Città metropolitana, il Pd prenota il consiglio grazie ai voti dei pesi massimi del Campidoglio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Città metropolitana, il Pd prenota il consiglio grazie ai voti dei pesi massimi del Campidoglio

– Dodici-tredici consiglieri Pd; 4, forse 5 per Forza Italia; due seggi che potrebbero diventare tre per il M5s, uno praticamente certo a Sel e il resto tra Ncd e FdI, con i primi più ottimisti dei secondi. Sarebbero questi i rapporti di forze che dovrebbero emergere domani al termine dello spoglio delle schede del Consiglio metropolitano di Roma, almeno a quanto emerge dalle voci interne ai partiti. Perchè nel sistema del voto ponderato della Città Metropolitana gli elettori sono tutti noti, e soprattutto non uguali tra loro. Questo rende non impossibile farsi una idea a priori della portata delle cordate. I 121 Comuni sono stati divisi infatti in sei fasce in base alla popolazione. Ogni fascia una scheda di colore diverso consegnata al rispettivo amministratore, ogni colore un peso specifico differente allo scrutinio. Regole che se da una parte fanno sentire schiacciati i piccoli Comuni, le cui schede valgono una piccola frazione di quelle romane, dall’altra trasformano i ‘magnifici 48’ dell’Aula Giulio Cesare in ‘grandi elettorì, con in mano ticket pesantissimi. Per FI, stando a più fonti di partito, dovrebbero entrare Volpi (area Gramazio), Giordani (Palozzi), Eufemi (Tredicine) e Cozzoli (Ciocchetti), e forse uno tra i sindaci Rubeis e Cacciotti. Il M5s romano converge su Stefàno, mentre il provinciale punta su Dessì e, grazie al voto ‘ereticò del consigliere di maggioranza Riccardo Magi, radicale eletto nella Civica Marino che ha dichiarato di aver votato per il capogruppo pentastellato capitolino De Vito, i grillini potrebbero portare a casa un terzo eletto. Gemma Azuni è data per certa in casa Sel, mentre per Ncd i più accreditati sono Pomarici e Priori. FdI punta al quorum: sperano Ghera e Silvestroni. In casa Pd, invece, i bene informati parlano di 12-13 consiglieri: tra loro ci dovrebbero essere Palumbo e Nanni, ma anche Corsetti e Pedetti, oltre al presidente dell’Assemblea capitolina Mirko Coratti, ‘blindatò oltre che dai Noidem di Gasbarra-Bonaccorsi-Marroni, anche dal voto di Dinoi di Cantiere per l’Italia. Coratti, non è un mistero, è uno dei papabili al ruolo di vicesindaco se la scelta dovesse cadere su un romano: «Bisogna parlare di programmi, non di chi fa cosa» glissa lui. Il suo rivale capitolino è Gianni Paris, sostenuto dai Giovani Turchi e che con ogni probabilità entrerà in Consiglio anche grazie ai voti, si dice, di Battaglia e Tempesta: «Il sindaco – il suo commento – scelga in serenità. Da presidente della commissione per la Città metropolitana da un anno e mezzo – aggiunge però – so l’importanza del nuovo ente». Si sente in corsa. C’è chi vede però favorito il sindaco Pd di Monterotondo Mauro Alessandri, che potrebbe trovare un sostegno trasversale anche nell’opposizione e che dall’Aula Giulio Cesare dovrebbe aver ottenuto i voti di Ferrari e Di Biase. «Io vicesindaco? Ci sono tanti colleghi validissimi – si schermisce Alessandri – Ma è logico che il vicesindaco debba essere espressione della Provincia». Attorno a lui, all’esterno di Palazzo Valentini, i suoi sponsor principali, tre ‘pesi massimì del consenso in provincia: il capogruppo regionale Marco Vincenzi, il presidente del Consiglio regionale Daniele Leodori e il senatore Bruno Astorre.

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