Festival di Roma, Asia Argento: "Donne registe non ghettizzatevi" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Festival di Roma, Asia Argento: “Donne registe non ghettizzatevi”

– Entrare nell’immaginario femminile «è difficilissimo, una pagliacciata. Mi trovo molto più a mio agio cosi come sono ora. Anche se a New york e in Cina a volte mi scambiano per un maschio e mi chiamano Sir». Lo dice con la consueta pungente ironia Asia Argento, capelli corti, maglietta sotto una camicia a scacchi aperta, jeans e scarpe da tennis, protagonista oggi al Maxxi di un incontro con il pubblico, nell’ambito del Festival Internazionale del Film di Roma. A chi sogna di fare cinema lei dice «di pensare solo al lavoro, »critiche e complimenti sono pericolosissimi. E bisogna sfuggire al ghetto di donna e regista. Come diceva Yoko Ono e ha cantato poi John Lennon, «Woman is the nigger of the world» («donna è il negro del mondo»). L’occasione per l’incontro è la presentazione del volume Asia Argento: la strega rossa – edito da Centro Sperimentale di Cinematografia e Edizioni Sabinae. Le fotografie nel libro sono anche protagoniste di una mostra allestita all’Auditorium Parco della Musica. «Per fare l’attrice bisogna amare quello che si fa, io invece mi annoiavo. Ho deciso per questo di non girare più film solo da attrice» ha spiegato. Fare cinema «mi diverte quando c’è quel momento magico in cui ci si sceglie a vicenda. Ma ho lavorato anche in tanti film di cui non fregava niente a nessuno e si voleva solo andare a casa a mangiare la pasta». I suoi più grandi maestri sono stati «macchinisti, elettricisti e direttori della fotografia. Poi ci sono alcuni grandi registi a cui devo molto e alcuni pessimi da cui ho imparato cosa non si deve fare». Dopo Incompresa, presentato in Un certain regard all’ultimo Festival di Cannes, «ho già scritto il mio nuovo film, ma non lo farò in Italia. Ho provato con Incompresa a fare qui qualcosa di diverso ma è come lottare contro i mulini a vento. Speravo che il film viaggiasse per il mondo e sta succedendo, però è stato così difficile metterlo in piedi. In italia bisogna ancora prendere cappuccio e cornetto con Andreotti per fare qualcosa». Intanto comunque «mi hanno chiesto di fare da consulente musicale per un blockbuster americano da 200 milioni di dollari… presto scoprirete qual’è». Nel rispondere alle domande di Alberto Crespi e Marcello Foti (CsC) e poi del pubblico, Asia si è definita «molto solitaria, non ho amici, soprattutto a Roma. Passo la maggior parte del tempo con i miei figli. L’isolamento è la malattia dei nostri tempi e io ce l’ho. Oggi il modo di stare fra la gente sono i social network, permettono un contatto diretto. Per questo cerco di non fare più interviste perchè ogni volta che vedo una parola filtrata non la sento più mia, cambia. Mi rendo conto però che a volte si esageri nell’usarli, lo dico anche a mia figlia Anna Lou (presente in sala, ndr)». Fare scandalo è «una cosa che mi fa schifo, non l’ho mai cercato. Forse sono troppo indietro per la mia epoca, o forse troppo avanti, non lo so, ma le cose che ho fatto sono sempre state oneste per quel momento della mia vita. Poi se le rifarei o meno non lo so», dice chiudendo il suo intervento al Festival di Roma.

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