corno dell’orchestra Giuliano Spaccini che dopo queste parole si è allontanato perchè colto da un malore. Dopo di lui arriva un corista: «Occupiamo la sovrintendenza!». In piazza c’è anche il violoncello: «110 euro lordi al mese sono l’indennità per lo strumento. Le corde, che cambio all’incirca ogni due mesi, costano 380 euro. La revisione? 400 euro. E queste sarebbero le nostre ‘milionariè indennità? Molti di noi fanno il mutuo per comprarsi uno strumento. Il mio costa 32mila euro». «Abbiamo ricevuto messaggi dalle eccellenze musicali di tutto il mondo e da sovrintendenti che prendono le distanze da questi licenziamenti – racconta Annalisa Giordano della Uil, da vent’anni violino al Teatro dell’Opera -. La Staatsoper di Vienna, il maggior istituto al mondo in campo lirico, ha preso le distanze da questa operazione ribadendo che per far bene questo lavoro sono necessari cori e orchestra stabili. Sappiamo che ci sono cose da sistemare, ma non è attraverso l’annientamento che risolveranno i problemi». Ma negli occhi di tutti c’è ancora la commozione per le parole del direttore d’orchestra Nir Kabaretti di ieri sera e i sette minuti di applausi: «Ci siamo commossi – raccontano gli orchestrali, non riuscivamo a riprenderci e a suonare, molti di noi tiravano su con il naso. È stato un momento bellissimo». Poi, con le luci abbassate, il direttore si è girato verso il palcoscenico e lo spettacolo è ricominciato.

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