Eataly, un dipendente ferisce un cuoco e una guardia giurata: panico nella cattedrale del gusto | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Eataly, ex dipendente ferisce lo chef: “Mi umiliava”. Farinetti: “Ho visto sangue dappertutto”

Lo ha inseguito per le scale e gli ha sferrato dei colpi al braccio. E se non fosse intervenuto un vigilante, anche lui accoltellato, avrebbe continuato ad infierire forse fino ad ucciderlo. Terrore a Eataly a Roma nel pomeriggio. Un ex dipendente afghano, dimissionario dal 24 ottobre ma in servizio fino al 2 novembre, ha accoltellato l’executive chef Fabio Nitti, un cuoco di punta della struttura. Alla polizia racconterà una storia di mobbing: «Mi trattava male, mi prendeva in giro e per questo sono stato costretto a dimettermi». Una furia premeditata che lo ha spinto a cercare lo chef, avventarsi su di lui dopo averlo inseguito sulle scale tra le urla e la paura dei clienti e dei dipendenti. Un vigilante intervenuto per evitare il peggio è stato anche lui ferito al braccio. L’afghano ha anche tentato una disperata fuga dopo avere lasciato il coltello insanguinato in terra ma è stato fermato dalla security interna accorsa per le grida della vittima e dei clienti. Infine l’aggressore è stato fermato dalla polizia. Un pomeriggio di paura tra i tavoli e gli scaffali del Made in Italy ospitati a Roma nell’ex stazione Ostiense. Ad assistere anche il patron Oscar Farinetti che si trovava in sede e sentendo le urla si è affacciato per le scale. «Quel ragazzo era bravo -dice parlando del giovane afghano- se non si fosse licenziato lo avrei assunto a tempo indeterminato. Ma oggi era un altro, avevo lo sguardo allucinato, non parlava, lo hanno trattenuto in quattro: lui voleva proprio uccidere ». Hosseini Sharif, rifugiato politico, era entrato da Eataly nel dicembre del 2013 vincendo un bando Mestieri Italiani. Il 24 ottobre però aveva rassegnato le dimissioni ma doveva lavorare fin al 2 novembre. Oggi doveva iniziare il turno al banco rosticceria alle 17 ma si è presentato a Eataly alle 16 portandosi dietro un coltello. «Cercava Fabio», dice un testimone. Poi l’aggressione. Qualche collega descrive Hosseini come «un ragazzo tranquillo, sereno, puntuale» ma oggi era un altro. «Perchè lo hai fatto? Perchè? Io tratto bene chi lavora con me», ha urlato Nitti quando è stato colpito. Gli agenti ascolteranno anche la sua versione. Ma Hosseini racconterà agli agenti le presunte vessazioni subite. E lo spettro è proprio quello di vecchie ruggini sul lavoro «o di turni troppo massacranti», come dice più di un dipendente. «Nel mio reparto in una settimana se ne sono licenziati tre – dice un ragazzo della friggitoria – se potessi me ne andrei ma c’è crisi e un posto non si lascia». Intanto, mentre la scientifica continua i suoi rilievi nel corridoio dell’aggressione, i clienti del Made in Italy continuano a comprare e ad affollare i tanti ristoranti low cost ma di buona e autoctona qualità. A Eataly si continua a lavorare.«Sono stati momenti terribili, io ero al terzo piano e ho sentito gridare, mi sono affacciato, ho visto la scena e sono sceso immediatamente al primo piano. Se non l’avessero fermato, l’avrebbe ucciso. Voleva uccidere. Il nostro executive chef era a terra ferito, c’era sangue dappertutto e continuava a chiedere: ‘perchè, perchè, io tratto bene chi lavora con mè». Così Oscar Farinetti, il patron di Eataly, racconta i momenti dell’aggressione di questo pomeriggio a Roma. «Hosseini Sharif, l’aggressore – ricorda Farinetti – aveva uno sguardo allucinato. Non parlava, erano in 4 a tenerlo fermo». Farinetti racconta che l’aggressore «è un rifugiato politico ed era stato assunto a dicembre 2013 con il contratto Italia Lavoro, che mira ad aiutare persone in difficoltà. Di lui non si è mai lamentato nessuno, anzi. Non ha mai preso un giorno di malattia, era sempre puntuale al lavoro, tanto che il suo contratto di un anno sarebbe stato modificato a dicembre per diventare a tempo indeterminato. Ma lui si era dimesso il 24 ottobre con una lettera scritta di suo pugno perchè aveva trovato un altro lavoro. Sarebbe rimasto fino al 2 novembre. I colleghi però avevano notato che negli ultimi giorni era strano – spiega il patron di Eataly – e oggi è successa questa tragedia, che poteva anche finire peggio». Ad evitare il peggio «è stata una guardia giurata, ferita anch’essa – spiega Farinetti, ancora sconvolto per l’aggressione – Non posso dimenticare quegli occhi e quel silenzio. E pensare che era una bellissima giornata mai avrei pensato a una cosa del genere».

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