Cucchi, a 5 anni dalla morte la nuova ricostruzione della difesa: "Comportamento premuroso" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Cucchi, a 5 anni dalla morte la nuova ricostruzione della difesa: “Comportamento premuroso”

«Il comportamento dei medici è stato attento e premuroso; è la stessa sentenza di primo grado che lo dice». Così l’avvocato Gianfranco Iadecola, difensore di uno dei medici sotto processo per la morte di Stefano Cucchi. Sulla causa della morte di Cucchi, la tesi difensiva è chiara: «I giudici di primo grado – ha detto Iadecola – sposano la morte da sindrome da inanizione non correttamente fronteggiata, liberandosi velocemente di tutte le eventuali altre possibilità. Ma questa sindrome non è mai stata sottoposta a valutazione della comunità scientifica; la Corte non si è confrontata con le valutazioni degli esperti nominati dagli imputati, e le prove raccolte smentiscono categoricamente quanto indicato tecnicamente dai periti. Loro hanno citato situazioni non assimilabili a quelle di Cucchi, e alla fine il giudizio è assolutamente approssimativo». Ecco che allora, per la difesa, quella di Cucchi «è stata una morte improvvisa»; ai medici «si rimprovera solo la colpa per imperizia, ma in caso si versi in situazioni tecniche di particolari difficoltà della diagnosi, secondo giurisprudenza la colpa deve essere valutata con larghezza di vedute». Per Iadecola, dagli atti emergerebbe con chiarezza «l’impegno accurato di medici e infermieri per superare l’atteggiamento oppositivo di Cucchi, che, nonostante correttamente informato di cosa andava incontro, esprimeva lo stesso rifiuti continui alle cure e disinteresse verso le sue condizioni. Il medico deve rispettare la volontà del paziente, non può surrettiziamente sostituirsi nelle cure. Se travalicasse questi principi, il suo comportamento sarebbe contra legem». Sulla questione dei tempi d’intervento su Cucchi si sono incentrati tutti gli interventi difensivi di oggi. «È la stessa perizia che assolve la mia assistita – ha detto l’avvocato Luigi Guazzotti, difensore di un medico imputato – Quando indica l’allarme rosso nelle condizioni di Cucchi, lei non era in servizio. Quell’allarme non poteva spegnerlo, nè intervenire; quando prende servizio è la stessa perizia che dice che non c’era più niente da fare». Il processo riprenderà domani ancora con spazio alle difese. A fine mese la sentenza d’appello.«Cinque anni fa veniva ucciso Stefano Cucchi. Stefano non è morto per ‘denutrizionè, per ‘tossicodipendenzà, per ‘anoressià come le tante versioni distorsive di componenti dello Stato hanno voluto far passare nell’opinione pubblica. Stefano muore per responsabilità dirette di uomini dello Stato». Lo scrive su Facebook il capogruppo Sel in Campidoglio Gianluca Peciola. «Non possiamo dimenticare – aggiunge – la sua uccisione; tenere alta l’attenzione sul suo omicidio è l’arma migliore per combattere quanti ancora oggi vogliono insabbiare responsabilità istituzionali e personali. Continuiamo a chiedere verità e giustizia per Stefano Cucchi, continuiamo a sostenere la coraggiosa battaglia della sua famiglia. Oggi pomeriggio a Scup (Palestra Popolare) si ricorderà Stefano e si discuterà di quanto bisogna ancora fare per arrivare ad un vero Stato di diritto».

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