“Il mondo di mezzo” della cupola: appalti, usura e riciclaggio. E il ritorno del nero Carminati
– È un «mondo di mezzo» quello dove opera «Mafia Capitale», un luogo dove – scrivono i magistrati – «si compongono equilibri illeciti tra il ‘mondo di soprà, fatto di colletti bianchi, imprenditoria e istituzioni, e il ‘mondo di sottò, fatto di batterie di rapinatori, trafficanti di droga, gruppi che operano illecitamente con l’uso delle armi». È lo stesso Massimo Carminati – il ‘piratà, o il ‘cecatò, l’ex Nar considerato dagli inquirenti «uno dei più autorevoli e pericolosi esponenti» della nuova mafia romana – a spiegare in un colloquio intercettato il concetto, a descrivere il funzionamento dell’associazione e del suo ruolo di «cerniera – affermano i pm – tra il mondo della illegalità e quello della (apparente) legalità». L’intercettazione (con Riccardo Brugia e Cristiano Guarnera, due degli indagati) risale al 12 dicembre 2012. omissis Carminati: è la teoria del mondo di mezzo compà. ….ci stanno.. come si dice.. i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo Brugia: embhè.. certo.. Carminati: e allora….e allora vuol dire che ci sta un mondo.. un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano e dici cazzo come è possibile che quello… Guarnera: (incomprensibile) Carminati: come è possibile che ne so che un domani io posso stare a cena con Berlusconi.. Brugia: certo… certo… Carminati: cazzo è impossibile.. capito come idea?. . .è quella che il mondo di mezzo è quello invece dove tutto si incontra. . cioè.. hai capito?… allora le persone.. le persone di un certo tipo… di qualunque Guarnera: (inc.) Carminati: di qualunque cosa… .si incontrano tutti là. . . Brugia:di qualunque ceto. . Carminati: bravo…si incontrano tutti là no?.. tu stai lì…ma non per una questione di ceto… per una questione di merito, no? …allora nel mezzo, anche la persona che sta nel sovramondo ha interesse che qualcuno del sottomondo gli faccia delle cose che non le può fare nessuno. . Brugia: certo… Carminati: questa è la cosa… e tutto si mischia Brugia: e certo.. – Una joint venture tra mafia, politica, pezzi di eversione di destra e criminalità. Una cupola nera che ha gestito gli affari romani per anni pilotando appalti, riciclando denaro che scotta, stringendo un patto scellerato con i clan emergenti del litorale capitolino, con boss in odore di camorra come Michele Senese e con politici e burocrati spregiudicati. E, secondo la Procura di Roma, corrotti. Lo spaccato che emerge dall’operazione del Ros «Terra di Mezzo» è quella di una Capitale della Mafia dove ogni affare veniva gestito dal malaffare. Dove quei personaggi finiti nei libri e nei film, come il «Nero» Massimo Carminati, ex Nar accusato di legami con la Banda della Magliana, in realtà erano attivissimi e contemporanei. Un ciclone giudiziario che si trascina dietro pezzi di politica, di pubblica amministrazione, criminalità ed eversione di destra. L’organizzazione, dicono gli inquirenti, aveva modus operandi e radicamento propri della mafia. Col valore aggiunto criminale di un filo nerissimo che lega molti dei personaggi principali, con trascorsi nell’eversione di destra. E spuntano nomi che vengono da un passato che sembrava dimenticato. Il mai domo Massimo Carminati, secondo i pm romani, era al vertice della holding («Sono il Re di Roma») e tra le carte si incontrano altre conoscenze tra eversione nera e crimine. Gennaro Mokbel, ex militante nella gioventù nera romana e Marco Iannilli, commercialista, già coinvolti nella maxi truffa di 2,2 milioni di euro Fastweb-Telecom Italia Sparkle. Il fedele del sindaco Alemanno, anche lui indagato per associazione di stampo mafioso, Riccardo Mancini, ex ad di Ente Eur, già coinvolto nell’inchiesta su una presunta tangente per la fornitura di bus per il corridoio Laurentina a Roma. E anche Franco Panzironi, ex ad di Ama, coinvolto nell’ormai famosa Parentopoli della municipalizzata romana. E nell’ordinanza spunta pure il nome di Lorenzo Alibrandi, fratello dell’ex Nar Alessandro, morto nel 1981 in un conflitto a fuoco. Prima di approdare nella maxi inchiesta che oggi ha portato agli arresti di 37 persone, gli intrecci pericolosi tra clan emergenti, politica e affari tutti romani erano emersi di recente soprattutto dalle indagini su un delitto «per caso», ovvero l’omicidio di Silvio Fanella, custode di un vero e proprio tesoro per conto della galassia nera romana. Fanella era il cassiere di Mokbel: un commando nel luglio scorso lo voleva prelevare dalla sua abitazione romana ma qualcosa andò storto e il tentativo di sequestro finì con la morte di Fanella. A capo del commando c’era un ex componente dei Nar, Egidio Giuliani. Un nome non indifferente tra gli addetti ai lavori. Ex compagno di cella del killer Pierluigi Concutelli, (condannato all’ergastolo per l’omicidio del giudice Vittorio Occorsio) e accusato di voler ricostruire gruppi eversivi di destra negli anni ’90, Giuliani avrebbe avuto in passato collegamenti anche con la banda della Magliana. E nel gruppo di fuoco anche un ex di Casapound, Giovanni Battista Ceniti. Dopo l’omicidio Fanella fu ritrovato anche il tesoro: 34 sacchetti con diamanti purissimi che si sono lasciati alle spalle anche una scia di sangue fatta di omicidi e ferimenti. I diamanti, uno dei beni di lusso favoriti dal gruppo «nero» di Mokbel – secondo i magistrati – per riciclare i fiumi di denaro frutto di truffe e malaffare.
– Il quarto re di Roma, il ‘nerò di Romanzo Criminale, il ‘guerciò per via dell’occhio perso in seguito a una sparatoria con la Digos, l’ex Nar amico e compagno di scuola di Giusva Fioravanti, accusato di avere legami con la Banda della Magliana. E, ancora, accusato ma poi prosciolto dall’imputazione di essere uno dei sicari di Mino Pecorelli; indagato per essere l’ideatore del furto al caveau della Banca di Roma interno al Palazzo di Giustizia di Piazzale Clodio nel 1999 in cui, fra l’altro, venne rubata documentazione per ricattare i magistrati, e coinvolto nel 2012 nell’inchiesta sul calcioscomesse. Da quasi 40 anni le mani di Massimo Carminati sono sulla città di Roma. Ma dalla metà degli anni ’70 è riuscito quasi sempre a farla franca nei processi, nonostante molti pentiti lo abbiano accusato di tanti omicidi e anche di avere avuto un ruolo con i servizi segreti nel presunto depistaggio delle indagini per la strage di Bologna. Pur essendo milanese di nascita, il 56enne ha sempre avuto un ruolo di primo piano nella storia parallela del malaffare della Capitale, ma soprattutto per gli inquirenti è sempre stato un mediatore ‘di rispettò tra mondi solo apparentemente lontani: i Nar e la Banda della Magliana; la mafia e la politica; o come nel calcio-scommesse con ‘socì con stretti collegamenti con esponenti della criminalità calabrese. Ed anche nell’inchiesta ‘Mafia Capitalè il suo metodo è rimasto immutato. Nell’ ordinanza si legge che Carminati mutua il ruolo che aveva «all’interno del sistema criminale romano degli anni ’80, cioè quello di trait-union tra mondi apparentemente inconciliabili, quello del crimine, quello della alta finanza, quello della politica». Insomma per dirla con le sue parole, «io sono il Re di Roma». Forte della sua esperienza e dei suoi rapporti Carminati ha messo in piedi una vera holding criminale che spaziava dalla corruzione, per aggiudicarsi appalti, all’estorsione, all’usura e al riciclaggio. Un capo che – secondo i magistrati – «avvalendosi della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo» poteva puntare ad una «condizione di assoggettamento e di omertà». Per chi indaga, l’ex terrorista dei Nar sovrintendeva e coordinava tutte le attività dell’associazione, impartiva direttive agli altri e forniva loro schede dedicate per le comunicazioni riservate. L’attività di Carminati si spingeva anche nell’ individuare e «reclutare imprenditori» ai quali forniva protezione, manteneva i rapporti con gli esponenti delle altre organizzazioni criminali che operano su Roma «nonchè con esponenti del mondo politico, istituzionale, finanziario e con appartenenti alle forze dell’ordine e ai servizi segreti». Ed è proprio Carminati a spiegare la sua filosofia di vita: «È la teoria del mondo di mezzo – dice in una intercettazione…dove tutto si incontra…tutto si mischia…perchè anche la persona che sta nel sovramondo ha interesse che qualcuno del sottomondo gli faccia delle cose che non le può fare nessuno…». E lui nel mondo di mezzo sono quasi 40 anni che naviga tra inchieste, accuse, arresti.
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