Città metropolitana, sindaci della provincia contro il voto: "Non garantisce la rappresentanza" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Città metropolitana, sindaci della provincia contro il voto: “Non garantisce la rappresentanza”

Due file: una, a sinistra, per i Comuni più piccoli della Provincia, un’altra, a destra, per le città più grandi, Roma in testa. E all’entrata di palazzo Valentini una folla di sindaci, consiglieri e rappresentanti di lista in continuo viavai da stamattina, fino a raggiungere il picco attorno alle 12. È lo scenario delle elezioni per il Consiglio della Città metropolitana di Roma, in corso nella sede della Provincia di Roma dalle 8 alle 20 di oggi. 1.685 gli aventi diritto, provenienti dai 121 Comuni dell’area metropolitana della Capitale, chiamati a eleggere i 24 consiglieri del nuovo ente, guidati dal sindaco di Roma Ignazio Marino, dal 1° gennaio sindaco della Città metropolitana. Ancora prima della nascita, però, l’ente deve già fare i conti con i malumori dei sindaci della Provincia sui meccanismi di voto. «Per il mio Comune non penso sia un sistema di voto positivo – dichiara il sindaco di Carpineto Romano Matteo Battisti (Pd) – il problema non è tanto l’elezione diretta del sindaco metropolitano: i piccoli Comuni sono poco rappresentati». Battisti ricorda: «Il mio Comune conta 4700 cittadini, e il mio voto ha un peso rispetto a quello di un consigliere di Roma di 1 a 14». Anche Alessio Pascucci, primo cittadino di Cerveteri, alla guida di un movimento civico di centrosinistra, lamenta: «Non sono mai stato entusiasta dell’area metropolitana, un ente di secondo livello che elegge rappresentanti, senza programmi. I cittadini non sono al corrente di quanto accade, è il contrario della democrazia, ma sono qui perche è un dovere. Se questo è il modo – attacca – come al solito è cambiare tutto per non cambiare nulla». Ma per Marcello Accordino (Pd), sindaco di Gallicano nel Lazio «si deve fare. Non sono entusiasta nella tempestività – prosegue – si poteva aspettare qualche giorno in più. Il nostro voto vale lo 0,24 contro Roma che invece vale 9. È una discordanza, rispetto ad altre elezioni. Speriamo almeno che il vicesindaco sarà della provincia». Se i dem di provincia non esultano, anche il centrodestra non nasconde la propria contrarietà alla riforma Delrio: «È una pessima legge, perché Roma naturalmente con le percentuali fa la parte del leone», secondo Mauro Cacciotti (Fi) sindaco di Colleferro, che aggiunge: «Se dipendeva da me avrei tolto le Regioni, non le province, perché stanno nel territorio tra la gente. Mi sono candidato per garantire il territorio, il rischio è che Roma sia troppo forte». Marco De Carolis, sindaco di Montecompatri e capolista Ncd alla Città metropolitana, prova a guardarla in positivo: «L’elezione di oggi può essere un’occasione per riequilibrare i rapporti di forza tra Roma Capitale e provincia, così che quest’ultima faccia sentire meglio la sua voce. Se c’è sinergia il risultato potrà aiutare Roma stessa». Sulla mancanza di una lista unitaria del centro destra, De Carolis ammette: «Si doveva fare di più, se ci fosse stata più comunicazione sarebbe stato più facile ottenere un’intesa. Si è parlato poco, troppo poco». Sui seggi per il suo partito, invece, è più fiducioso: «Secondo in calcolo, probabilmente ne avremo uno o due, siamo ottimisti sull’arrivare a prendere due seggi». Nel frattempo proseguono gli arrivi e le partenze da palazzo Valentini. Tra gli altri Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, Luciano Ciocchetti, ex vicepresidente della Regione Lazio, Roberta Angelilli, ex vicepresidente del Parlamento Europeo, il senatore Bruno Astorre (Pd) e i capigruppo al Consiglio della Regione Lazio Marco Vincenzi (Pd) e Pietro Sbardella (Forza Italia).

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