Eliseo, sfratto eseguito e Barbareschi promette: "Salverò il teatro". Ma la crisi affonda la cultura | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Eliseo, sfratto eseguito e Barbareschi promette: “Salverò il teatro”. Ma la crisi affonda la cultura

"abbiamo sperato fino all'ultimo in una soluzione, un accordo, qualunque fosse, per non arrivare a questo", spiega la sindacalista Nadia Stefanelli

Sipario abbassato al Teatro Eliseo. Stamani dopo undici rinvii è andato in scena lo sfratto. Seguito da uno scontro a tutto campo tra il gestore, rappresentato da Vincenzo e Massimo Monaci, e il proprietario che si appresta a subentrare, ovvero l’attore Luca Barbareschi che ha sottoscritto un accordo con gli altri due proprietari, Carlo Eleuteri e Stefana Corsi. E che promette poi una ripartenza «in tempi brevissimi» in un incontro al Mibact con il ministro Dario Franceschini, convinto che l’Eliseo «tornerà una grande eccellenza del teatro italiano». Nemici di vecchia data Barbareschi e la famiglia Monaci, da quando il padre Vincenzo nel 2003 prima chiamò l’attore e poi lo licenziò da direttore artistico proprio dell’Eliseo. La vicenda finì in tribunale – con un risarcimento di 200mila euro a favore di Barbareschi – e forse anche stavolta finirà davanti ai giudici. Per ora però Luca Barbareschi si dichiara «nuovo proprietario» tanto da avere «cambiato le serrature e cacciato una gestione morosa». «Io salverò l’Eliseo – dice Barbareschi arrivato nella storica sala – e salverò il personale». Personale che ora rischia il licenziamento: «almeno 60 andranno a casa», tuona Massimo Monaci mentre i sindacati giurano di «impugnare i possibili licenziamenti». Mentre a due passi dalla sala di via Nazionale Massimo Monaci accusa Comune e Regione di non aver aiutato il Teatro auspicando una gestione provvisoria da parte del RomaEuropa Festival, Barbareschi dichiara che si appresta a gestire l’Eliseo per 12 anni, che sta già ricevendo gli auguri da tutti i teatri italiani e che salverà il teatro anche grazie a quattro milioni di euro. «Se Barbareschi ha fatto un accordo con i due terzi della proprietà questo è illegittimo, perchè ci vuole la convocazione dell’assemblea, quindi l’unanimità», si affretta a dire Massimo Monaci. E il padre, che nel 1997 salvò l’Eliseo dalla bancarotta un prendendosi carico, ha parole di fuoco alludendo al vecchio nemico: «I fascisti che nel breve periodo vincono ancora. Abbiamo subito una violenza micidiale malgrado la nostra posizione sia stata sempre ospitale. Ci vendicheremo come possiamo». Ma il resto della proprietà si schiera con Barbareschi. Carlo Eleuteri, che con Stefana Marchini Corsi ha sottoscritto l’accordo con l’attore, spara a zero contro i Monaci. «Nei due anni di mancato pagamento dell’affitto da parte del gestore Monaci alla società proprietaria dell’immobile, per un valore di circa un milione di euro, lo Stato ha perso 220mila euro di Iva: è stato quindi causato oltretutto un danno all’erario», dice Eleuteri paventando ancora tribunali e giudici, questa volta contabili. Barbareschi intanto disegna già il ‘suò Teatro Eliseo con tanto di cartellone. «Voglio una compagnia stabile, un luogo dove fare formazione, mi piacerebbe avere qui Gabriele Lavia con ‘Sei personaggi in cerca d’autorè». Fuori dalla sala storica, dove hanno calcato la scena attori come Umberto Orsini, Monica Guerritore, Glauco Mauri e Rossella Falk, i dipendenti del teatro, spiazzati e preoccupati per il loro futuro, sembrano sì personaggi in cerca di un autore.  – «Sono infuriata, ma anche delusa e sconfortata che in un paese come il nostro, che in una città come Roma nessuno garantisca il prosieguo di un festival come RomaEuropa, della mia ‘Operetta burlescà che ha debuttato ieri sera all’Eliseo e doveva replicarsi sino al 30 novembre, mentre già stasera salta la prima replica e, nessuno sa niente, ma forse salteranno tutte, nonostante i biglietti venduti e tutto il resto». È lo sfogo di Emma Dante, uno dei nomi della nostra scena più prestigiosi e noti su piano internazionale. Eppure la sua compagnia, che è arrivata a Roma da fuori, «stasera si ritrova in mezzo a una strada», come sintetizza l’autrice-regista. «Non voglio entrare nel merito delle questioni dell’Eliseo e della sua proprietà e gestione – dice Emma Dante all’ANSA – ma è allucinante che nessuno sia intervenuto sino a oggi, che le istituzioni abbiano fatto deteriorare tutto sino a questo punto senza far nulla, senza sentire alcuna responsabilità verso la città e verso un festival storico come RomaEuropa, che ha risonanza internazionale e che ci farà fare l’ennesima pessima figura davanti al mondo, per di più in quell’ambito culturale che dovrebbe essere invece il nostro segno distintivo, la nostra ricchezza e orgoglio».

Dal Teatro Valle – dove, dopo l’uscita degli occupanti, il prossimo step è l’apertura del foyer – al Cinema America, sgomberato di recente, passando per il Metropolitan e tutte le altre realtà culturali che scompaiono causa mancanza di soldi. È una crisi lunga e silenziosa quella della cultura a Roma: riflesso di una sofferenza del settore a livello nazionale che nella città eterna trova una sua specificità a cui il Campidoglio, non senza difficoltà, sta cercando di dare risposte. Un impegno per l’assessore alla cultura Giovanna Marinelli, già braccio destro del mitico Gianni Borgna, per tentare di ridare spettatori a sale da tempo abbandonate. Come i 42 cinema chiusi in città: c’è un piano per riaprirne alcuni in periferia. «Il 95% di questi cinema chiusi sono nelle mani di privati, l’amministrazione comunale sta lavorando per favorire una riapertura, totale o parziale, in alcuni di questi casi, soprattutto in periferia dove bisogna preservare il loro compito di presidio culturale», dice Marinelli. Anche sul fronte teatro si «combatte»: per il Valle il Campidoglio è in attesa a breve del passaggio della struttura dal demanio statale a quello comunale, operazione che permetterà di velocizzare i lavori di ristrutturazione. L’assessore spiega che le ragioni alla base della chiusura dei cinema e dei teatri «sono diverse»: se sul destino dei cinema «incide molto la rivoluzione tecnologica», sui teatri, «si fa sentire di più la crisi economica». Pochi giorni fa Marinelli ha incontrato l’Agis Lazio proprio per parlare della situazione del sistema dei teatri di Roma, «ormai al limite del collasso», come sottolineato dal segretario generale dell’associazione Massimo Arcangeli che ha espresso «grande soddisfazione per questo primo passo» auspicando «che si passi rapidamente alla fase operativa». Il caso del teatro Eliseo, dove oggi è stato eseguito lo sfratto, rimarca Marinelli, «non rientra nel novero delle strutture chiuse. Anzi, dovrebbe essere garantita una rapida riapertura e noi auspichiamo che chiunque lo gestisca lo faccia nella continuità della stagione e con la tutela dei lavoratori». E anche i musei sono un’altra trincea. Secondo Federculture nel 2013 i musei civici di Roma avevano perso il 5,7% dei visitatori, con alcuni dati positivi, ma altri impietosi: in particolare al Macro dove i visitatori in un anno erano più che dimezzati. Lo scorso mese l’amministrazione comunale ha votato una riorganizzazione del settore con la nascita del nuovo Polo dell’arte moderna e contemporanea (Museo di Roma a Palazzo Braschi, Galleria comunale d’arte moderna e il Macro insieme). E piccoli segnali di ripresa già ci sono anche a seguito di iniziative come l’ingresso «free» in sette piccoli musei comunali da agosto che hanno registrato una presenza raddoppiata, e la prima domenica del mese gratuita per i residenti«.

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