Totti: "Mi diverto ancora ma fra poco dovrò farmi da parte. Bimbi allo stadio' Hanno paura" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Totti: “Mi diverto ancora ma fra poco dovrò farmi da parte. Bimbi allo stadio’ Hanno paura”

Piedi raffinati, sorriso e battuta sempre pronti, un’unica maglia indosso, due considerando quella azzurra. Ecco come Francesco Totti ha attraversato un ventennio abbondante del calcio italiano, dall’era dell’oro fino alla decadenza, toccando il cielo con un dito quando nel 2006 ha conquistato quella coppa del Mondo che fino ad allora «avevo vista solo nella riduzione per il Subbuteo». Con lui quella quella sera a Berlino c’erano Cannavaro, Nesta e Buffon, con cui aveva vinto l’Europeo Under21 del ’96, senza contare Zambrotta, Gattuso, Pirlo, Toni e Del Piero, nati a metà anni ’70 ed esplosi nei ’90: una generazione di fenomeni cresciuti quando sui vivai si puntava ed esplosi dopo Italia ’90 in Serie A con meno stranieri ma di primo livello. «Dopo i Mondiali del 2006 c’è stato un declino soprattutto, ma all’estero ci sono altre risorse economiche – è l’analisi di Totti, ospite d’onore della Gazzetta dello Sport davanti al gotha del calcio italiano -. Cercheremo quanto prima di tornare a certi livelli in Europa, Italia lo merita, ha squadre che hanno fatto la storia». Giovani Totti crescono, il piccolo Cristian si diverte nei Pulcini della Roma ma il capitano giallorosso «da padre» spera che «si parli meno possibile» del figlio di 9 anni. Che non sempre va all’Olimpico con piacere. «Ogni tanto i miei bimbi mi dicono ‘ho paura, non vengo allo stadiò – assicura Totti, che ricevendo il premio ‘Il bello del calciò intitolato a Giacinto Facchetti non sorvola su uno dei lati oscuri del suo mondo -. Dobbiamo riportare le famiglie allo stadio, il calcio deve essere divertimento. Il calore dei bambini, ci fa giocare meglio». Dal canto suo, Totti ha fatto divertire almeno due generazioni di tifosi, con prodezze per cui non basta il video di due minuti prodotto per l’occasione. «Sintetico…», ironizza il numero 10, che pensa con serenità all’ultima parte della carriera. «Mi diverto in allenamento, vuol dire che ho ancora voglia di giocare: quando arriverà il momento giusto, fra poco, mi metterò da parte», ammette, senza rimpianti per scudetti e coppe che avrebbe potuto vincere se avesse ceduto alla corte di squadre come Real Madrid o Milan («Ci provammo ma è impossibile portarlo via dalla sua città», racconta Galliani). «Il problema di Roma è che si pensa più ai giocatori importanti che a vincere trofei – nota il trentottenne attaccante -. Ho vinto meno di quanto potevo ma sono contento lo stesso. Anzi, pure di più forse. Ormai la Roma è unico amore che ho, al di là della mia famiglia». Ma c’è ancora un sogno, «la Champions», e una convinzione: questo può essere l’anno giusto per il suo secondo scudetto. «Penso di sì, la Roma merita grandi palcoscenici e vittorie», dice Totti, che sabato terrà «gli occhi chiusi» durante Lazio-Juve e pensa già al derby di gennaio, una partita che rievoca sempre la ‘purgatà del 1999. E il presidente della Lazio Claudio Lotito, che nutre «stima» per il capitano giallorosso, la prende sul ridere: «Mi sto attrezzando in farmacia…».

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