Opera, l'apertura di Fuortes: "Alternativa ai licenziamenti" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Opera, l’apertura di Fuortes: “Alternativa ai licenziamenti”

– Il ritiro dei licenziamenti collettivi di coro e orchestra al teatro dell’Opera di Roma ora sembra una possibilità a portata di mano. E in tempi nemmeno troppo lunghi. Carlo Fuortes, sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma lo dice chiaro e tondo durante un’audizione alla commissione cultura della Camera: «C’è un atteggiamento totalmente diverso e una grande assunzione di responsabilità da parte dei sindacati, credo si possa trovare a breve una soluzione alternativa a quella dei licenziamenti». La svolta, al netto della concretizzazione di un accordo, potrebbe arrivare già nella riunione del Cda del 23 novembre, a nemmeno due mesi dalla mossa traumatica del licenziamento collettivo, di cui ha parlato il mondo intero. Che qualcosa sarebbe cambiato si era capito già la scorsa settimana. Ma è oggi che le parole di Fuortes risuonano davvero nuove. «Quello che sta succedendo sta evidenziando un’evoluzione diversa dal licenziamento collettivo. Credo si possa trovare una alternativa – spiega davanti ai parlamentari -, che metta al riparo i conti nei prossimi anni, che permetta aumenti di produttività fondamentali per la vita futura del teatro e definisca congiuntamente nuove regole per gli scioperi». Poi il sovrintendente passa al capitolo Riccardo Muti: «Il 15 settembre ha deciso di non fare le due rappresentazioni Aida e Nozze di Figaro, che avevamo programmato, ma continua ad essere direttore onorario a vita del Teatro perchè comunque lui vuole continuare ad esserlo». Nella stessa sede, prima di lui vengono auditi i sindacati. «Siamo fiduciosi che con un atteggiamento costruttivo delle due parti al tavolo si possa giungere in pochi giorni ad un accordo nuovo – conferma Alessandro Cucchi (Uilcom Roma e Lazio) -. Ci eravamo dati l’ambizioso programma di riuscire a portare un’ipotesi di accordo al Consiglio di amministrazione che si riunirà il 23 novembre. Aldilà del fatto che si debbano aggredire gli sprechi, i lavoratori sono disposti anche a sospendere alcune loro attribuzioni per un periodo determinato a fronte dell’obiettivo del risanamento, con la possibilità, una volta conseguito, di tornare a recuperare pezzi di salario». Ma anche le critiche non mancano, e assumono contorni più generali: «L’operazione dell’Opera di Roma – punta il dito Enrico Sciarra (Fials Cisal) – per noi è sintomo di un preciso segnale, che magari al teatro dell’Opera potrà essere anche superato, ma se la cosa succede al teatro comunale di Firenze, dove questa mattina sono stati annunciati 53 licenziamenti tramite la 223, la si deve al ‘buon esempiò. Forse si salverà anche Firenze, ma se poi verrà fatto a Trieste, a Genova o da altre parti non li salva nessuno». Tra i sindacati la preoccupazione è alta: questo settore «da 20 anni è sotto schiaffo, con provvedimenti legislativi tesi alla sua destrutturazione», incalza Silvano Conti (Slc Cgil). E Maurizio Giustini (Fistel Cisl) rincara: «Al settimo ministro noi chiediamo, non l’ennesimo decreto, non l’ennesimo intervento, non di spendersi perchè arrivino gli ulteriori 50 milioni sul FUS, chiediamo che arrivi una strategia».

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