Festival di Roma, Marco Risi: "Racconto gli attori della seconda fila" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Festival di Roma, Marco Risi: “Racconto gli attori della seconda fila”

– Fare l’attore non è affatto un mestiere facile. Si è in genere frustrati e si è sempre in attesa di una telefonata che non arriva mai e di un provino da superare. Così Marco Risi, da sempre impegnato nel cinema sociale, fa il punto sulla situazione con ‘Tre tocchì, passato oggi al Festival Internazionale del Film di Roma e in sala dal 13 novembre. Sullo schermo le storie vere di sei attori di seconda fila che raccontano episodi veri o solo ispirati alla loro vita reale o professionale. Ed esattamente le loro gioie e delusioni, successi e fallimenti. Sei vite profondamente diverse, ma accomunate da due grandi passioni, il calcio e il lavoro. Nel cast, Massimiliano Benvenuto, Leandro Amato, Emiliano Ragno, Vincenzo De Michele, Antonio Folletto, Gilles Rocca, Gianfranco Gallo, Valentina Lodovini, Francesca Inaudi, Matteo Branciamore, Jonis Bascir e camei di Luca Argentero, Marco Giallini, Claudio Santamaria, Maurizio Mattioli e Paolo Sorrentino. «L’idea mi è venuta negli spogliatoi della nazionale attori dove gioco da anni – ha spiegato oggi il regista, sceneggiatore e produttore milanese, David di Donatello per Ragazzi fuori -. Lì ho assistito alle battute che si scambiavano alcuni di questi attori in cerca di lavoro. Un giorno uno di loro mi ha addirittura assalito e mi ha detto: cazzo, sono bravo, perchè non mi fai un provino. Allora mi è venuta voglia di raccontare la sua storia e quella di altri di quello spogliatoio». Tutte storie vere o abbastanza vere, perchè, come spiega ancora il regista, «quello dell’attore è il lavoro più precario che ci sia. Non dipende mai da te, ma dal produttore, a cui è stata raccomandata qualche amichetta, o dal regista a cui, al limite, non piace quel giorno la tua pettinatura». Dice uno dei protagonisti del film, Leandro Amato: «Ho invitato a teatro Risi, ma non è servito a nulla. A un certo punto ho inveito contro di lui e gli ho raccontato la mia storia». Spiega invece Emiliano Ragno: «Vedevo che Marco nello spogliatoio mi guardava e riguardava. Non capivo proprio cosa dover pensare. Non potevo immaginare che volesse fare un film». E ancora Massimiliano Benvenuto, che nel film si vede fare il buttadentro davanti a un ristorante di Piazza Navona: «Anche nella mia vita c’è stata vera schizofrenia. Ho fatto una fiction per Rai1 e poi mi sono ritrovato a fare l»acchiappinò davanti a un ristorante«. I tre tocchi del titolo, spiega Risi, »sono gli stessi del calcio e della vita. Ovvero concentrazione, visione e velocità«. Mentre il regista respinge con forza l’accusa di avere fatto un film di soli uomini in cui le poche donne che si vedono ne escono male: »Dipende solo dal fatto che le donne non giocano a calcio, almeno dove gioco io«.

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